MONASTERO DI RUVIANO"ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA"

Arcabas: Assunzione della madre di Dio
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA


Ap 11, 19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15, 20-27a; Lc 1, 39-56



Maria: viaggio pasquale dell’umanità! Maria: segnata da una vocazione ed elezione, la accoglie in pienezza, offre la sua carne perché sia “luogo” di Dio per la storia, vive nella gioia e nella gratitudine, attraversa le ore del dolore, anche quello lancinante e incomprensibile della croce del Figlio, attraversa il buio sentiero della morte, giunge tutta alla vita, all’eterno, alla piena e totale trasfigurazione.

E’ la vicenda di Maria, la Madre del Signore; la sua vicenda non dissimile da quella d’ogni credente.

In questo mistero dell’Assunzione, Maria ci è offerta allora non come semplice luogo del privilegio ma come icona completa del nostro viaggio pasquale, del nostro esodo da noi per abbandonarsi alle vie di Dio, vie che conducono nello spazio della divinizzazione!

Il queste domeniche dell’anno B stiamo leggendo il discorso del Pane di vita nel capitolo sei dell’Evangelo di Giovanni e lo stiamo leggendo invito a quell’esodo pasquale che Gesù chiede di compiere ai suoi discepoli. In tal senso questa festa solenne dell’Esodo di Maria è quanto mai illuminante! In lei ci è data una straordinaria compagna di viaggio, una profezia e una promessa.

L’Assunzione è la Pasqua di Maria!

 L’Assunzione non è altro che la risurrezione di Maria! Cosa altro è se non la divinizzazione della sua umanità? Non nella logica del privilegio ma della promessa per tutti gli uomini!

L’Assunzione è, possiamo dire, il “contrario” dell’Incarnazione, o meglio, è icona del “viaggio di ritorno” dell’Incarnazione: se, infatti, nell’Incarnazione Dio si umanizza, qui vediamo, come in Cristo, l’uomo che viene divinizzato!

La carne di Maria, tutto ciò che Ella era, è stata assunta in Dio. Anche Maria, come il Figlio suo, è primizia – come ha scritto Paolo nel testo della Prima lettera ai cristiani di Corinto – anch’essa è caparra ulteriore, promessa di speranza!

Sentiamo fortemente in questo mistero il profumo della gratuità: sì, l’ Assunzione in sé sarebbe “inutile”: già tutto, infatti, ci era stato detto e donato in Cristo Gesù; bastava la sua carne già nell’eterno di Dio! Maria è dunque un grido ed una carezza ulteriori con cui Dio parla alla sua Chiesa ed al mondo.

Maria, terreno del gratuito, del traboccante, Maria terreno di una rivelazione e di un appello di Dio a tutti i “figli di Eva”, alla Chiesa!

Il testo di Apocalisse che oggi la liturgia ci propone ci mostra l’ Arca Santa che splende come segno di luce … l’Arca era il luogo della presenza di Dio, luogo santissimo ed intangibile (cfr 2Sam 6,6-7) in cui la presenza di Dio accompagnava il popolo; per l’autore dell’Apocalisse l’Arca è la Chiesa che contiene e custodisce Cristo per la storia, l’Arca Santa è la donna vestita di sole perché la Chiesa è rivestita di Cristo (cfr Gal 3,27), ha pienezza di missione (le dodici stelle in cui il “dodici” e numero di pienezza), è chiamata ad attraversare i secoli ( la luna sotto i suoi piedi: per la mentalità ebraica la luna è segno del “tempo” in quanto questo si misurava con i cicli lunari); è la donna vestita di sole  che partorisce il Messia (e allora è chiaro come Maria è “icona” della Chiesa) alla storia ma, nella storia, trova ostacolo e persecuzione; infatti il drago si avventa contro di lei come si avventò sul Figlio inchiodandolo alla croce; da allora, da quando il Figlio fu rapito verso il cielo, la donna-Chiesa vive nel deserto della storia custode d’una promessa di eterno; vive nel deserto perché chiamata a fuggire la mondanità di cui il drago è principe e signore. La meta della donna è però il grembo di Dio. Ella vive nel deserto che è la storia e vive nella lotta ma ha fissa la speranza “là dove  si trova Cristo assiso alla destra di Dio” (cfr Col 3,1).

Ed ecco come è chiaro l’Evangelo di questa solennità di Maria Assunta al cielo: sì, un Evangelo anche se non è nel libro dell’Evangelo! E’ una lieta notizia che colma di luce i nostri deserti, che riempie di canto la storia. Il passo dell’Evangelo di Luca ci ha, infatti, fatto sentire il Magnificat che la Chiesa subito fece diventare il proprio canto e ad ogni tramonto lo intona per lodare Colui che nel deserto della storia, nelle contraddizioni della storia, la fa capace di beatitudine e di amore, di Colui che, nel deserto, è fedele alle sue promesse.

Maria allora oggi è per la Chiesa “estasi” da sé per respirare nell’esteso spazio dell’eterno; Maria ci dice che la storia non è meta della storia! Meta della storia è l’eterno, meta della storia è il grembo trinitario di Dio: un grembo che attende tutta la nostra carne di uomini, come il grembo di Maria si offrì all’Eterno per dare carne al Figlio che in Lei si fece uomo!

E’ così: il Dio che in Maria si fece uomo, in Maria ci proclama che ogni uomo ha la vocazione ad essere Dio!

E’ vertiginoso ma è questo l’Evangelo del Risorto! E oggi è giorno di risurrezione!



Padre Fabrizio Cristarella Orestano

Fonte:http://www.monasterodiruviano.it/

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