FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio"Maria Santissima Madre di Dio"

Maria Santissima Madre di Dio

Antifona d'ingresso
Salve, Madre santa:

tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra
per i secoli in eterno. (Sedulio)

Oppure:
Oggi su di noi splenderà la luce,
perché è nato per noi il Signore;
Dio onnipotente sarà il suo nome,
Principe della pace, Padre dell’eternità:
il suo regno non avrà fine. (cf. Is 9,2.6; Lc 1,33)

Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa’ che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei
abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te...

Oppure:
Padre buono,
che in Maria, vergine e madre,
benedetta fra tutte le donne,
hai stabilito la dimora
del tuo Verbo fatto uomo tra noi,
donaci il tuo Spirito,
perché tutta la nostra vita
nel segno della tua benedizione
si renda disponibile ad accogliere il tuo dono.

PRIMA LETTURA (Nm 6, 22-27)
Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò.
Dal libro dei Numeri

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 66)
Rit: Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. Rit:

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. Rit:

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. Rit:

SECONDA LETTURA (Gal 4,4-7)
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Canto al Vangelo (Ebr 1,1.2)
Alleluia, alleluia.
Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia.

VANGELO (Lc 2,16-21)
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Preghiera sulle offerte
O Dio, che nella tua provvidenza dai inizio e compimento
a tutto il bene che è nel mondo,
fa’ che in questa celebrazione
della divina Maternità di Maria
gustiamo le primizie del tuo amore misericordioso
per goderne felicemente i frutti.

PREFAZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA I
La maternità della beata Vergine Maria

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
nella ... della beata sempre Vergine Maria.
Per opera dello Spirito Santo,
ha concepito il tuo unico Figlio;
e sempre intatta nella sua gloria verginale,
ha irradiato sul mondo la luce eterna,
Gesù Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui si allietano gli angeli
e nell’eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nell’inno di lode: Santo...

Antifona di comunione
Gesù Cristo è sempre lo stesso
ieri, oggi e nei secoli eterni. (Eb 13,8)

Oppure:
Maria serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore. (Lc 2,19)

Preghiera dopo la comunione
Con la forza del sacramento che abbiamo ricevuto
guidaci, Signore, alla vita eterna,
perché possiamo gustare la gioia senza fine
con la sempre Vergine Maria,
che veneriamo madre del Cristo e di tutta la Chiesa.

Lectio
La solennità di Maria Ss.ma Madre di Dio si colloca nell'Ottava di Natale e la Liturgia la ricollega anche alla circoncisione del bambino Gesù, che avveniva secondo la Legge otto giorni dopo la nascita. Questa solennità è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Originariamente la festa rimpiazzava l'uso pagano delle "strenae" (strenne), i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane.
Sappiamo che il titolo di Madre di Dio, spontaneamente attribuito a Maria dalla pietà popolare già nei primissimi secoli del cristianesimo, fu oggetto di numerose controversie da parte di alcuni esponenti della Chiesa, in particolare il monaco Nestorio; infatti, si temeva che potesse essere messa in discussione la divinità del Cristo se Gli si doveva attribuire una Madre. La discussione di tale questione portò al Concilio di Efeso nel 431, dove venne affermata sia la compresenza in Cristo della duplice natura divina e umana, senza confusione e senza separazione, sia il dogma di Maria Madre di Dio. È noto il tripudio che questo dogma suscitò nel popolo dei fedeli; il sentimento di profonda devozione che la persona di Maria Vergine ha sempre suscitato nei cristiani è fondato sia nell'affidamento di tutta l'umanità che Gesù le fece sulla croce, (cfr Gv19,26) quando venne "donata" agli uomini per farli sentire più vicini a Lui, sia nel ruolo che Ella ebbe nella prima comunità post pasquale. Soprattutto dopo l'ascensione di Gesù, Maria rimase il punto di riferimento per la comunità dei credenti appena sorta, preservandone l'unità di fronte alle nuove sfide e alle potenziali discordie che caratterizzarono la primissima era cristiana. Colei che ebbe speranza contro ogni speranza, che sola credette nella vita quando la morte aveva abbracciato anche il Figlio di Dio, fu sempre riconosciuta dagli uomini come «Madre della misericordia», «Speranza dei disperati», «Regina dei miseri», la «Mediatrice di tutte le grazie», il «Refugium peccatorum» vivente. San Bernardo afferma che «[...] ella apre l'abisso della misericordia di Dio a chi vuole, quando vuole e come vuole; così che non vi è peccatore, per quanto iniquo sia, il quale si perda, se Maria lo protegge.». (San Bernardo di Chiaravalle, De laudibus Virginis Matris).  A queste parole fanno eco quelle del divino poeta, che nel XXX canto del Paradiso dice di Lei:
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali.

