#PANEQUOTIDIANO, «Vide e credette»
La Liturgia di Mercoledi 27 Dicembre 2017 VANGELO (Gv 20,2-8) Commento:Rev. D. Manel VALLS i Serra (Barcelona, Spagna)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro
discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Parola del Signore
«Vide e credette»
Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia celebra la festa di san Giovanni, apostolo ed Evangelista. Il giorno dopo Natale, la Chiesa celebra la festa del primo martire della fede cristiana, santo Stefano, e, al giorno successivo, la festa di san Giovanni, colui che meglio e più profondamente penetra nel mistero del Verbo incarnato, il primo “teologo” e modello di ogni vero teologo. Il passaggio del suo Vangelo che viene oggi presentato, ci aiuta a contemplare il Natale dalla prospettiva della Risurrezione del Signore. Infatti, Giovanni, arrivato al sepolcro vuoto, «vide e credette» (Gv 20,8). Fiduciosi nel testimonio degli Apostoli, noi ci sentiamo mossi, ogni Natale a “vedere” e “credere”.
Uno può rivivere questi stessi “vedere” e “credere”, riflettendo sulla nascita di Gesù, il Verbo incarnato. Giovanni, mosso dalla intuizione del suo cuore –e dovremmo aggiungere, mosso dalla “grazia”- “vede” più in là di quanto i suoi occhi, in quel momento, possano arrivare a contemplare. In realtà, se lui crede, lo fa senza “aver visto” ancora Cristo, per cui c’è lì implicita una lode per quelli che «non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29), lode con la quale finisce il vigesimo capitolo del suo Vangelo.
Pietro e Giovanni “corrono” insieme verso il sepolcro, ma il testo ci dice che Giovanni «corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro» (Gv 20,4). Sembra che Giovanni fosse mosso più dal desiderio di trovarsi nuovamente accanto a Chi egli amava –Cristo- che stare solo fisicamente accanto a Pietro, di fronte al quale, tuttavia, -con il gesto di aspettarlo, perché fosse questi ad entrare per primo nel sepolcro- prova che è Pietro chi ha il primato nel Collegio Apostolico. Comunque, il cuore ardente, colmo di zelo, traboccante d’amore di Giovanni è ciò che lo porta a “correre” e “avanzare”, in un chiaro invito perché anche noi viviamo ugualmente la nostra fede con questo desiderio così ardente di ritrovare il Risuscitato.
La voce un biblista
Per essere testimone, basta aver visto il Signore realmente vivo, al di là della morte.
Testimoniare non equivale a dare buon esempio. Questo è certamente utile, ma la testimonianza è un'altra cosa. La può dare solo chi è passato dalla morte alla vita, chi può confermare che la sua esistenza è cambiata e ha acquistato un senso da quando è stata illuminata dalla luce della Pasqua, chi ha fatto l'esperienza che la fede in Cristo dà senso alle gioie e ai dolori e illumina i momenti lieti e quelli tristi.
Don Fernando Armellini. S. Sacro Cuore di Gesù
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro
discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Parola del Signore
«Vide e credette»
Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia celebra la festa di san Giovanni, apostolo ed Evangelista. Il giorno dopo Natale, la Chiesa celebra la festa del primo martire della fede cristiana, santo Stefano, e, al giorno successivo, la festa di san Giovanni, colui che meglio e più profondamente penetra nel mistero del Verbo incarnato, il primo “teologo” e modello di ogni vero teologo. Il passaggio del suo Vangelo che viene oggi presentato, ci aiuta a contemplare il Natale dalla prospettiva della Risurrezione del Signore. Infatti, Giovanni, arrivato al sepolcro vuoto, «vide e credette» (Gv 20,8). Fiduciosi nel testimonio degli Apostoli, noi ci sentiamo mossi, ogni Natale a “vedere” e “credere”.
Uno può rivivere questi stessi “vedere” e “credere”, riflettendo sulla nascita di Gesù, il Verbo incarnato. Giovanni, mosso dalla intuizione del suo cuore –e dovremmo aggiungere, mosso dalla “grazia”- “vede” più in là di quanto i suoi occhi, in quel momento, possano arrivare a contemplare. In realtà, se lui crede, lo fa senza “aver visto” ancora Cristo, per cui c’è lì implicita una lode per quelli che «non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29), lode con la quale finisce il vigesimo capitolo del suo Vangelo.
Pietro e Giovanni “corrono” insieme verso il sepolcro, ma il testo ci dice che Giovanni «corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro» (Gv 20,4). Sembra che Giovanni fosse mosso più dal desiderio di trovarsi nuovamente accanto a Chi egli amava –Cristo- che stare solo fisicamente accanto a Pietro, di fronte al quale, tuttavia, -con il gesto di aspettarlo, perché fosse questi ad entrare per primo nel sepolcro- prova che è Pietro chi ha il primato nel Collegio Apostolico. Comunque, il cuore ardente, colmo di zelo, traboccante d’amore di Giovanni è ciò che lo porta a “correre” e “avanzare”, in un chiaro invito perché anche noi viviamo ugualmente la nostra fede con questo desiderio così ardente di ritrovare il Risuscitato.
La voce un biblista
Per essere testimone, basta aver visto il Signore realmente vivo, al di là della morte.
Testimoniare non equivale a dare buon esempio. Questo è certamente utile, ma la testimonianza è un'altra cosa. La può dare solo chi è passato dalla morte alla vita, chi può confermare che la sua esistenza è cambiata e ha acquistato un senso da quando è stata illuminata dalla luce della Pasqua, chi ha fatto l'esperienza che la fede in Cristo dà senso alle gioie e ai dolori e illumina i momenti lieti e quelli tristi.
Don Fernando Armellini. S. Sacro Cuore di Gesù
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