Don Gianni MAZZALI SDB"IL POTERE DELL'UOMO E IL POTERE DI DIO"XXIX DOM TO

22 ottobre 2017 | 29a Domenica T. Ordinario - A | Omelia
IL POTERE DELL'UOMO E IL POTERE DI DIO
"Sì, don Camillo: tu hai paura: ma non per te. Hai paura per me. Hai paura che gli uomini possano
fare del male a Dio. Si può negare il sole, si può perseguitare chi afferma l'esistenza del sole. Si può fare in modo che nessuno più veda il sole strappando gli occhi a tutte le creature, ma non si potrà per questo spegnere o soltanto offuscare mai la luce del sole. Gli uomini non possono che fare male a sé stessi. Non possono fare del male a Dio. Ma io non ti rimprovero per questa tua paura, perché essa non è che l'immenso amore che tu hai per me".
Sono le parole del Crocifisso a don Camillo dopo un sogno terribile e conturbante. Sono parole ispirate che inquadrano il messaggio della Parola in questa domenica, che rivela un nobile rispetto ed una corretta autonomia nel rapporto tra Dio e l'uomo. La vera saggezza consiste proprio nel mantenere questo equilibrio, diversamente si sconfina da una parte o dall'altra nell'intransigenza, nella negazione reciproca. Una religione che nega l'uomo non ha senso. Un umanesimo che nega Dio, gradualmente distrugge l'uomo stesso.


LIBERO DI RICONOSCERE DIO

Non posso che definire intrigante la lettura del brano del secondo autore del libro di Isaia. Indubbiamente il pensiero religioso ebraico così espresso, svela una fonte sublime, che va al di là delle espressioni culturali di razza e di religione. Si percepisce che siamo di fronte a parole che non sono dell'uomo, perché troppo alte, troppo libere: "Per amore di Giacobbe, mio servo, e d'Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c'è alcun altro, fuori di me non c'è dio".
Sono parole sublimi e l'autore umano che le scrive rivela una ispirazione superiore. Yahweh stesso sancisce la chiamata, il potere, l'autorità di un uomo che non crede in lui, che non ha con lui alcun legame. Ciro è l'unto di Yahweh eppure non lo conosce e quindi ne è autonomo. Anzi Israele ritornerà, grazie a lui, alla sua terra, sotto l'egida di un potere straniero che non condivide né credenze religiose, né tradizioni, né cultura. Si configura una chiara distinzione tra il potere politico, esercitato da un impero straniero, e la fede di Israele in Yahweh. Si mettono le basi per una autonomia reciproca tra Stato (potere politico, autorità civile) e religione.
Ed egualmente emerge un'altra profonda verità: l'autonomia non significa disconoscimento, delegittimazione reciproca. E' descritto un ideale di profonda armonia, in quanto Ciro, l'unto di Dio, è tale come strumento di liberazione, della fine dell'esilio di un popolo oppresso. C'è un piano di Dio in cui confluiscono l'azione libera di Ciro e la fede provata di Israele. Il potere, in questa pagina biblica, è un potere che libera, che salvaguarda i diritti dei più poveri, dei più deboli, riconoscendo valori e principi che si radicano in Yahweh, nella fede di Israele.
Ritornando a don Camillo riconosciamo che una visione radicalmente laicista dell'uomo e della storia vuole impedire all'uomo di vedere il sole e tenta di farlo con ogni mezzo, pur di riuscire nel suo intento: "Gli uomini possono fare male a sé stessi, non possono fare male a Dio". La Parola di Dio, con nobile autorità, ci incalza verso l'armonia, verso un'autonomia consapevole, umile, oggettiva.

L'ONESTA' DELLA VERA LAICITA'

Nel rispondere ai farisei Gesù ripropone lo schema ispirato del secondo Isaia. C'è un primo problema: il riconoscimento di Cesare e della sua autorità. Su questo punto si nasconde il tranello dei suoi interlocutori. La condizione di Israele è la stessa dei tempi dell'esilio di Babilonia. Il potere politico appartiene ai Romani e il quesito posto a Gesù riguarda il riconoscimento di questo potere. Gesù, nella sua risposta, non riconosce incondizionatamente il potere dei Romani e direttamente non dice di pagare il tributo, ma di "dare a Cesare quello che è di Cesare". Che cosa significa dare a Cesare quello che è di Cesare? Significa riconoscere che vi sono "cose" che appartengono al potere politico, con il Cesare di turno, che vanno riconosciute e non radicalmente negate. Tale riconoscimento non impedisce a Gesù di sottolineare "le cose che sono di Dio". E per un vero credente ci sono cose che non riguardano Dio?
Dobbiamo a Gesù la profonda onestà di aver riconosciuto punti di riferimento diversificati: con una massima finissima ci ha indicato i contorni di una vera e liberante laicità.

"Gli uomini non possono che fare male a sé stessi.
Non possono fare del male a Dio"
(Giovannino Guareschi)
Don Gianni MAZZALI SDB

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