Monastero Domenicano Matris Domini Lectio XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)


Monastero Domenicano Matris Domini  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)


  Visualizza Gv 6,60-69
Collocazione del brano
Con questo brano ha termine la nostra lettura estiva del capitolo 6 di Giovanni, dedicato al grande discorso sul pane di vita. Gesù è stato molto chiaro: è necessario credere in Lui e mangiare il suo corpo per avere la vita, perché la Parola di Dio non sia pane che dà di nuovo fame, perché la vita non finisca con la morte. Il discorso che egli fa però è duro e suscita critiche e mormorazioni. In questo brano finale molti discepoli se ne vanno. Questa situazione viene chiamata “crisi galilaica”. Gesù è radicale e invita tutti a decidere se continuare a seguirlo o meno. Pietro pronuncia qui la sua professione di fede.

Lectio
In quel tempo 60molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?".
Siamo nella sinagoga di Cafarnao (v. 59). Gesù ha appena finito il suo discorso sul pane di vita. Nei brani precedenti era la folla a mormorare e a criticare. Ora anche i discepoli di Gesù cominciano a dubitare e a vacillare. Giovanni ci mette così in guardia. Non basta aver aderito a Gesù, bisogna perseverare fino alla fine, seguire il suo itinerario fino alla morte e risurrezione, approfondire la propria fede, nella conoscenza di Gesù.
I discepoli avevano accettato che Gesù fosse l'inviato promesso da Dio, ma inciampano davanti alla sua pretesa di essere il Salvatore del mondo e di realizzare grazie alla sua morte, la piena comunione degli uomini con Dio. Essi trovano duro il discorso. Lo hanno capito ma non possono crederci.

61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: "Questo vi scandalizza?
Gesù sa leggere nel cuore degli uomini e contesta il comportamento dei suoi discepoli. Essi sono scandalizzati, cioè urtano contro la pietra di inciampo. Sono simili a quanti in antichità hanno mormorato nel deserto.
62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
Se Gesù tornasse al cielo, lo scandalo sarebbe rafforzato oppure rimosso? Gesù pone i suoi ascoltatori davanti a un dilemma. Risalire al cielo corrisponde al compimento della sua missione. Come ricordava Isaia 55,11, la parola di Dio ritorna a Lui dopo aver compiuto ciò per cui è stata mandata. Gesù stesso dopo la risurrezione dice a Maddalena di non trattenerlo perché deve salire al Padre (Gv 20,17). Vedere Gesù tornare al cielo è possibile però solo per chi ha fede. Per l'incredulo ciò significherebbe solo la sua scomparsa dal campo visivo. Quindi tale segno non cambierebbe niente.

63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla;
Senza attendere risposta Gesù dà lui stesso la chiave di interpretazione del suo discorso parlando dello Spirito. La prima frase oppone lo Spirito vivificante alla carne vana. Secondo la tradizione biblica la carne indica la condizione terrestre dell'uomo nella sua precarietà: solo il soffio di Dio dà consistenza al suo essere. Posta in relazione con lo Spirito, la carne denota l'incapacità dell'uomo di comprendere la Parola di Dio. La carne può essere anche una ripresa di 6,51: il pane che io darà è la mia carne per la vita del mondo. I mormoratori non lo avevano accolto perché erano chiusi all'azione dello Spirito.

A un altro livello lo Spirito riporta al mistero dell'eucaristia. Giovanni mostra che non si riceve realmente la vita data nel corpo di Cristo se mediante lo Spirito non si percepisce chi egli è. Senza la fede personale animata dal dono dello Spirito non vi può essere vita sacramentale che attualizza l'incontro con il Signore vivente.

le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita.
In questa seconda frase Gesù mette in rilievo la natura “spirituale” delle parole che traducono la sua Parola. La chiave del discorso sul Pane della vita è l'ascoltarlo tutto intero, proferito secondo la potenza dello Spirito, da cui dipende la nuova nascita. L'identificazione tra le parole di Gesù e lo Spirito vivificante è di tipo dinamico. Le sue parole che vengono dall'alto producono la vita nel senso pieno. E' ciò che Pietro dichiarerà tra poco “Tu hai parole di vita eterna”.

64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
Le parole di Gesù però lasciano liberi i suoi interlocutori. Tanto è vero che ci sono coloro che non credono e Gesù lo riconosce subito. Il Rivelatore si trova di fronte all'ostacolo della libertà che si rifiuta. Questo rifiuto è segno premonitore del tradimento di uno solo. Egli prende atto di questa tragica realtà e la domina, assumendo il proprio destino.

65E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre".
La libertà dell'uomo nell'aderire o meno alla fede si concretizza nella sua chiusura o apertura verso l'attrazione che è esercitata dal Padre. E' Lui che supera ogni attesa dell'uomo, la profondità del suo desiderio. In forza di questa azione Gesù può anche sopportare l'infamia del tradimento di uno dei suoi.

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Questo abbandono prefigura quello che avverrà al momento dell'arresto e della condanna di Gesù. D'altronde questo era il momento giusto. Gesù nel discorso del pane ha manifestato l'intero arco del suo itinerario di Salvatore.

67Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?".
La cerchia si restringe sempre più. Dalla folla ai discepoli, dai discepoli ai Dodici. Il momento è drammatico, anche i più vicini a lui potrebbero abbandonarlo. Sembra che Gesù suggerisca loro di tornare a casa e riprendere la vita di prima. La precisazione “anche voi” sottolinea il legame forte che si era creato con questo manipolo di uomini. Anche loro devono fare una scelta precisa.

68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
In queste parole Giovanni sembra riprendere in parte la confessione di fede a Cesarea di Filippo narrata dai Sinottici. Pietro è il capo del gruppo e parla a nome di tutti. La sua è una risposta retorica “Da chi andremo?”. Non possiamo andarcene anche noi. Essi si impegnano senza riserve. Le parole di Gesù sono parole di vita eterna. Pietro riprende il discorso appena terminato da Gesù.

69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".
Si riprende un dialogo tra Gesù e i suoi interlocutori: tu hai parole, tu sei il santo... Pietro dichiara che la loro fede è frutto e fonte di un'esperienza, abbiamo creduto vivendo con te abbiamo conosciuto chi sei veramente. L'espressione Santo di Dio non fa parte dei soliti appellativi riguardanti Gesù. Risale al salmo 16 nella traduzione dei Settanta, ripreso in Atti 2,27 (né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione). Dichiara la profonda intimità tra Dio e l'orante, cioè tra il Padre e il Figlio.

Meditiamo
- Mi è mai capitato di trovare “dura” qualche pagina di Vangelo? Come ho vissuto questa esperienza?
- Mi sono mai accorto della presenza dello Spirito che mi permetteva di conoscere più profondamente il Signore?
- Ho mai pensato di andarmene anche io? Per quali motivi? Dove sarei andato?

Preghiamo
O Dio nostra salvezza, che in Cristo tua parola eterna ci dai la rivelazione piena del tuo amore, guida con la luce dello Spirito questa santa assemblea del tuo popolo, perché nessuna parola umana ci allontani da te unica fonte di verità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Fonte:www.qumran2.net

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