Clarisse Sant'Agata, Lectio "L’autorità del Santo di Dio"

4 Domenica TO - B
Antifona d'Ingresso

Salvaci, Signore Dio nostro, e raccoglici da tutti i popoli, perché proclamiamo il tuo santo nome e ci
gloriamo della tua lode.
Colletta
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l'anima e di amare i nostri
fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli.
Prima Lettura
Dal libro del Deuteronomio. (Dt 18, 15-20)
Mosè parlò al popolo dicendo: “Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a
me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo:
“Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi
rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie
parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene
domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di
dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire””.
Salmo 94 (95)
Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
"Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere".
Seconda Lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. (1 Cor 7, 32-35)
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere
al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la
donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna
sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per
gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra
di morte una luce è sorta.
Alleluia.
Vangelo
Dal vangelo secondo Marco. (Mc 1, 21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento:
egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo
posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a
rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro,
straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai
questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. La sua
fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Sulle Offerte
Accogli con bontà, o Signore, questi doni che noi, tuo popolo santo, deponiamo sull'altare, e
trasformali in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
Fa' risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto, e salvami per la tua misericordia. Che io non resti
confuso, Signore, perché ti ho invocato.
Dopo la Comunione
O Dio, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la forza di questo sacramento, sorgente inesauribile
di salvezza, la vera fede si estenda sino ai confini della terra. Per Cristo nostro Signore.

