MONASTERO DI RUVIANO, " ASCENSIONE DEL SIGNORE"

Jean Poyer: Ascensione, miniatura dal Libro d’Ore, 1490-1500 (Tours, France)

ASCENSIONE DEL SIGNORE
At 1, 1-11; Sal 46; Ef 4, 1-13; Mc 16, 15-20


Il racconto che Luca fa, in Atti, dell’ Ascensione del Signore, è racconto di una vera e propria “teofania”, di una manifestazione di Dio; una manifestazione che avviene con il celarsi di Gesù! Paradossale! Come sempre, nel mistero cristiano, tutto è paradossale!

Qui Dio si manifesta sottraendo la visibilità del Risorto ai discepoli, ma questa assenza subito si riempie di una parola che viene da Dio: Uomini di Galilea perché state a fissare il cielo? Questo Gesù che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo . A parlare sono “due uomini ” non meglio definiti da Luca (anche al sepolcro le donne avevano visto “due uomini ”! cfr Lc 24, 4) la tradizione ha voluto vedervi due angeli … per alcuni esegeti sarebbero di nuovo Mosè ed Elia (anch’essi così definiti da Luca nella scena della Trasfigurazione; cfr Lc 9,30) che sono venuti come testimoni all’appuntamento del “compimento ” dell’ Esodo … sì, perché qui l’Esodo è davvero compiuto! Se la passione è stata il tempo del deserto ora qui, con la Risurrezione e l’Ascensione, Gesù giunge con tutta l’umanità alla Terra promessa! La scena somiglia tantissimo al racconto della Trasfigurazione: in primo luogo c’è la nube, segno della gloria del Signore, nube che cela e rivela e, mai come in questo racconto, è così chiaro che essa celi ma poi si dipana una grande rivelazione.

I due uomini (siano angeli o Mosè ed Elia!…) invitano i discepoli disorientati (ancora un parallelismo con il racconto della Trasfigurazione!) a non rimanere fissi con gli occhi al cielo e questo perché c’è da attendere un ritorno e questa attesa non può non essere che nella storia, nel quotidiano … i discepoli devono tornare alla storia e anzi devono essere, nella storia, via di svolta, di “esodo” per tutti! Ai discepoli del Crocefisso Risorto non è consentita alcuna evasione dalla storia! Ormai questo “esodo” dell’umanità è incominciato, tanto che un frammento della storia, del tempo degli uomini, della loro carne è ormai presso Dio … Gesù è questo straordinario frammento di storia che è giunto a Dio compiendo tutto l’Esodo ed essendo promessa di pienezza! La Chiesa resta nella storia per essere seme di questo compimento! Un compimento che può avvenire solo in un modo: narrando Gesù ! D’altro canto Gesù era venuto per narrare al mondo il Padre e l’aveva fatto con le sue parole e la sua vita tutta donata; la Chiesa non può e non deve fare altrimenti, non può e non deve fare altro! Riceverà lo Spirito per essere serva di questo compimento .

Nella finale dell’Evangelo di Marco che oggi si ascolta è chiaro: i discepoli, nonostante la loro fragilità (sono gli Undici e non più i Dodici perché tra loro si era insinuato il tradimento e la morte, e sono stati incapaci di una fede pronta, infatti Gesù li rimprovera per questa loro povera fede!) sono inviati da Gesù risorto ad evangelizzare tutta la creazione ; mi pare significativo che Gesù non dica semplicemente “tutti gli uomini ” o “tutte le genti” (come viene detto in Matteo ) ma dica “tutta la creazione ”… è come dire che l’Evangelo, per la parola e la testimonianza degli Apostoli, debba permeare tutto il creato per trasfigurarlo; tanto è vero che gli stessi segni che essi devono fare, toccano con evidenza le cose create liberandole (scacciano i demoni!) e trasformadole da male a bene (i serpenti, il veleno, le malattie, la separazione tra gli uomini a causa delle “lingue ” diverse …)

Con l’ Ascensione allora inizia un tempo nuovo, il tempo in cui il seme che Cristo ha piantato nella storia deve iniziare a giungere a pienezza …

Anche la finale di Marco, come il racconto di Atti, sottolinea che inizia un tempo di assenza, ma subito quell’assenza è avvertita come presenza distesa e permanente … infatti il Signore opera con i suoi e conferma le parole degli Apostoli e questo dappertutto, ovunque …

Lo straordinario di questo mistero dell’Ascensione è che l’ Evangelo, frutto “a caro prezzo ” dell’amore trinitario, frutto “a caro prezzo ” della croce del Figlio, ora è affidato a povere mani di uomini … la conferma e l’operare di Cristo sono strettamente legate all’opera dei discepoli … se essi non vanno e non si compromettono l’ Evangelo resta “congelato” perché non annunziato, resta fermo perché ha bisogno delle loro gambe e della loro fatica … quando nei secoli i discepoli non hanno fatto questo, il mondo degli uomini ed il creato tutto ripiombano nelle loro vie di morte e di alienazione.

L’Ascensione, allora, deve accendere nei nostri cuori la “febbre” dell’evangelizzazione … non c’è cristiano che se ne possa sentir fuori … non c’è discepolo di Cristo che possa nascondersi dietro “altri ministeri” e altre urgenze! Nessun discepolo di Cristo ne può essere esentato!

Divenuti discepoli del Crocifisso Risorto non si può avere che un’ urgenza: gridare al mondo, con la vita e la parola, la grande speranza, indicare al mondo quella terra promessa che già ci appartiene perché “uno di noi”, Gesù di Nazareth, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio, già vi abita e, abitandovi, rimane contemporaneamente sempre con noi!

Credere nella Risurrezione è credere a questa terra promessa e tendervi con tutte le forze! Chi crede nella Risurrezione sa che c’è un’ urgenza: l’Evangelo! Sa che è un’ urgenza prima per lui stesso che ogni giorno deve decidersi per Cristo per poi mostrarlo al mondo senza arroganze e senza disprezzo.

A Cristo Gesù che tornerà la Chiesa dovrà consegnare questo mondo in cui essa è stata lasciata, un mondo da amare e da trasfigurare con la parola di salvezza e con la sua vita tutta fatta dono come quella del suo Sposo e Signore!



P. Fabrizio Cristarella Orestano

 Fonte:www.monasterodiruviano.it/


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