D. Severino GALLO sdb, "Insegnava loro come uno che ha autorità"


28 gennaio 2018   - 4a Domenica / Tempo Ordinario B  |   Omelia
"Insegnava loro come uno che ha autorità" (Mc 1,21-28)
A Cafarnao, patria d'elezione di Gesù, si è svolto l'inizio del suo ministero, la chiamata degli
Apostoli, l'insegnamento e i miracoli fondamentali. Il miracolo della guarigione dell'uomo posseduto da uno spirito immondo, di cui ci parla il Vangelo d'oggi, sottolinea l'autorità con cui Gesù domina le forze del male.
Sono fatti indiscussi, che richiamano intorno a Lui l'attenzione delle folle e rendono possibile il suo insegnamento: "La sua fama si diffuse subito dovunque in tutti i dintorni della Galilea".
Oggi si parla molto, e giustamente, del valore profetico della testimonianza cristiana: è un segno di giovinezza e perennità della Chiesa.
Noi sappiamo che colui che in mezzo a noi ha autorità, continua sempre ad essere Gesù: è Lui il profeta delle nostre coscienze, e con Lui anche noi, come gli Apostoli, siamo chiamati ad essere profeti del mondo.
La forza della parola deve accompagnarsi a quella delle opere, che devono testimoniare la nostra piena appartenenza a Gesù. Agiamo quindi con fortezza e semplicità, nulla temendo, con coscienza limpida, non colpendo gli uomini, che sono da salvare, ma quanto in essi uccide la loro condizione di figli di Dio, la loro appartenenza a Gesù.
In qualsiasi parte del mondo siamo, in qualsiasi condizione sociale ci troviamo, noi abbiamo un punto di riferimento: Colui che ha parlato con autorità, e alla cui voce le forze del male cedono irresistibilmente.

Nei pressi di
Chester, in Inghilterra, il giornalista George Borrow un giorno passò dinanzi ad una carovana di zingari in sosta, quando fu scambiato da quella gente per un sacerdote. Gli uomini gli dissero: - Mister, prete o ministro o pastore che siate, fermatevi un momento con noi, diteci una buona parola, parlateci di Dio!
Borrow rispose: - Io non sono ministro, né pastore: il Signore abbia pietà di voi; è tutto quanto io posso dirvi.
Gettò alcune monete ai bambini e riprese il suo cammino. Ma una zingara gli gridò dietro le spalle: - Tenetevi il vostro denaro, dateci invece Dio… "Give us God!: dateci Dio!".
L'episodio è sorprendente, perché siamo abituati ormai ad affrontare una realtà ben diversa, con esigenze ed aspirazioni di tutt'altro genere: da una parte i poveri e gli affamati, che non possono nemmeno permettersi il lusso di pensare alla fede e alla religione, perché unicamente preoccupati per poter sopravvivere; dall'altra parte i ricchi e i benestanti, che si disinteressano della religione e di Dio, perché sono adoratori di se stessi, delle loro passioni e delle loro comodità.
Invece, dovremmo considerare come priorità assoluta questa fame di Dio, che stimola le anime più semplici e più sincere a desiderare l'insegnamento di Gesù, la sua dottrina sempre nuova, la sua grazia sempre abbondante.

