Alessandro Cortesi op, "Questo linguaggio è duro chi può intenderlo?".


XXI domenica ordinario B – anno B – 2018
Gs 24,1-18; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69

La grande assemblea di Sichem è momento di ritrovarsi di un popolo che ha compiuto il cammino dell’esodo. Entrati nella terra promessa, si presenta una nuova situazione che richiede una scelta. Su quali basi costruire un futuro comune? "Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire". E’ sempre presente la possibilità di seguire idoli vani. La domanda di Giosuè giunge al termine di un discorso in cui sono state ripercorse le tappe di una storia in cui Israele ha incontrato Dio vicino e liberatore. Segue la risposta non di individui isolati ma di un popolo che si ritrova accomunato in una direzione di fondo e assume una attitudine di responsabilità. "Lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dèi! Perché il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i nostri padri dal paese d'Egitto... Perciò anche noi vogliamo servire il Signore perché egli è il nostro Dio". Il 'noi' di questa risposta indica una identità posta senza relazione, in modo egoistico e sganciato dall’assunzione del farsi carico degli altri. Essa trova le sue radici in una storia di liberazione e si orienta al futuro come fedeltà. Implica la scelta di vivere nella logica della liberazione e di farsi responsabili per gli altri popoli e per le vittime dell’oppressione. A Sichem si attua il passaggio della fede, è rinnovata l'alleanza: è una scelta di libertà per servire il Dio che si è fatto per primo incontro. Ma nel cammino di servire Dio il popolo sarà sempre rinviato allo sguardo del suo cammino di liberazione e ad assumere lo stile di Dio che ha ascoltato il grido delle vittime.

Nel IV vangelo le parole di Gesù provocano difficoltà e scandalo: "Questo linguaggio è duro chi può intenderlo?". Gesù chiede di passare ad un nuovo registro di intendere nell'affidarsi allo Spirito: "E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita". Le sue parole indicano un cammino di conversione. C’è un modo di intendere le cose e la vita secondo la carne dove tutto è basato sulle risorse e sull'intelligenza umana. Gesù propone un modo nuovo di conoscere che fa scorgere dimensioni nuove, nell'affidamento alla sua parola. Solo la forza dello Spirito rende possibile tutto questo. Lo Spirito insegnerà ogni cosa. Gesù chiede ai suoi di scorgere nel segno del pane la sua vita, la sua carne e il suo sangue versato per la vita del mondo.

Di fronte a queste parole annota Giovanni "molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui", ed anche i dodici vivono la difficoltà. 'Volete andarvene anche voi?'. Simon Pietro risponde: 'Signore da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio'. Nell’esperienza del rapporto con Gesù, nell’accogliere la sua testimonianza nel suo percorso di vita si fonda la possibilità di affidarsi a lui e di seguirlo. Nelle parole di Pietro è racchiuso il senso di affidamento allo Spirito, quale atteggiamento di 'credere e conoscere' in modo nuovo Gesù.

Alessandro Cortesi op

Fonte:alessandrocortesi2012

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