Don Marco Ceccarelli Commento X Domenica Tempo Ordinario “B”

X Domenica Tempo Ordinario “B” – 10 Giugno 2018
I Lettura: Gen 3,9-15
II Lettura: 2Cor 4,13-5,1
Vangelo: Mc 3,20-35
- Testi di riferimento: Lv 24,16; Dt 33,9; Is 28,7; 49,24-25; 53,12; 61,1; Ger 31,11; Os 9,7; Zc 13,3;
Mt 10,37; 12,28; Mc 1,7-8; 6,3; Lc 1,31.34-35; 2,49; 10,17-19; Gv 8,24.44.52; 10,20; 12,31; At
7,51; 26,18.24; Rm 8,29; 16,20; 1Cor 1,13; 2Cor 5,13; 11,3; Gal 4,4; Ef 2,2-6; 6,10-13; Col 1,13;
2,15; Eb 2,11-12.14-15; 6,4-6; 10,29; 1Gv 3,8; 4,4; Ap 12,7-11.17


1. Prima lettura. In questa domenica riprendiamo dopo un lungo periodo la lettura continuata del
Vangelo di Marco. E la riprendiamo con un paio di episodi e il relativo insegnamento di Gesù. Al
primo di questi episodi si lega la prima lettura. Si tratta di un passo del famoso racconto della disobbedienza
della coppia primordiale provocata dall’inganno del serpente (= demonio). In questo
passo si prende atto del fatto che l’uomo e la donna, avendo rotto la comunione con Dio a causa del
peccato, sono caduti vittime del dominio di satana. Ma si presenta anche la prima promessa di salvezza.
Nelle parole di Dio al serpente troviamo un annuncio che è stato definito come la prima buona
notizia, il primo vangelo; Gen 3,15: «Porrò inimicizia fra te e la donna e fra la tua discendenza e
la sua discendenza; essa ti stringerà (shuf) la testa e tu gli stringerai (shuf) il calcagno». La prima
parte del versetto può essere intesa in senso lato come un’eterna inimicizia tra la stirpe umana che
discende dalla donna e la realtà del male, dell’opposizione a Dio, personificata dal serpente simbolo
del demonio. Questa inimicizia si concretizza in una lotta, come specifica la seconda parte del versetto,
che occorre tuttavia intendere correttamente. Il verbo shuf, che viene usato per descrivere sia
l’azione contro il serpente che quella del serpente, non può essere tradotto con “schiacciare” (come
spesso si fa). Prima di tutto perché se si schiaccia la testa di un serpente questo muore, mentre ciò
non è il caso nel nostro testo. Inoltre, il verbo deve essere tradotto allo stesso modo nelle due ricorrenze;
e non si può certamente intendere che il serpente schiaccia il calcagno. Si tratta piuttosto di
quella “stretta” intorno alla testa del serpente che lo immobilizza e gli impedisce di nuocere, ma gli
lascia libera la coda per poter “stringere” con essa il calcagno di chi lo sta bloccando. Fuori di metafora,
possiamo interpretare che il demonio non viene ucciso, ma reso innocuo. E tuttavia occorre fare
attenzione, perché continua ancora a godere di una certa libertà di azione. Il serpente cercherà
sempre di insidiare il discendente della donna, perché fra i due ci sarà inimicizia eterna. Il protovangelo
annuncia dunque una salvezza dalla miserevole condizione in cui l’uomo si è cacciato a
causa del peccato. Una salvezza che ha la sua origine in Dio (“Porrò ...”). L’uomo necessita di una
salvezza che gli può essere soltanto donata da qualcuno; un qualcuno che deve essere comunque discendente
della donna, deve cioè appartenere alla stirpe umana. Se il male nel mondo è iniziato con
il peccato dell’essere umano che ha voluto farsi come Dio, la salvezza inizierà con Dio che si fa essere
umano.
2. Il Vangelo.
- Primo episodio.
• Fin dall’inizio di Mc abbiamo visto Gesù intraprendere la sua attività come una dimostrazione del
potere che egli ha contro gli spiriti impuri. Con la presenza sulla terra di Gesù, figlio di Dio (Mc
