FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,15-21)
Antifona d'ingresso
Io t’invoco, mio Dio: dammi risposta,
rivolgi a me l’orecchio e ascolta la mia preghiera.
Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi,
proteggimi all’ombra delle tue ali. (Sal 17,6.8)
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
crea in noi un cuore generoso e fedele,
perché possiamo sempre servirti con lealtà
e purezza di spirito.
Oppure:
O Padre, a te obbedisce ogni creatura
nel misterioso intrecciarsi
delle libere volontà degli uomini;
fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere,
ma ogni autorità serva al bene di tutti,
secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio,
e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio.
PRIMA LETTURA (Is 45,1.4-6)
Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni.
Dal libro del profeta Isaìa
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».
SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Grande è il Signore e degno di ogni lode.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Rit:
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli. Rit:
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri. Rit:
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. Rit:
SECONDA LETTURA (1Ts 1,1-5b)
Mèmori della vostra fede, della carità e della speranza.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.
Canto al Vangelo (Fil 2,15-16)
Alleluia, alleluia.
Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita.
Alleluia.
VANGELO (Mt 22,15-21)
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Preghiera sulle offerte
Donaci, o Padre,
di accostarci degnamente al tuo altare,
perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio
sia per noi principio di vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione
Gli occhi del Signore sono su quanti lo temono,
su quanti sperano nella sua grazia, per salvare la loro vita dalla morte,
per farli sopravvivere in tempo di fame. (Sal 33,18-19)
Oppure:
“Rendete a Cesare quello che è di Cesare,
e a Dio quello che è di Dio”. (Mt 22,21)
Preghiera dopo la comunione
O Signore, questa celebrazione eucaristica,
che ci ha fatto pregustare le realtà del cielo,
ci ottenga i tuoi benefici nella vita presente
e ci confermi nella speranza dei beni futuri.
Lectio
È brutto trovarsi nelle situazioni in cui qualsiasi cosa si dica o si faccia viene usata contro di noi. Non è purtroppo difficile farne esperienza al lavoro, in famiglia, in parrocchia e a volte anche nelle comunità religiose. Gesù, nel brano che oggi la liturgia ci propone, viene messo anche lui alle strette dai farisei.
Matteo, dopo due capitoli (19-20) destinati prevalentemente ai discepoli – e dunque a chi ha intrapreso il cammino di sequela a Lui -, sfrutta altri due capitoli per raccontare episodi di rifiuto. Si stanno inasprendo i toni tra i capi del popolo d’Israele, le guide e Gesù. Il tutto avrà come culmine il rifiuto totale che porterà alla condanna a morte di Gesù. Anche i farisei hanno dei discepoli e forse, non sentendosi a posto con la coscienza, non hanno il coraggio di affrontare faccia a faccia chi li smaschera alla prima parola. Usano gli altri, sfruttano la fiducia di chi si fida di loro, agendo da vigliacchi. Chissà se anche noi facciamo così, lanciando il sasso e tirando subito indietro la mano.
È interessante chiedersi subito: ma perché lo vogliono trarre in inganno? Forse, come spesso accade, usa e dice parole troppo scomode per essere accolte, perché scomodanti, perché chiedono un cambiamento. E quando non si vuole affrontare un problema, il primo tentativo e la via più facile è quello di eliminarlo dall’origine. La risposta del Signore è da signore! Infatti non elude la domanda, facendo finta di non aver capito, chiedendo altro per raggirare il tranello. No, no! Punta al cuore, alla profondità della posta in gioco. Chiede il senso autentico, il criterio d’azione anche in quel contesto apparentemente ambiguo.
O Sapienza,
che esci dalla bocca dell'Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.
