D. Gianni Mazzali SDB," PERCHE' DIO SIA TUTTO IN TUTTI"
26 novembre 2017 | 34a Domenica: Cristo Re - T. Ordinario - A | Omelia
PERCHE' DIO SIA TUTTO IN TUTTI
L'imperante ideologia contemporanea, sostenuta da inesauribili capitali, mira a sovvertire i cardini
della nostra civiltà. E' una strategia subdola, spesso indiretta, ma efficace nel manipolare i nostri pensieri e le nostre convinzioni, senza che ce ne accorgiamo in forma esplicita. Ho trovato scritto, e riporto a senso, che oggi profanare volgarmente il Crocifisso (non riporto il gesto perché indecente) è segno di libertà mentre negare l'ideologia gender corrisponde a disobbedienza civile. Ciò che consideravamo l'ordine delle cose, i fondamentali non negoziabili oggi sono già sotto accusa, accantonati, mentre si configurano già raccapriccianti scenari umani. Fino a che punto arriverà l'uomo artefice esclusivo di sé stesso?
Risulta urgente un riferimento a Dio per chi scorge segnali preoccupanti di una umanità che sta andando alla deriva. Molti di noi sentono il bisogno di una Parola autorevole che ci indichi un percorso che ci consenta di essere uomini e donne così come Dio ci ha creati ed affidati alla vita. L'espressione di Paolo "perché Dio sia tutto in tutti" suona come una prospettiva rassicurante. Le forze di questo male oscuro e prepotente si infrangeranno, ritraendosi di fronte alla Roccia che Dio è per tutti, indistintamente.
PASTORE UNIVERSALE E QUINDI RE
Ezechiele continua a proporci, in questi scenari umani cangianti e per molti aspetti inquietanti, l'immagine del pastore. E' la sua icona caratteristica per descrivere come Dio si rapporti con tutti gli uomini e con ciascun uomo in particolare. Dio, nel Figlio Gesù, è il Pastore Universale: "Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna (…) e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine". Non c'è pecora che non sia raggiunta dal pastore, anche quelle nascoste, introvabili, lontane. Egli le raggiunge e le raduna tutte. Colpisce che davvero non ci sia nessuna esclusione, perché saremmo tentati di pensare che il pastore possa avere delle preferenze: "fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia".
Percepiamo che questo è il Dio che ci può venire in aiuto oggi, quello di cui Paolo parla quando, accennando a Gesù, il Figlio, scrive: "Egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza". Il compito di Gesù, il Pastore, è un compito delicato: deve curarsi di tutte le pecore indistintamente, proteggendole soprattutto dalle potenze e dalle forze che vogliono prevaricare su di loro. Ci sono dei nemici che debbono essere sconfitti per riconsegnare a Dio l'uomo, riconquistato al suo progetto iniziale. Gesù Pastore è il Salvatore che riconduce l'uomo, tutto il creato all'obbedienza, a riconoscere la presenza di Dio in tutte le creature. Gesù è un Pastore Re che governa sanando, curando, consolidando e soprattutto riconsegnando al Padre Creatore un Universo che ha ritrovato la sua vera identità, la sua armonia.
Sarebbe davvero insensato non riconoscere quanto urgentemente abbiamo bisogno di essere salvati da noi stessi, dall'orgoglio di un'umanità che si sta autodistruggendo nel rivendicare la propria autonomia, nel rifiuto categorico di riconoscere il proprio limite, la propria fragilità, una dipendenza inscritta nella sua stessa natura.
Guardiamo a Gesù Re e Pastore perché continui ad essere il Salvatore, nonostante le nostre ribellioni e le nostre folli pretese.
MA, CI SONO DEI NEMICI
Certo, ci sono dei nemici. Luca riferisce di quella ambasciata di cittadini che fanno sapere al Signore lontano: "Non vogliamo che costui regni su di noi". Non è facile discernere oggi se ci siano più nemici dell'uomo che nemici di Dio. A volte non è nemmeno chiaro se tanti uomini e tante culture oggi pecchino di superficialità o di perversione. Risulta difficile appellarsi al buon senso, alla logica, alle più sane e rispettabili tradizioni. Sembra che i valori umani più fondamentali si stiano dissolvendo in un fluido che sembra livellare e relativizzare tutto.
Ci si incontra, si parla, si dialoga, ma si ha paura a dichiararsi perché ogni presa di posizione risulterebbe improponibile, irrimediabilmente smantellata da forze prepotenti e dilaganti. Chiunque potrebbe essere il nemico e si è tentati di chiudersi, forse talvolta di sopravvivere. Cristo, il Figlio, il Pastore resta, in questa dilagante confusione, il nostro punto di riferimento, la fonte della nostra forza, il pane totale, la roccia: "Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici".
E' vero c'è una forza negativa che ci spinge a ripiegarci su noi stessi, a voler fare da soli, a banalizzare l'altruismo. Possiamo anche perderci. Il Re ci rassicura che la battaglia contro i nemici si vince con l'amore.
"Non solamente non conosciamo Dio
se non per mezzo di Gesù Cristo,
ma non conosciamo neppure noi stessi
se non per mezzo di Gesù Cristo".