Il 1 Gennaio è anche la giornata della Pace; affidiamo alla Ss.ma Madre di Dio, alla madre del Principe della pace, il nostro mondo, affinché Lei ancora una volta si faccia mediatrice presso suo Figlio di questo dono preziosissimo che può esserci donato solo dall'alto.

Lectio
Il Vangelo di questa Solennità ci invita a puntare il nostro sguardo sulla giovane coppia di Maria e Giuseppe che, giunta a Betlemme per il censimento, deve far fronte al parto di Maria in una condizione disagiata, non avendo trovato un posto dove potersi sistemare (perché l'albergo era al completo oppure perché la coppia non aveva di che pagare l'alloggio). Il termine greco per indicare l'albergo è lo stesso che viene utilizzato da Luca per indicare la sala dell'ultima cena (cfr Lc 22,11). La vita terrena di Cristo inizia e termina in uno stesso luogo: prima Egli si offre agli uomini venendo in mezzo ad essi come uno di loro e alla fine si offre per gli uomini, offre la propria vita al Padre; quel piccolo corpo che viene deposto ora in una mangiatoia, verrà, consegnato per ogni uomo, deposto in un sepolcro per risorgere dopo tre giorni. E sono sempre le materne mani di Maria che faranno questi gesti. “Lo depose in una mangiatoia”, ci dice qualche versetto prima l'evangelista Luca; possiamo presumere che i due sposi abbiano trovato un riparo di fortuna fuori della zona abitata o in qualche locale che si trovava al piano inferiore degli allora cosiddetti alberghi, che prendevano il nome di caravanserragli. Erano le stanze dove si ponevano sia gli animali che le provviste. E così il Figlio di Dio deve nascere in un luogo che nessun genitore desidererebbe per il proprio figlio, nell'anonimato più assoluto e nella dimenticanza di tutti; magari qualcuno di buon cuore poteva cedere la propria stanza a una donna in gravidanza avanzata. Ma così non fu; sin dall'inizio della sua venuta nel mondo Dio dimostrava la sua solidarietà con i più poveri, i meno fortunati, gli ultimi. Ma un tale evento non poteva rimanere nel silenzio per tutti. Una schiera di angeli dell'esercito celeste era apparsa a un gruppo di pastori per annunciare l'evento come dono di Dio.
I pastori non erano la migliore delle categorie nella società del tempo; erano considerati degli impuri perché vivevano con gli animali di cui si occupavano. Ad essi era vietato anche entrare in città, per questo erano nella stessa zona dove si trovava il luogo in cui nacque Gesù. Ad essi viene rivolto l'annuncio angelico, per essi è il messaggio che “è nato il Salvatore”; è un annuncio di pace agli uomini che Dio ama: dunque quegli uomini, disprezzati dagli altri, sono gli amati da Dio. Chiunque vive una condizione di emarginato può sentire rivolto a se stesso quel messaggio.

v.16. Il cuore semplice e senza pretese di quei pastori ha subito accolto con gioia la notizia e di fretta, senza indugio si muovono per andare a vedere questo segno, e trovano esattamente come aveva detto loro l'angelo. Spesso i segni che Dio dà sono molto semplici, proprio come lo era quel bambino che i pastori videro, ma dietro quella semplicità c'è tutta l'onnipotenza del Creatore. È la verità che c'è nelle parole divine che ci riempie il cuore di gioia, è il fatto di aver udito la sua Parola per noi che rinvigorisce le nostre forze, spesso fiaccate dai dolori e dagli affanni della vita...e ciò che vediamo, per quanto semplice, si mostra in tutta la sua verità.

