MONASTERO DI RUVIANO, "NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA"

Giusto de Menabuoi (1330ca.-1390ca.) Natività del Battista; Padova, Battistero del Duomo.
NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Is 49, 1-6; Sal 138; At 13, 22-26; Lc 1, 57-66.80


Quest’anno il 24 di giugno cade di domenica e la Chiesa sostituisce la liturgia della dodicesima domenica del Tempo ordinario con la solenne memoria della Natività di Giovanni Battista.

Solo di due Santi la Chiesa celebra, oltre al giorno della morte, anche quello della nascita: di Maria, la Madre di Gesù e di Giovanni il Battista. Queste nascite sono cantate dalla liturgia come compimenti ed aurore di salvezza. In queste due nascite inizia una storia nuova che porterà l’umanità ad incontrare il solo nel cui nome c’è salvezza: Gesù (cfr At 4,12).

Mentre della nascita di Maria non c’è alcun cenno nel Nuovo Testamento (è narrata dagli apocrifi), quella del Battista è narrata e preparata dall’evangelista Luca con gran cura di particolari. Per il Nuovo Testamento è chiaro: Giovanni è il vero “preludio” a Gesù!

Certo, Maria è la Madre (e, oltre a Luca che ne mostra la grandezza della vocazione, Giovanni caricherà la sua figura di molteplici ed amplissimi sensi) ma Giovanni è il Precursore (Matteo, Marco e Luca) ed è il Testimone (Quarto Evangelo), è “l’amico dello Sposo che deve diminuire mentre lo Sposo deve crescere” (cfr Gv 3, 29-30).

Solo chi comprende ed accetta Giovanni – dice Gesù – può comprendere ed accettare l’Evangelo (cfr Mc 11, 27-33 e par.) perché solo chi ha capito ed accettato il suo battesimo di penitenza è entrato nella coscienza piena del proprio peccato e, conseguentemente, del proprio bisogno di salvezza! Per questo motivo Gesù, per concorde testimonianza dei Sinottici, non risponde circa la sua identità ed autorità a chi non si pronunzia sulla missione e vocazione di Giovanni. Di Giovanni Gesù stesso ha detto che “tra i nati di donna non è nato uno più grande di Giovanni il Battista” (cfr. Mt 11,11).

Cogliere Giovanni e la sua missione è allora davvero essenziale per la nostra comprensione della fede cristiana. Nel Battista si assommano e giungono a pienezza i ministeri profetici degli antichi profeti e l’abbiamo sentito anche ascoltando l’oracolo di Isaia che è la prima lettura di questa solennità; Giovanni è davvero l’ultimo prima del compimento definitivo in Gesù!

Lo stesso racconto della delle sue origini vuole dirci questo: è parallelo e somigliantissimo con i racconti di nascite prodigiose dell’Antico Testamento (per esempio quella di Samuele in 1Sam 1 o, ancora prima, quella di Sansone in Gdc 13) ed in più Luca pone in parallelo questo racconto della nascita del Battista con quello della nascita di Gesù. Giovanni è davvero la “porta” che dalla Prima Alleanza conduce alla Definitiva Alleanza, è davvero inizio dell’Evangelo!

Il testo evangelico di oggi “gioca” molto sul nome che questo bambino deve ricevere; l’ angelo Gabriele aveva annunziato a suo padre Zaccaria che il bambino doveva chiamarsi Jochanaan (“Dio fa misericordia”); un nome datogli prima della nascita, un nome che è la sua vocazione: dovrà aprire i cuori alla misericordia perché dopo verrà il Figlio di Maria che, prima della sua nascita, ha ricevuto il nome di Jehoshua (“il Signore salva”), per tendere la sua mano a salvare, a trarre fuori dalle tenebre di morte tutti gli uomini.

Il racconto di Luca è pieno di rimandi: già i nomi dei genitori di Giovanni sono sottolineati non senza un sottile rinvio ai significati di quei nomi: “Zaccaria” (“Dio si ricorda”) ed “Elisabetta” (“Il Signore è la mia sazietà”)…

Il nome di Zaccaria ci mette dinanzi la fedeltà del Signore che “si ricorda” di noi, della nostra miseria, del nostro bisogno di salvezza e questo nonostante la nostra difficoltà a credere, nonostante il nostro essere sordi ed incapaci di parola. Zaccaria – scrive Luca – divenne muto e sordo perché non prestò fede al compimento delle promesse di Dio che Gabriele gli annunziava (cfr Lc 1,20).

Anzi, divenne muto perché incapace di vero ascolto. Eppure con il suo nome, Zaccaria, continua a ripetere che “il Signore si ricorda”…

Elisabetta, con il suo nome, ci dice che già c’è una pienezza che può cominciare ad essere gustata e a cui ci si può abbandonare.

La Natività del Battista, dunque, con il suo accumulo di rimandi e significati ci conduce al volto di Colui che egli venne a proclamare presente nella storia, a cui venne a rendere testimonianza, a Colui a cui egli condusse tutta la Prima Alleanza della quale fu l’ultimo profeta. In Giovanni si “raduna” tutta la profezia, fino a quella di suo padre Zaccaria reso sordo e muto per essere segno profetico: la sordità dinanzi a Dio ed alle sue “impossibili possibilità” rende incapaci di dire parole di senso, rende incapaci di essere benedizione! Infatti, Zaccaria, uscito dal santuario, avrebbe dovuto benedire il popolo in attesa ma, reso muto dalla sua sorda incredulità, non potrà farlo (Luca terrà questa benedizione “in sospeso” per tutto l’Evangelo fino a quando la darà finalmente Gesù nell’ascendere al cielo!)… Zaccaria dovrà imparare il silenzio e contemplare nel silenzio l’opera di Dio e, reso obbediente dal silenzio, potrà di nuovo parlare ma non più con le sue parole insipienti ma solo con parole provenienti da Dio. Il Benedictus, il suo canto di lode che ogni mattina la Chiesa canta al sorgere del sole, è tutto un susseguirsi di espressioni della Scrittura; Zaccaria ora profetizza perché ha lasciato scorrere in sé il silenzio e la Parola gli ha martellato e plasmato il cuore.

Suo figlio Giovanni sarà uomo di una parola forte, schietta, appassionata; griderà le esigenze del Regno veniente con la franchezza di chi da quelle esigenze si è lasciato formare; anche Giovanni, scrive Luca, ebbe bisogno del silenzio del deserto per ascoltare la volontà di Dio su di sé e sulla storia e per farsene profeta: il bambino cresceva … e stava nei deserti fino al giorno della sua manifestazione ad Israele.

La figura luminosa di Giovanni oggi ci si presenta come “dito puntato” verso l’Agnello, ci conduce a Lui; non a caso la Chiesa pose la Natività del Signore al solstizio d’inverno, quando il sole “cresce” e quella del Battista al solstizio d’estate, quando il sole “decresce”: “Io devo diminuire e Lui deve crescere” (cfr Gv 3,30), disse Giovanni con l’umiltà e la verità dei veri profeti, degli uomini di Dio. Il Signore conceda alla sua Chiesa, oggi, uomini capaci di profezia con verità ed umiltà, senza protagonismi o arroganze ma con la passione bruciante per l’Evangelo ed il coraggio di pagare per questo un prezzo!

P. Fabrizio Cristarella Orestano
Fonte:http://www.monasterodiruviano.it/

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