Sì, grande è la Sapienza del Signore, come recita la prima antifona “O”, grande l’abilità di arrivare al dunque con dolcezza e non con la stessa prepotenza con cui era stato accostato. Grande la prudenza nel rispondere, quasi a dire: non ci casco, ma vi insegno lo stesso qualcosa. La risposta al quesito posto da Gesù appare anche tutto sommato scontata, facile, elementare: a ciascuno il suo, potremmo tradurla con termini diversi. In realtà la posta in gioco è ben più alta. Dio è l’origine di ogni dono e di ogni cosa e tutto va subordinato a Lui, il rischio altrimenti è quello di crederci noi i creatori. Questo, incarnato nella vita, significa vivere tutte le dimensioni secondo questa prospettiva: siamo creature e dunque fratelli, chiamati all’altruismo e non all’egoismo. Il potere, e ognuno ha un suo ruolo che può diventare potere (nel rapporto con il coniuge, con i figli, con le consorelle, al lavoro…), può farci cadere in un grosso errore: quello di poter disporre liberamente dell’altro, solo per i nostri scopi. Il Signore ci ricorda ancora l’ordine da dare alle cose. Non solo. Non basta sentirsi dei buoni cristiani perché si va a messa la domenica, aderendo alla fede in modo puramente formale. Sarebbe troppo facile! Cristo ci invita non a fare ma a essere cristiani sempre. Don Bosco diceva ai suoi ragazzi dell’oratorio di Valdocco: “Desidero che siate buoni cristiani e onesti cittadini!”. Allora pagare le tasse, rispettare i limiti di velocità, le regole di convivenza civile, essere persone oneste leali, fa di noi dei veri cristiani, in nome di quel Dio che ci ha creati a Sua immagine.
Anche la prima lettura ci aiuta a capire la grandezza di Dio “Io sono il Signore e non ce n’è un altro, fuori di me non c’è altro Dio” (Is 45,5a). Lui guida la storia, a volte inaspettatamente ma sempre prontamente come è stato con il Re Ciro di Persia, straniero, pagano ma un ottimo strumento di cui il Signore si è servito per far rientrare il popolo d’Israele dall’esilio e sosterrà la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme. Niente può essere d’ostacolo per la realizzazione del Suo progetto di Salvezza!
La seconda lettura è tratta dall’esordio della prima lettera ai Tessalonicesi, la più antica di tutto il Nuovo Testamento. San Paolo, dopo una primo, veloce e difficoltoso annuncio nella comunità di Tessalonica, riceve buone notizie del suo andamento. Le sue fatiche non sono state vane. Paolo riconosce che non è solo la parola che opera ma la forza dello Spirito Santo che è in grado di dare forza e vigore anche alle realtà più deboli. Che questo avvenga anche nelle nostre comunità!
Alla fine di questa meditazione possiamo pregare con le parole della Colletta:
fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere,
ma ogni autorità serva al bene di tutti,
secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio,
e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio.
Qualche domanda per la riflessione personale:
* Come mi comporto con i fratelli? Abuso di loro?
* Come VIVO “da cristiano”? Part-time o full-time?
* Do il giusto ordine alle varie dimensioni della vita, mettendo Dio realmente al primo posto?
Appendice
Il tributo a Cesare
"Di chi è l`immagine e l`iscrizione?" (Lc 20,24). In questo passo Egli c`insegna che dobbiamo essere cauti nel respingere le accuse degli eretici oppure dei Giudei. In un altro punto ha detto: "Siate astuti come i serpenti". Questo, diversi lo interpretano così: poiché la croce di Cristo fu preannunciata nel serpente levato in alto, affinché venisse distrutto il veleno serpigno degli spiriti del male, parrebbe che si debba essere accorti come il Cristo, e semplici come lo Spirito. Ecco dunque chi è il serpente che tiene sempre protetto il capo, ed evita così le ferite mortali. Quando i Giudei gli chiedevano se avesse ricevuto dal Cielo la sua autorità, Egli rispose: "Il battesimo di Giovanni di dov`era, dal Cielo o dagli uomini?" (Mt 20,4). E lo scopo era che essi, non osando negare che era dal Cielo, si convincessero da soli della propria demenza nel negare che Colui che lo dava era dal Cielo. Egli chiede un didramma e domanda di chi è l`effigie: infatti diversa è l`effigie di Dio, diversa l`effigie del mondo. Per questo anche colui ci ammonisce: "E come abbiamo portato l`immagine dell`uomo terreno, così portiamo l`immagine dell`uomo celeste" (1Cor 15,49).