(Blaise Pascal)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:www.qumran2.net
PERCHE' DIO SIA TUTTO IN TUTTI
L'imperante ideologia contemporanea, sostenuta da inesauribili capitali, mira a sovvertire i cardini
della nostra civiltà. E' una strategia subdola, spesso indiretta, ma efficace nel manipolare i nostri pensieri e le nostre convinzioni, senza che ce ne accorgiamo in forma esplicita. Ho trovato scritto, e riporto a senso, che oggi profanare volgarmente il Crocifisso (non riporto il gesto perché indecente) è segno di libertà mentre negare l'ideologia gender corrisponde a disobbedienza civile. Ciò che consideravamo l'ordine delle cose, i fondamentali non negoziabili oggi sono già sotto accusa, accantonati, mentre si configurano già raccapriccianti scenari umani. Fino a che punto arriverà l'uomo artefice esclusivo di sé stesso?
Risulta urgente un riferimento a Dio per chi scorge segnali preoccupanti di una umanità che sta andando alla deriva. Molti di noi sentono il bisogno di una Parola autorevole che ci indichi un percorso che ci consenta di essere uomini e donne così come Dio ci ha creati ed affidati alla vita. L'espressione di Paolo "perché Dio sia tutto in tutti" suona come una prospettiva rassicurante. Le forze di questo male oscuro e prepotente si infrangeranno, ritraendosi di fronte alla Roccia che Dio è per tutti, indistintamente.
PASTORE UNIVERSALE E QUINDI RE
Ezechiele continua a proporci, in questi scenari umani cangianti e per molti aspetti inquietanti, l'immagine del pastore. E' la sua icona caratteristica per descrivere come Dio si rapporti con tutti gli uomini e con ciascun uomo in particolare. Dio, nel Figlio Gesù, è il Pastore Universale: "Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna (…) e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine". Non c'è pecora che non sia raggiunta dal pastore, anche quelle nascoste, introvabili, lontane. Egli le raggiunge e le raduna tutte. Colpisce che davvero non ci sia nessuna esclusione, perché saremmo tentati di pensare che il pastore possa avere delle preferenze: "fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia".
Percepiamo che questo è il Dio che ci può venire in aiuto oggi, quello di cui Paolo parla quando, accennando a Gesù, il Figlio, scrive: "Egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza". Il compito di Gesù, il Pastore, è un compito delicato: deve curarsi di tutte le pecore indistintamente, proteggendole soprattutto dalle potenze e dalle forze che vogliono prevaricare su di loro. Ci sono dei nemici che debbono essere sconfitti per riconsegnare a Dio l'uomo, riconquistato al suo progetto iniziale. Gesù Pastore è il Salvatore che riconduce l'uomo, tutto il creato all'obbedienza, a riconoscere la presenza di Dio in tutte le creature. Gesù è un Pastore Re che governa sanando, curando, consolidando e soprattutto riconsegnando al Padre Creatore un Universo che ha ritrovato la sua vera identità, la sua armonia.
Sarebbe davvero insensato non riconoscere quanto urgentemente abbiamo bisogno di essere salvati da noi stessi, dall'orgoglio di un'umanità che si sta autodistruggendo nel rivendicare la propria autonomia, nel rifiuto categorico di riconoscere il proprio limite, la propria fragilità, una dipendenza inscritta nella sua stessa natura.
Guardiamo a Gesù Re e Pastore perché continui ad essere il Salvatore, nonostante le nostre ribellioni e le nostre folli pretese.
MA, CI SONO DEI NEMICI
Certo, ci sono dei nemici. Luca riferisce di quella ambasciata di cittadini che fanno sapere al Signore lontano: "Non vogliamo che costui regni su di noi". Non è facile discernere oggi se ci siano più nemici dell'uomo che nemici di Dio. A volte non è nemmeno chiaro se tanti uomini e tante culture oggi pecchino di superficialità o di perversione. Risulta difficile appellarsi al buon senso, alla logica, alle più sane e rispettabili tradizioni. Sembra che i valori umani più fondamentali si stiano dissolvendo in un fluido che sembra livellare e relativizzare tutto.
Ci si incontra, si parla, si dialoga, ma si ha paura a dichiararsi perché ogni presa di posizione risulterebbe improponibile, irrimediabilmente smantellata da forze prepotenti e dilaganti. Chiunque potrebbe essere il nemico e si è tentati di chiudersi, forse talvolta di sopravvivere. Cristo, il Figlio, il Pastore resta, in questa dilagante confusione, il nostro punto di riferimento, la fonte della nostra forza, il pane totale, la roccia: "Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici".
E' vero c'è una forza negativa che ci spinge a ripiegarci su noi stessi, a voler fare da soli, a banalizzare l'altruismo. Possiamo anche perderci. Il Re ci rassicura che la battaglia contro i nemici si vince con l'amore.
"Non solamente non conosciamo Dio
se non per mezzo di Gesù Cristo,
ma non conosciamo neppure noi stessi
se non per mezzo di Gesù Cristo".
(Blaise Pascal)
Don Gianni MAZZALI SDB
Fonte:www.qumran2.net
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