v.17. Nello stupore di costatare con gli occhi ciò che già era stato detto loro, riferiscono, come bambini, la visione avuta. Forse cercano anch'essi di capire se era stato un sogno, forse l'effetto di troppo vino o chissà? Non sarà stato facile dire di aver veduto una schiera di angeli, di aver ricevuto un annuncio di salvezza; erano pur sempre dei poveri pastori, chi avrebbe dato loro credito? Ma la grandezza di ciò che è accaduto loro non può essere taciuta, deve essere divulgata, che importa la derisione?  Eppure il Signore sceglie sempre i meno credibili agli occhi umani per mostrare i suoi misteri; anche la Risurrezione avrà come messaggere delle donne, che non erano considerate dei testi affidabili.
Tutta la notizia che essi ricevono si riferisce a un bambino: i pastori sono i primi a credere che quel bambino è il Salvatore di tutto il popolo.

v.18. Il racconto dei pastori suscita meraviglia in quanti lo ascoltano; quando Dio opera, la grandezza di ciò che compie supera anche l'affidabilità di chi la annuncia, anzi è proprio la pochezza del messaggero che lascia risplendere la magnificenza dell'opera divina. Dirà il Signore a Paolo: “La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza” (cfr 2Cor 12,9); è la logica di Dio cui l'uomo deve semplicemente sottostare.

v.19. Ma c'è una persona che osserva e vive tutto ciò ad un livello unico e personalissimo: è la madre di quel bambino. A Lei per prima era giunto l'annuncio che il figlio che avrebbe avuto miracolosamente, non secondo le consuete leggi naturali, sarebbe stato il Salvatore atteso. Aveva vissuto quell'evento straordinario riponendo ogni fiducia in Dio, per superare ostacoli umanamente insormontabili. Si trovava a custodire questo figlio così prezioso e a non poter offrirgli per i suoi primi momenti di vita che una povera stalla e dei pastori come visitatori. Quanta fede aveva questa giovane donna e quanta capacità di lasciar spazio a Dio nella sua vita! Secondo il testo del Vangelo Ella mantiene un atteggiamento profondo; certo non avrà taciuto, avrà detto parole di cortesia a chi veniva a trovare suo figlio, ma il significato di tutto ciò che accadeva riguardo a quel bambino lo faceva riecheggiare nel suo cuore purissimo e in fondo lo cercava anche lei, perché Maria è stata creatura come noi, non aveva la verità in tasca, nonostante sapesse chi era suo Figlio.

v.20. I pastori ritornano alla loro attività, alla loro vita, con la bocca piena delle lodi del Signore. Quando l'uomo fa esperienza di Dio, la normale reazione è di magnificarLo, di dire: Signore, quanto sei grande! Di riconoscere la verità di quanto Egli annuncia. Anche i pastori provano la stessa cosa. Chissà cosa sarà cambiato nella vita di quei pastori dopo aver visto quella scena familiare così umile. Forse, niente! Era povera gente, ignorante e preoccupata di cavarsela giorno per giorno. Eppure nel loro cuore era stato gettato un seme di speranza per quella salvezza ormai giunta, un seme che da allora ha fecondato tutta l'umanità fino a oggi.

v.21. Inizia per Maria e Giuseppe la vita di genitori, chiamati a crescere e educare questo figlio secondo la Legge di Mosè. La circoncisione era il rito dell'aggregazione al popolo di Israele e simbolo dell'alleanza stipulata da Dio con Abramo e i suoi discendenti; con la circoncisione Gesù diventa suddito della Legge; essa fa parte della kenosis del Verbo, fattosi uomo ordinario, comune. Sebbene, Egli si porrà come compimento di quella stessa Legge, la cui finalità era l'amore a Dio e al prossimo. Come compimento di quella Legge dell'amore, Gesù amerà i suoi sino alla fine, sino al dono di sé. Nel sangue che egli, ancora neonato, versa per divenire servo della Legge, possiamo già intravedere quel sangue che sarà donato come servizio supremo a tutta l'umanità, per salvarla. Il nome che Gli viene dato, secondo quanto era stato annunciato ad entrambi i suoi genitori (cfr Mt1,21; Lc1,31) sta a significare il senso di tutta la sua vita terrena: Egli è Colui che salverà il suo popolo dai suoi peccati.