Cristo non ha l`immagine di Cesare, perché Egli è "l`immagine di Dio". Pietro non ha l`immagine di Cesare, perché ha detto: Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito" (Mt 19,27). Non si trova l`immagine di Cesare in Giacomo o in Giovanni, perché sono i figli del tuono, ma essa si trova nel mare, dove vi sono sulle acque quei mostri dalle teste fracassate, e lo stesso mostro principale, col capo mozzo, vien dato come cibo ai popoli degli Etiopi. Ma se non aveva l`immagine di Cesare, perché mai ha pagato il tributo? Non l`ha pagato del suo, ma ha restituito al mondo ciò che apparteneva al mondo. E se anche tu non vuoi esser tributario di Cesare, non possedere le proprietà del mondo. Però hai le ricchezze: e allora sei tributario di Cesare. Se non vuoi esser assolutamente debitore del re della terra, abbandona ogni tua cosa e segui Cristo.
E giustamente Egli ordina di dare prima a Cesare ciò che è di Cesare, perché nessuno può appartenere al Signore, se prima non ha rinunziato al mondo. Tutti, certo, rinunziamo a parole, ma non rinunziamo col cuore; infatti, quando riceviamo i sacramenti, facciamo la rinunzia. Che pesante responsabilità è promettere a Dio, e poi non soddisfare il debito! "E` meglio non fare voti", sta scritto, "piuttosto che farne e non mantenerli" (Qo 5,4). L`obbligo della fede è più forte di quello pecuniario. Rendi quanto hai promesso, finché sei in questo corpo, prima che giunga l`esecutore "e questi ti getti in prigione. In verità ti dico che non ne uscirai prima di aver pagato fino all`ultimo spicciolo";(Lc 12, 58; Mt 5,25s). (Ambrogio, Exp. Ev. sec. Luc. 9, 34-36)
Preghiera per i governanti
Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra come la desti ai padri nostri quando ti invocavano santamente nella fede e nella verità (cf. 1Tm 2,7). Rendici sottomessi al tuo nome onnipotente e pieno di virtù e a quelli che ci comandano e ci guidano sulla terra.
Tu, Signore, desti loro il potere della regalità per la tua magnifica e ineffabile forza perché noi conoscendo la gloria e l`onore loro dati ubbidissimo ad essi senza opporci alla tua volontà. Dona ad essi, Signore, sanità, pace, concordia e costanza per esercitare al sicuro la sovranità data da te.
Tu, Signore, re celeste dei secoli concedi ai figli degli uomini gloria, onore e potere sulle cose della terra. Signore, porta a buon fine il loro volere secondo ciò che è buono e gradito alla tua presenza per esercitare con pietà nella pace e nella dolcezza il potere che tu hai loro dato e ti trovino misericordioso.
Te, il solo capace di compiere questi beni ed altri più grandi per noi ringraziamo per mezzo del gran Sacerdote e protettore delle anime nostre Gesù Cristo per il quale ora a te sia la gloria e la magnificenza e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. Amen. (Clemente di Roma, Ad Corinth. 60, 4 - 61, 3)
L’adorazione si deve a Dio solo
Onorerò l`imperatore: non lo adorerò, ma per lui pregherò. Solo il Dio reale, il Dio vero adorerò, sapendo che da lui l`imperatore è stato fatto. Certo mi chiederai: perché non adori l`imperatore? Perché non è stato fatto per essere adorato, ma per essere onorato con l’ossequio delle leggi: non è infatti un Dio, ma un uomo costituito da Dio non ad essere adorato, ma a fungere da giusto giudice. In un certo senso gli è stata affidata da Dio l`amministrazione; ed egli stesso non vuole che chi a lui è subordinato si chiami imperatore: imperatore è il nome suo e a nessun altro è lecito chiamarsi così. Egualmente anche l`adorazione è unicamente di Dio. Dunque, o uomo, sei davvero in errore: onora l`imperatore amandolo, ubbidendogli, pregando per lui: facendo così, farai il volere di Dio. Dice infatti la legge divina: "O figlio, onora Dio e l`imperatore, e non essere disubbidiente né all’uno né all`altro. Subito infatti puniscono i loro nemici" (Pr 24,21s). (Teofilo di Antiochia, Ad Auct. 1, 11)
Dio va messo al primo posto
