Don Marco Ceccarelli, Commento XV Domenica Tempo Ordinario “B”
I Lettura: Am 7,12-15
II Lettura: Ef 1,3-14
Vangelo: Mc 6,7-13
- Testi di riferimento: 1Sam 8,7; Ne 5,13; Is 30,10; Ger 1,7; Ez 3,7; 18,30; Mt 8,34; 10,40-42;
28,19; Mc 1,27; 3,13-14; 12,14.32; 16,15-18; Lc 13,31-33; 22,35; Gv 15,20; At 4,18-20; 13,50-51;
16,15; 18,6; 26,20; Ef 2,19-20; 1Tm 2,4; 2Tm 2,25-26; Eb 10,26-31; Gc 5,14-15; 2Pt 2,6; Ap 9,20;
11,3
1. I profeti e il loro rifiuto. La prima lettura della domenica odierna è simile nella tematica alla prima
lettura di domenica scorsa. In entrambe si evidenzia da un lato la necessità del ministero profetico
e dall’altro il rifiuto di esso. Anche se i profeti non vengono ascoltati, o addirittura sono perseguitati,
Dio li invia comunque, perché il loro compito è necessario. «Ascoltino o non ascoltino sapranno
almeno che un profeta è in mezzo a loro» (Ez 2,5). Dunque, in ogni caso l’esistenza di un
ministero profetico nei confronti del popolo fa parte della volontà di Dio; e l’utilità di tale ministero
non viene compromessa nemmeno dal rifiuto che il profeta riceve. Questo vale anche nel Nuovo
Testamento e nel periodo della Chiesa, se pur con caratteristiche nuove (vedi sotto).
2. La nuova “famiglia” di Gesù.
- Occorre tenere presente che i Vangeli non sono libri riguardanti soltanto la storia di Gesù, ma
hanno a che fare ugualmente con la storia del cristianesimo e della Chiesa. Come nasce la Chiesa?
Non c’è un momento preciso (perché non c’è una distinzione precisa fra Cristo e la Chiesa). C’è invece
un percorso che va dal momento in cui Gesù lascia Nazareth e la propria famiglia d’origine per
formarsene una nuova con i suoi discepoli, fino all’evento di Pentecoste. Una tappa importante di
questo percorso è la costituzione del gruppo dei dodici discepoli, quelli che chiamiamo apostoli (Mc
3,13-19). Poiché la Chiesa sarà il “prolungamento” di Cristo sulla terra, dopo la sua glorificazione
in cielo, Gesù porta con sé questo gruppo di dodici uomini, per formarli ad essere il nucleo fondante
della Chiesa nascente. Essi vengono istruiti a fare le stesse cose che vedevano compiere da Gesù;
principalmente annunciare la venuta del regno e cacciare i demoni (Mc 3,14-15; 6,12-13). Dopo la
sua ascensione, Cristo continua sulla terra a compiere la sua opera tramite la Chiesa.
- Il Vangelo di domenica scorsa terminava con Gesù che si “meravigliava” dell’incredulità dei suoi
compaesani. Essi rappresentano in qualche modo quel popolo di Israele che, pur essendo “familiare”
del Signore, e quindi con una buona conoscenza di Lui, tuttavia rifiuta di credere. Così Gesù
inizia con una nuova famiglia – quei dodici che aveva chiamato perché stessero con lui (Mc 3,14) –
a convocare un nuovo popolo, coloro che diventeranno suoi fratelli e sorelle perché compiranno la
volontà di Dio (Mc 3,35). Quelli che erano i lontani, «esclusi dalla cittadinanza di Israele» (Ef 2,12)
diventeranno, grazie al sangue di Cristo, «concittadini dei santi e familiari di Dio edificati sopra il
fondamento degli apostoli e dei profeti» (Ef 2,19-20).
3. Continuazione della missione di Cristo.
- Il potere di Cristo. I dodici vengono inviati a fare esattamente quanto finora hanno visto fare da
Cristo: predicare (cfr. Mc 6,30) e scacciare gli spiriti impuri. In Mc 1,27-28 la predicazione di Cristo
è una forza che si impone sullo spirito impuro. Lo spirito impuro è lo spirito di menzogna, che
inganna riguardo la volontà di Dio. Il demonio è il padre di ogni menzogna (Gv 8,44) perché egli è
stato menzognero fin da principio (Gen 3,1ss.). Lo scopo del demonio è quello di spingere l’uomo
ad agire in opposizione alla volontà di Dio. Per questo lo inganna seminando menzogna. Chi è pieno
di spirito impuro non fa altro che credere alla menzogna e mentire, come nel caso di Anania a
cui Pietro si rivolge con tali parole: «Perché Satana ha riempito il tuo cuore perché tu menta allo
Spirito Santo?» (At 5,3). Avere il cuore riempito di Satana è come dire “essere in preda ad uno spi-
rito impuro”. Anania aveva mentito agli apostoli; ma poiché in loro è presente lo Spirito Santo, la
verità viene a galla. La menzogna non regge davanti alla Verità, come le tenebre davanti alla luce.