Appendice
Dopo la nascita del nostro Salvatore a Betlemme, l’angelo del Signore apparve in grande luce ai pastori, annunziando che era nato il sole di giustizia. I pastori dicevano fra loro: “Andiamo a Betlemme e vediamo ciò che è accaduto e che il Signore ci ha fatto conoscere”. Quei pastori con grande gioia si affrettarono ad andare a vedere ciò che avevano ascoltato e, poiché cercavano con cuore ardente, meritarono di trovare subito il Salvatore.
Anche noi, fratelli, adoriamolo e seguiamolo con pronta umiliazione di cuore per meritare di vedere regnare sul trono del Padre colui che i pastori videro vagire nella mangiatoia. “Tutti coloro che udivano si stupivano delle cose che i pastori dicevano”. I pastori non nascosero nel silenzio i misteri che avevano appreso, ma li comunicavano a tutti quelli che potevano. “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Maria, non voleva svelare a nessuno i misteri di Cristo, ma ripensava il suo segreto con cuore sempre vigile e meditava nel suo cuore, mettendo cioè a confronto ciò che vedeva già compiuto con ciò che aveva letto che si sarebbe compiuto. Vedeva che a Betlemme, lei, vergine, aveva partorito il dominatore d’Israele, colui che era nato dal Padre prima dei secoli e lo aveva chiamato col nome di Gesù; aveva letto nei profeti: “Una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele. Ricordava che le era stato detto dall’angelo: “Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Colui che nascerà sarà dunque santo…”
 Aveva letto che il modo di questa nascita non avrebbe potuto essere conosciuto se non per l’annuncio dell’angelo, secondo quanto dice Isaia: “Chi narrerà la sua generazione?” Sapeva che era venuto nella carne il Signore, che ha una sola ed eterna potenza col Padre. Confrontava dunque Maria tutte queste cose e le conservava nel cuore. “E i pastori tornarono glorificando e lodando Dio…” E noi, fratelli, mai dobbiamo dimenticare che Dio si è fatto uomo per reintegrarci, mediante la sua resurrezione, a immagine e somiglianza della sua divinità; è morto per distruggere l’impero della morte; è risorto ed è salito al cielo per dare a noi la speranza di risorgere dai morti e di regnare per sempre in cielo. (Ven. Beda, Omelie sul Vangelo, 1,7)

Quella volta che fu annunciato a Gesù, il quale stava parlando con i suoi discepoli, che c’erano fuori la madre sua ed i fratelli suoi, egli disse: Chi è la madre mia, e chi sono i miei fratelli? E, protesa la mano verso i suoi discepoli disse: Ecco qua i fratelli miei; poiché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, quegli mi è fratello, sorella e madre (Mt 12, 46-50). Anche Maria, dunque, perché fece la volontà del Padre. Questo, Dio lodò in lei, non cioè il fatto di avere generato dalla sua carne la carne del Figlio, quanto l’avere fatto la volontà del Padre. Fate bene attenzione. (Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, 10, 3)

Un prodigio è la madre Tua! Il Signore entrò in essa e divenne un servo. Entrò in essa colui che è l’eloquenza stessa e divenne muto in lei. Entrò in lei il tuono e costrinse la sua voce al silenzio. Entrò il pastore di tutti e in lei divenne agnello. Belando uscì alla luce del giorno. Il seno della madre tua ha sovvertito l’ordine della cose. Il Creatore di tutte le cose vi entrò ricco e ne uscì mendicante; vi entrò eccelso e ne uscì umile. Vi entrò splendore e ne uscì uno ricoperto di sprezzabile colore. (…) Vi entrò colui che nutri tutti e imparò ad avere fame. Vi entrò colui che disseta tutti e imparò ad avere sete. Colui che veste tutti, ne uscì nudo e privo di vesti. (Efrem Siro, Inni sulla Natività, 11)

La scelta dello stato verginale da parte di Maria, che nel disegno di Dio la disponeva al mistero dell’incarnazione, non fu atto di chiusura a nessuno dei valori dello stato matrimoniale, ma costituì una scelta coraggiosa, compiuta per consacrarsi totalmente all’amore di Dio. Maria di Nazaret, pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che una donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e degli oppressi, e rovescia dai loro troni i potenti del mondo, una donna forte che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio: situazioni che non possono sfuggire all’attenzione di chi vuole assecondare con spirito evangelico le energie liberatrici dell’uomo. (Paolo VI, Marialis cultus 37)