Nel meraviglioso libro intitolato "I ladri di Dio", Maria Winowska racconta che certi abitanti della Siberia dicevano alle Suore polacche deportate dai Russi ai lavori forzati: "Parlateci di Dio".
E quelle giovani religiose, che lavoravano tutto il giorno fino a cadere per lo sfinimento, di notte insegnavano il catechismo agli adulti e ai bambini, che venivano a vederle, sfuggendo alla vigilanza delle guardie.
"Parlateci di Dio!", gridano le anime perdute nel deserto delle nostre città, nella solitudine di una vita infelice.
"Parlateci di Dio!", si grida in questo secolo d'inflazione di carta stampata. L'uomo, fortunatamente, ha sempre fame di Dio" (ADA CARELLA).
Quando noi stessi siamo insoddisfatti di tutto e di tutti, è segno che la nostra anima è assetata di Dio, di Gesù e perciò tuffiamoci in Lui.
Il brano evangelico d'oggi riporta una frase degli ascoltatori di Gesù nella sinagoga di Cafarnao: questa è "una dottrina nuova". In che consiste tale dottrina e dov'era la novità?
Bisogna ricordare che la "buona novella", predicata da Gesù, fondamentalmente era la rivelazione che Dio è Padre e ci ama, che dobbiamo amarLo sopra ogni cosa e che, essendo figli di Dio, dobbiamo amarci tra noi.
Tutto il resto della vita non merita la nostra preoccupazione, come dice l'epistola di San Paolo: si ha da realizzare unicamente l'amore con la grazia, cioè con la partecipazione della vita divina.
La novità della dottrina di Gesù si può intendere in vari modi, che sarebbe troppo lungo enumerare, paragonandola con l'insegnamento dei profeti e delle rivelazioni precedenti; ma, principalmente, ci sembra possibile individuarla nella sua extra-temporalità, cioè il trovarsi fuori del tempo: infatti i filosofi, gli scribi, i saggi di tutto il mondo insegnavano per il loro tempo, nei limiti di una visione circoscritta ad un'epoca ed alle contingenze, con le prospettive dell'incompiuto.
(Invece) l'insegnamento di Gesù è qualcosa che supera le categorie di tempo e di spazio: viene dall'eternità e si proietta sull'eternità. Per questo è sempre nuovo e non si ripete mai nel cambiamento di luoghi e nel fluire dei secoli.
Gesù viene a portarci un fuoco consistente, duraturo, travolgente: "Luce da Luce", calore da calore, incendio da incendio, il Figlio di Dio sparge fiamme nell'universo immenso e di là dai millenni; fiamme inestinguibili in ogni anima come in tutti gli esseri, affinché ognuno sia illuminato, acceso, divorato dall'amore e realizzi la verità e le sue opere.
Scrisse Bourget:
L'uomo vale soprattutto per la fiamma che porta in sé. risplende? Subito si propaga. La sua fiamma è vacillante o estinta? Allora non esercita più alcun'influenza. Egli cessa di bruciare le tappe e non le fa più bruciare da nessuno. L'irraggiamento di un essere è in funzione di questa vita interiore che possiede".
Cioè noi riusciremo ad illuminare le anime solo in quanto ci lasceremo illuminare da Gesù e dal suo insegnamento.

Ne libro di Emilio Radius, intitolato "Gesù oggi" (Milano 1966) si possono ammirare le illustrazioni di un anonimo bolognese che, tra l'altro, raffigurava alcuni bambini intenti a costruire un manifesto strappato da una mano sconosciuta: dalla paziente ricostruzione di quei pezzettini di carta balza fuori il volto del Salvatore e il commento della tavola è il seguente: "I fanciulli ricompongono il volto di Gesù, che gli uomini hanno lacerato".
E' un richiamo ed una lezione per noi adulti, che spesso, con le nostre colpe ed errori, abbiamo lacerato gl'insegnamenti di bontà, di giustizia e del bene comune: dopo di noi i giovani, resi saggi dal disastro delle nostre esperienze, sapranno captare meglio l'insegnamento del Maestro per eccellenza?
"Docens per castella… : Gesù andava in giro ammaestrando nei villaggi". Nostro Signore impiegò i pochi anni della sua attività pubblica passando da un luogo all'altro insegnando: 30 anni di ubbidienza, 3 anni di scuola in piazza, 3 ore di agonia in croce…
Avrebbe potuto dedicarsi a qualche impresa sociale, come la liberazione degli schiavi o l'emancipazione della donna; avrebbe potuto passare il suo tempo moltiplicando i pani o a inventare nuove macchine, che so io, costruire alloggi gratuiti o eseguire difficili operazioni chirurgiche; avrebbe potuto conquistare la luna o viaggiare in qualsiasi costellazione del cielo, insomma poteva fare opere straordinarie a vantaggio dell'umanità ed eccellere in tutte le arti o nelle imprese più rischiose…
E invece, niente di tutto questo. Volle limitarsi ad un'attività oscura, che non destava certo l'invidia dei suoi contemporanei, né l'ammirazione dei potenti. Ma sapeva che parlare di Dio alle anime valeva e vale assai di più che qualsiasi altra opera benefica o qualsiasi strepitosa impresa.
Scrisse Van der Mersche: "La salvezza dell'anima di un lavoratore vale assai di più di tutte le macchine con cui egli lavora, di tutti gli stabilimenti, le banche, le borse, di tutte le civiltà".
Questo è il pensiero di Gesù: "Che giova mai all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde l'anima?" (Mt 16,26).
Ed è anche il pensiero di Don Bosco: "La miglior opera che si possa che si possa fare al mondo è trarre le anime a Dio" (MB 1,442).; "Aiutami a salvare molte anime e prima, la tua" (MB ,620).
La Madonna vede le anime che si perdono e con insistenza divina ripete: "Penitenza! Penitenza! Penitenza!".
Così a Lourdes, così a Fatima. Ella vede l'angoscia del mondo e il dramma che in esso si sta giocando e indica nella preghiera l'arma invincibile: "Pregate, ragazzi; pregate!".
E' una Mamma che ci supplica: non possiamo restare insensibili. Le anime sono assetate di Gesù. Dissetiamole di Lui e della sua divina Mamma.

 D. Severino GALLO sdb,

Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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