Noi ci sforziamo d`essere i primi a pagare tasse e tributi ai vostri funzionari, dovunque; e così da lui ci fu insegnato. In quel tempo, difatti, presentatisi a lui certuni, gli domandarono se si dovessero i tributi a Cesare. Egli rispose "Ditemi: di chi reca l`immagine la moneta?" Quelli risposero: "Di Cesare". Ed egli: "Date dunque a Cesare ciò ch`è di Cesare; a Dio ciò ch`è di Dio" (Mt 22,21). Perciò l`adorazione la prestiamo a Dio solo; quanto al resto di buon grado serviamo voi, riconoscendovi imperatori e capi degli uomini, e pregando Dio che accanto all`autorità imperiale si riscontri in voi anche un sano discernimento. Che se, pur pregando per voi e mettendo ogni cosa alla luce, ci disprezzerete, sappiate che non saremo noi a riportarne danno, dacché crediamo, anzi siamo convinti, che ciascuno sconterà la pena del fuoco eterno secondo le azioni e renderà conto in proporzione delle facoltà ricevute da Dio, secondo il monito di Cristo: "Da colui al quale Dio più diede, più anche si esigerà" (Lc 12,48). (Giustino, I Apol. 17)
[…] Ci soffermiamo ora sul brano del Vangelo. Si tratta del testo sulla legittimità del tributo da pagare a Cesare, che contiene la celebre risposta di Gesù: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21). Ma, prima di giungere a questo punto, c’è un passaggio che si può riferire a quanti hanno la missione di evangelizzare. Infatti, gli interlocutori di Gesù – discepoli dei farisei ed erodiani – si rivolgono a Lui con un apprezzamento, dicendo: “Sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno” (v. 16). E’ proprio questa affermazione, seppure mossa da ipocrisia, che deve attirare la nostra attenzione. I discepoli dei farisei e gli erodiani non credono in ciò che dicono. Lo affermano solo come una captatio benevolentiae per farsi ascoltare, ma il loro cuore è ben lontano da quella verità; anzi, essi vogliono attirare Gesù in una trappola per poterlo accusare. Per noi, invece, quell’espressione è preziosa e vera: Gesù, in effetti, è veritiero e insegna la via di Dio secondo verità, e non ha soggezione di alcuno. Egli stesso è questa “via di Dio”, che noi siamo chiamati a percorrere. Possiamo richiamare qui le parole di Gesù stesso, nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la via, la verità e la vita” (14,6). E’ illuminante in proposito il commento di sant’Agostino: “Era necessario che Gesù dicesse: «Io sono la via, la verità e la vita», perché, una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta. La via conduceva alla verità, conduceva alla vita ... E noi dove andiamo, se non a Lui? e per quale via camminiamo, se non attraverso di Lui?” (In Ioh 69, 2). I nuovi evangelizzatori sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita.
Una breve riflessione anche sulla questione centrale del tributo a Cesare. Gesù risponde con un sorprendente realismo politico, collegato con il teocentrismo della tradizione profetica. Il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sé un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza. I Padri della Chiesa, prendendo spunto dal fatto che Gesù fa riferimento all’immagine dell’Imperatore impressa sulla moneta del tributo, hanno interpretato questo passo alla luce del concetto fondamentale di uomo immagine di Dio, contenuto nel primo capitolo del Libro della Genesi. Un Autore anonimo scrive: “L’immagine di Dio non è impressa sull’oro, ma sul genere umano. La moneta di Cesare è oro, quella di Dio è l’umanità … Pertanto dà la tua ricchezza materiale a Cesare, ma serba per Dio l’innocenza unica della tua coscienza, dove Dio è contemplato … Cesare, infatti, ha richiesto la sua immagine su ogni moneta, ma Dio ha scelto l’uomo, che egli ha creato, per riflettere la sua gloria” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, Omelia 42). E Sant’Agostino ha utilizzato più volte questo riferimento nelle sue omelie: “Se Cesare reclama la propria immagine impressa sulla moneta - afferma -, non esigerà Dio dall’uomo l’immagine divina scolpita in lui?” (En. in Ps., Salmo 94, 2). E ancora: “Come si ridà a Cesare la moneta, così si ridà a Dio l’anima illuminata e impressa dalla luce del suo volto … Cristo infatti abita nell’uomo interiore” (Ivi, Salmo 4, 8).
Questa parola di Gesù è ricca di contenuto antropologico, e non la si può ridurre al solo ambito politico. La Chiesa, pertanto, non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso. La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. […] (Papa Benedetto XVI, dall’Omelia del 16 ottobre 2011)
Fonte:http://figliedellachiesa.org
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