Così canta l’inno dei vespri di Natale nella liturgia orientale: ‘Che cosa ti offriamo, o Cristo, per esserti mostrato per noi sulla terra quale uomo? Ognuna delle creature uscite dalle tue mani ti porta la sua testimonianza di gratitudine: gli angeli il loro canto, i cieli la stella, i Magi i loro doni, i pastori la loro adorazione, la terra la grotta, il deserto la mangiatoia. Ma noi uomini ti offriamo un vergine madre. L’uomo porta al tempio la sua offerta, il pane e il vino, e Dio, nel suo gesto sovrano, li trasforma nella sua carne e nel suo sangue, nutrimento divino. L’umanità porta l’offerta tre volte pura, la Vergine, e Dio ne fa sua madre, la madre del Vivente e perciò madre di tutti i viventi. (…) Gesù ha potuto assumere la carne umana perché l’umanità gliel’ha donata nella Vergine Maria. (P. Evdokimov, La femme et le salut… 193-94)

Cari fratelli e sorelle!
Nel primo giorno dell’anno, la liturgia fa risuonare in tutta la Chiesa sparsa nel mondo l’antica benedizione sacerdotale, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24-26). Questa benedizione fu affidata da Dio, tramite Mosè, ad Aronne e ai suoi figli, cioè ai sacerdoti del popolo d’Israele. E’ un triplice augurio pieno di luce, che promana dalla ripetizione del nome di Dio, il Signore, e dall’immagine del suo volto. In effetti, per essere benedetti bisogna stare alla presenza di Dio, ricevere su di sé il suo Nome e rimanere nel cono di luce che parte dal suo Volto, nello spazio illuminato dal suo sguardo, che diffonde grazia e pace.
Questa è l’esperienza che hanno fatto anche i pastori di Betlemme, che compaiono ancora nel Vangelo di oggi. Hanno fatto l’esperienza di stare alla presenza di Dio, della sua benedizione non nella sala di un maestoso palazzo, al cospetto di un grande sovrano, bensì in una stalla, davanti ad un “bambino adagiato nella mangiatoia” (Lc 2,16). Proprio da quel Bambino si irradia una luce nuova, che risplende nel buio della notte, come possiamo vedere in tanti dipinti che raffigurano la Natività di Cristo. E’ da Lui, ormai, che viene la benedizione: dal suo nome – Gesù, che significa “Dio salva” – e dal suo volto umano, in cui Dio, l’Onnipotente Signore del cielo e della terra, ha voluto incarnarsi, nascondere la sua gloria sotto il velo della nostra carne, per rivelarci pienamente la sua bontà (cfr Tt 3,4).
La prima ad essere ricolmata di questa benedizione è stata Maria, la vergine, sposa di Giuseppe, che Dio ha prescelto dal primo istante della sua esistenza per essere la madre del suo Figlio fatto uomo. Lei è la “benedetta fra le donne” (Lc 1,42) – come la saluta santa Elisabetta. Tutta la sua vita è nella luce del Signore, nel raggio d’azione del nome e del volto di Dio incarnato in Gesù, il “frutto benedetto del [suo] grembo”. Così ce la presenta il Vangelo di Luca: tutta intenta a custodire e meditare nel suo cuore ogni cosa riguardante il suo figlio Gesù (cfr Lc 2,19.51). Il mistero della sua divina maternità, che oggi celebriamo, contiene in misura sovrabbondante quel dono di grazia che ogni maternità umana porta con sé, tanto che la fecondità del grembo è sempre stata associata alla benedizione di Dio. La Madre di Dio è la prima benedetta ed è Colei che porta la benedizione; è la donna che ha accolto Gesù in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana. Come prega la Liturgia: “sempre intatta nella sua gloria verginale, ha irradiato sul mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore” (Prefazio della B.V. Maria I).
Maria è madre e modello della Chiesa, che accoglie nella fede la divina Parola e si offre a Dio come “terra buona” in cui Egli può continuare a compiere il suo mistero di salvezza. Anche la Chiesa partecipa al mistero della divina maternità, mediante la predicazione, che sparge nel mondo il seme del Vangelo, e mediante i Sacramenti, che comunicano agli uomini la grazia e la vita divina. In particolare nel sacramento del Battesimo la Chiesa vive questa maternità, quando genera i figli di Dio dall’acqua e dallo Spirito Santo, il quale in ciascuno di essi grida: “Abbà! Padre!” (Gal 4,6). Come Maria, la Chiesa è mediatrice della benedizione di Dio per il mondo: la riceve accogliendo Gesù e la trasmette portando Gesù. E’ Lui la misericordia e la pace che il mondo da sé non può darsi e di cui ha bisogno sempre, come e più del pane. (Papa Benedetto XVI, dall’Omelia del 1 gennaio 2012)

Fonte:http://figliedellachiesa.org

Commenti

Post più popolari