L’autorità del Santo di Dio

La giornata inaugurale/tipo di Gesù secondo l’evangelista Marco è iniziata all’alba con la
chiamata di quattro uomini ad andare “dietro a Lui” (Mc 1,16-20). E ora, Lui dove va?
Marco nel vangelo di oggi ci dice che “subito” Gesù entra “di sabato, nella sinagoga”.
Quindi il giorno/tipo di Gesù, secondo Marco, è un sabato, il “tempio di Dio nel tempo”, lo
“spazio santo” nel quale Dio rivela la Sua signoria sui giorni dell’uomo. Davvero “il tempo si è compiuto”:
Gesù fa il suo ingresso nel sabato dell’uomo come compimento di ciò che questo tempo significa!
Davvero “il regno di Dio si è avvicinato”: Gesù entra nello spazio che l’uomo ha riservato per mettersi sotto
la signoria della Parola di Dio (la “sinagoga”).
Qui Gesù si rivela come “il più forte” (Mc 1,7), con l’autorità di una parola nuova: “insegnava”.
Questa è la prima attività di Gesù: “insegnare” (il termine “insegnare, insegnamento” torna
quattro volte nel brano di oggi). Si tratta di un “insegnamento nuovo con autorità”, come commentano i
presenti nella sinagoga, dopo che Gesù ha scacciato lo spirito impuro dall’uomo che ne era posseduto.
L’evangelista Marco non ci dice mai in che cosa consista questo “insegnamento” (non ha lunghi
discorsi come quello della montagna/pianura di Matteo e Luca); tuttavia si tratta di un insegnamento
“autorevole”, potente, “diverso”, che opera efficacemente in quanto ciò che Gesù comanda, si compie:
“comanda ed essi (gli spiriti) obbediscono”.
Gesù ha una parola“con autorità”, che interviene sulla Scrittura (come avviene nella sinagoga di
Nazareth nel vangelo di Luca 4,16-21) con una autorità che non gli viene da un maestro dal quale l’ha
ricevuta, ma da Dio stesso, come era avvenuto con Mosè, costituito profeta da Dio che gli ha “posto in
bocca le Sue parole” (prima lettura). Anzi potremmo dire che Gesù è la Parola autorevole del Padre,
compimento di tutte le Scritture.
E soprattutto la parola di Gesù ha un’autorità sull’“uomo posseduto da uno spirito impuro”. Gesù, “il
più forte” irrompe con una potenza (la parola “exousia” significa “autorità”, ma anche “potenza, forza”)
che comanda agli spiriti impuri: la potenza del “Santo di Dio”. Si tratta di uno scontro/lotta fra Gesù che
viene “nello Spirito santo” (Mc 1,8) e l’uomo che Gesù nella sinagoga trova “nello spirito impuro”. L’impurità
dello spirito è in antitesi con la santità dello Spirito di Gesù e “subito” entrano in un contrasto, in
opposizione.
Marco è l’unico evangelista che colloca questo episodio all’inizio dell’attività di Gesù, preludio
della vittoria definitiva che Gesù riporterà sulla croce sullo spirito del male.
Colpisce che proprio “il sabato e la sinagoga” siano abitati dallo “spirito impuro”. L’uomo, anche
quando si pone davanti a Dio, rischia di andare a Lui con un atteggiamento “impuro”, cioè cercando se
stesso e non il vero volto di Dio che si rivelerà a Lui.Allora lo spazio della sinagoga e del sabato
diventano luoghi dove la presenza dello spirito impuro non tollera quella della santità di Gesù.
Interessanti sono le armi con le quali lo spirito impuro ingaggia questa lotta.
Prima di tutto proclamando la completa estraneità fra Gesù e “loro” (lo spirito fa riferimento a
sé alla prima persona plurale, a un “noi”: “se venuto per rovinarci”; e questo non solo perché parla di sé e
dell’uomo, ma perché è uno spirito molteplice, è uno spirito caotico, è “Legione”): “che cosa abbiamo in
comune con te?” (letteralmente:“che cosa a noi e a te?”). Lo spirito percepisce che Gesù è su un piano
alternativo, anzi, “oppositivo” in quanto se c’è Gesù, non ci può essere lo spirito impuro. La distanza
che lo spirito percepisce con Gesù viene da una forma di “competizione” su chi abbia veramente
“diritto” di abitare quello spazio dell’uomo.
Poi lo spirito impuro “smaschera” il motivo per cui Gesù è venuto e lo legge come una
minaccia per sé: “se venuto per rovinarci?”. Quante volte sentiamo Dio come un “nemico” venuto a
togliere o ridurre il nostro potere sulla realtà che ci circonda, una minaccia alla nostra pretesa di
“onnipotenza”!
Infine lo spirito afferma di “conoscere” l’identità di Gesù e la proclama con forza in mezzo alla
sinagoga: “Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. Lo spirito impuro è quello che “sa” già in anticipo chi sia Dio,
che non si pone davanti a Lui riconoscendone l’assoluta Alterità e libertà: chi può dire di conoscere
Dio? Lo potrà dire solo Gesù, il Figlio. Ma l’uomo non può “comprendere” Dio nel senso che non lo
può racchiudere una conoscenza “preconfezionata” come se Dio fosse un “oggetto” di cui sappiamo
forma e contorni.
Lo spirito impuro usa un modo molto “sottile” per attaccare Gesù, in quanto non dice il falso,
ma nelle sue parole è racchiusa una verità: Gesù è veramente “altro” da lui, è veramente “venuto per
rovinarlo”, ed è veramente “il Santo di Dio”! Quante volte ci feriscono le parole dell’altro che dice una
verità di noi “difficile da accettare”… Anche se sono parole che mettono in luce una verità, perché
Gesù stesso la mette a tacere?
Altri spiriti impuri cercheranno di manifestare l’identità di Gesù prima della sua Pasqua.
Addirittura uno spirito impuro proclamerà “Tu sei il Figlio di Dio” (Mc 3,11), usando le stesse parole del
centurione sotto la croce: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).
Ma la verità manifestata da questi spiriti è “impura”. Perché?
Forse perché è ancora troppo presto perché l’identità e la missione di Gesù sia manifestata?
Forse perché questa “verità” ancora non ha il volto del Crocifisso?
E, facendo le debite proporzioni con la nostra vita, forse perché quella verità non è passata per
la nostra pasqua personale di morte e resurrezione?
Fatto sta che qui Gesù non accetta di scendere in campo per controbattere usando “armi”
contrarie a quelle usate dallo spirito impuro. Non risponde alle sue provocazioni smantellandole una
per una. Gesù pronuncia una sola parola: “Taci! Esci da lui”.
Gesù riduce al silenzio lo “spirito impuro”, come fa tacere il rimbombare del mare e della
tempesta che minaccia la vita degli apostoli sulla barca (cfr. Mc 4,39: “taci, calmati!”). La parola di Gesù
impone il silenzio perché dove non c’è silenzio non può esserci spazio per la Parola che è Gesù.
E’ necessario che la Parola autorevole che è Gesù compia il suo cammino fino ad ammutolire
nella sua passione (cfr. Mc 14,60.61) perché Gesù accetti che sia manifestata la sua identità. Qui Lui
accetterà di essere chiamato “Cristo, Figlio del Benedetto” (Mc 14,62), “il Re dei Giudei” (Mc 15,2) ed infine
“Figlio di Dio” dal centurione stesso sotto la croce.
Gesù è veramente il “Santo di Dio”, come dice lo spirito impuro. Ma la Sua santità (nel mondo
ebraico il “Santo” è “Colui che è separato da…”) non si manifesta tanto nella sua “separatezza”,
alterità, quanto piuttosto nella Sua “compromissione” con l’umanità, nel Suo portare il peso del peccato
dell’uomo. E questo avverrà sulla croce.
Ma lo spirito impuro non può tollerare questa verità di Dio. La sua conoscenza di Dio non
ammette che Dio possa amare “facendosi peccato” per togliere il peccato dell’uomo. Tuttavia Gesù non ha
un’altra via da percorrere. E per farlo, fino alla fine, arriverà perfino ad accettare di essere considerato
“posseduto da Beelzebul”, di essere chiamato “impuro”: “E’ posseduto da uno spirito impuro” (cfr. Mc 3,22-30).
Paradosso dell’amore e della santità di Dio!

Fonte:http://www.clarissesantagata.it

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