1,1) e figlio di donna (come ci viene detto nell’episodio successivo), si comincia ad attuare la fine
del dominio di satana sull’umanità. «Il motivo per cui è apparso il Figlio di Dio è per distruggere le
opere del diavolo» (1Gv 3,8). Egli lo può fare perché è detentore dello Spirito Santo. Con il potere
dello Spirito Gesù lotta e vince contro il demonio, e permette agli uomini di passare dal dominio di
satana al regno di Dio (At 26,18).
• Bisogna saper riconoscere chi è veramente Gesù. Per i familiari era un folle (v. 21), per gli scribi
era indemoniato (vv. 23.30). Egli è invece il “forte” di cui ha parlato il Battista (1,7). Non c’è altro
“forte” che possa fare quello che fa lui, che possa liberare gli uomini dalla schiavitù al peccato e al
demonio. In nessun altro c’è salvezza (At 4,12) da quel vero male che rende infelice l’uomo. Con
Cristo il regno di satana è sconfitto perché è arrivato il regno di Dio. Per il potere di Cristo gli uomini
vengono “liberati dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno del Figlio di Dio” (Col 1,13).
Questa è la vera salvezza, la vera liberazione dal male, ciò che permette di realizzare una umanità in
cui non regna più l’egoismo ma l’amore. Privarsi di questa possibilità, rifiutare colui che porta questo
regno, significa rimanere prigionieri della proprie passioni. Cristo ha potere su tutto, ha potere di
“sciogliere” da qualsiasi peccato; ma occorre permettere a tale potere di agire in se stessi. Per questo
se non si riconosce il potere dello Spirito di Dio si è “condannati” a rimanere nel proprio peccato
(Gv 8,24). Ritenere che l’unica medicina possibile per essere salvati (lo Spirito Santo) sia invece un
veleno (il Male stesso) preclude ogni possibile uscita da quel male; il peccato rimane “eterno” (v.
29). E di fatto c’è gente che si autocondanna ad una vita d’inferno pur avendo a disposizione la possibilità
di uscire da quell’inferno.
• Cristo ha lasciato il suo potere alla Chiesa. Quando invia i discepoli ad annunciare il regno Gesù
vede satana cadere dal cielo come la folgore (Lc 10,18-19); il suo dominio è finito. Non soltanto
Cristo è il “discendente della donna” che schiaccia la testa al serpente, ma lo sono altrettanto i suoi
discepoli. Per questo san Paolo afferma: «Il Dio della pace schiaccerà Satana sotto i vostri piedi in
fretta» (Rm 16,20).
- Secondo episodio. Come abbiamo già visto in precedenza, i Vangeli non riguardano soltanto la
storia di Gesù, ma anche in egual misura la storia della Chiesa. Fin da subito, fin dall’inizio del suo
ministero pubblico, Gesù ha preso con sé dei discepoli per “addestrarli” alla loro missione futura.
Gesù lascia la sua famiglia per formarne una nuova, la Chiesa, che dovrà continuare la sua identica
missione, quella di portare agli uomini il regno di Dio. Se il dragone di Ap 12,17 va a fare la guerra
contro il “resto della discendenza della donna”, è perché costoro, cioè i cristiani, da un lato sono coloro
che sono sfuggiti al suo regno e ora appartengono a quello di Cristo; e dall’altro perché essi
hanno ricevuto lo stesso potere di Cristo di liberare gli uomini dal dominio di satana. I cristiani sono
i fratelli e le sorelle di Gesù, sono la sua nuova famiglia, il “luogo” in cui Cristo continua a farsi
presente in mezzo agli uomini. Gesù ha lasciato il padre e la madre per unirsi in matrimonio con la
sua chiesa, per essere una cosa sola con lei.

Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it

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