Così Gesù ha potere sullo spirito impuro perché è pieno di spirito puro cioè di Spirito Santo, lo Spirito
di verità (Gv 14,17; 15,26; 16,13); ed è per questo che «insegna la via di Dio secondo verità»
(Mc 12,14).
- Il potere della Chiesa. Quell’autorità del tutto particolare ed esclusiva che la gente riconosce a Gesù
egli la trasmette ai dodici. Essi vengono inviati per predicare con il potere (exousia) di cacciare i
demoni (Mc 3,14-15; 6,7). La exousia che permette ai dodici di cacciare gli spiriti impuri è la stessa
di Gesù, e ha a che fare con il suo insegnamento (cfr. 1,22.27; 11,28). Anche nel loro caso le due
attività sono correlate. L’annuncio del regno e l’insegnamento della verità da parte dei discepoli ha
la stessa efficacia di quello di Cristo. Il regno del demonio, principe del mondo (Gv 12,31; 14,30;
16,11) viene sconfitto dall’avvento del regno portato da Cristo presente nei suoi discepoli. Se i demoni
vengono cacciati “significa che il regno di Dio è giunto a voi” (Mt 12,28). Gli uomini vengono
fatti passare, attraverso la Chiesa, dal potere di satana a Dio (At 26,18). I dodici, rappresentanti
della nuova famiglia di Gesù, di quella Chiesa che è il nuovo popolo di Dio, ricevono la stessa autorità
del loro maestro. Con loro continua a propagarsi l’insegnamento autorevole di Gesù che ha il
potere di far venire alla luce la verità e disperdere le tenebre della menzogna diffusa dagli spiriti
impuri. In questo consiste la missione profetica della Chiesa.
4. La missione profetica della Chiesa.
- Nella sinagoga di Nazareth Gesù aveva dichiarato implicitamente di essere un profeta (Mc 6,4). Il
profeta è innanzitutto colui che annuncia la volontà di Dio, che chiama il (proprio) popolo alla fedeltà
a Dio. Gesù è il profeta in quanto rivela con il suo insegnamento la via di Dio. Ma Gesù chiama
e invia i dodici a fare lo stesso. Queste due azioni vanno sottolineate, perché chi ha l’autorità di
chiamare e inviare dei profeti è solo Dio. I profeti vanno a predicare e ad affrontare l’eventuale rifiuto
e persecuzione proprio in forza della loro consapevolezza di stare obbedendo ad un comando
divino. Allora Gesù con queste azioni di “chiamare” e “inviare” i dodici sta a dire che lui stesso ha
questa autorità; sta a dire che lui stesso è Dio. È quanto dichiarato in Gv 20,21: «Come il Padre ha
mandato me, così io mando voi». I dodici sono allora chiamati a partecipare alla stessa missione
profetica di Cristo che consiste nell’insegnare con verità la via di Dio (Mc 12,14) a tutte le genti
(Mt 28,19). Chi rifiuta gli apostoli rifiuta Cristo. Non si può pensare di arrivare alla conoscenza della
piena volontà di Dio senza la perfetta rivelazione portata da Cristo e continuata dalla Chiesa. Se
Gesù «cominciò ad inviare» (Mc 6,7) è perché dopo ha continuato e continuerà a farlo. La Chiesa
continua fino alla fine dei tempi la missione profetica che Dio ha voluto porre in mezzo all’umanità
affinché gli uomini possano conoscerlo.
- Come Cristo è stato fedele alla verità rivelata così lo deve essere la Chiesa. Cristo profeta continua
la sua presenza nel mondo e la sua missione di far udire la voce del Padre attraverso la missione
profetica della Chiesa. Essa fa questo nella consapevolezza che è assolutamente necessario per il
bene dell’uomo far conoscere la verità, perché senza di essa non è possibile non solo la giustizia,
ma la semplice convivenza umana. La Chiesa non ha la proprietà della verità e nemmeno può, come
nessuno, fabbricarla. Proprio per questo, come deve fare ogni uomo di fronte alla verità, non può
che riconoscerla, accoglierla con gratitudine, ed esserle fedele, ben sapendo che Dio l’ha rivelata in
una persona che è il suo Figlio Gesù Cristo e che vuole farla conoscere a tutti gli uomini, come afferma
1Tm 2,4: «(Il nostro Dio) vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza
della verità». La missione profetica della Chiesa si esprime in questo irrinunciabile servizio alla verità,
attraverso la conoscenza della quale gli uomini possono salvarsi.
- «Con profonda commozione ascoltiamo Cristo stesso, quando dice: “La parola che voi udite non
è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14,28). In questa affermazione del nostro Maestro
non si avverte forse quella responsabilità per la verità rivelata, che è «proprietà» di Dio stesso, se
perfino Lui, «Figlio unigenito» che vive «in seno al Padre» (Gv 1,18), quando la trasmette come
profeta e maestro, sente il bisogno di sottolineare che agisce in piena fedeltà alla sua divina sorgente?
La medesima fedeltà deve essere una qualità costitutiva della fede della Chiesa, sia quando
essa la insegna, sia quando la professa … Di conseguenza, siamo diventati partecipi di questa mis-
sione di Cristo-profeta e, in forza della stessa missione, insieme con Lui serviamo la verità divina
nella Chiesa» (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, n. 19).
Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it/
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