Don Marco Ceccarelli, Festa della Santa Famiglia “C”

Festa della Santa Famiglia “C” – 30 Dicembre 2018
I Lettura: 1Sam 1,20-22.24-28
II Lettura: 1Gv 3,1-2.21-24
Vangelo: Lc 2,41-52
- Testi di riferimento: Gen 37,11; 1Sam 2,26; Pr 3,4; Is 11,2-3; Dn 7,28; Mt 2,23; 26,55; Mc 1,22;
3,35; Lc 1,65; 2,18-21.33; 4,22; 8,19-21; 9,44-45; 9,60; 18,34; Gv 3,30; At 9,22; Ef 4,13; 2Cor
9,10; Col 1,10; 2,2-3; 1Ts 3,12; 4,10; 2Pt 3,18

1. La festa della Santa Famiglia ci dà la possibilità di contemplare un aspetto importante di questo
tempo natalizio. Oltre alla dimensione “verticale” del Natale – Dio è disceso sulla terra – è presente
anche una dimensione “orizzontale”: Dio è presente e agisce in mezzo agli uomini nel contesto di
un nucleo familiare. Dio ha scelto di manifestarsi in mezzo agli uomini attraverso quella struttura
semplice e fondamentale che è la famiglia (e non sia superfluo affermare che trattasi di quella famiglia composta di un padre, una madre e dei figli). Perciò come all’inizio del genere umano sta una
famiglia e come ugualmente all’inizio della storia della salvezza sta una famiglia, lo stesso avviene
al compimento di tale salvezza. Per Dio la famiglia è e rimane essenziale anche nel momento in cui
si realizza quella redenzione che solo Lui può operare. Non si può bypassare la famiglia.
2. Il passaggio dalla famiglia terrena a quella divina.
- Potrebbe essere questo il tema chiave della liturgia odierna. Nelle tre letture odierne si può notare
infatti un tale passaggio. Nella prima Samuele fisicamente lascia la sua famiglia per passare al servizio di Dio. Nella seconda si mette in evidenza la nuova figliolanza che hanno ricevuto i credenti
(Gv 3,1-2), i quali si trovano dunque a far parte della nuova famiglia divina. Nel Vangelo Gesù dichiara di appartenere ad un’altra famiglia. Possiamo dire che la famiglia cristiana ha il compito di
far passare i figli nella nuova famiglia che è il corpo di Cristo, l’insieme di tutti i battezzati.
L’unione e la comunione che si instaura tra i battezzati, coloro che sono rinati dall’alto, che sono
generati da Dio, è un vincolo più forte di qualsiasi legame umano. Anche i familiari terreni sono innanzitutto nostri consanguinei in Cristo. L’appartenenza al corpo di Cristo supera l’appartenenza alla propria famiglia umana. La famiglia cristiana ha il ruolo di far crescere nei figli, ma anche nei
genitori, la coscienza di questa appartenenza.
- La famiglia cristiana fa dunque parte di una famiglia più grande e importante che è la Chiesa, il
popolo di Dio, e ne condivide la vita, come si fa in ogni famiglia, nei vari aspetti, felici e dolorosi.
Questo non è solo un modo di dire o una teoria, ma una chiamata essenziale dovuta al battesimo.
Non c’è famiglia cristiana che non sia inserita in una comunità ecclesiale. E l’inserimento implica
molto di più che una semplice visita domenicale alla parrocchia. Significa sentirsi partecipi gli uni
degli altri, come le membra di un corpo partecipano le une delle altre. La famiglia ha la missione di
introdurre tutti i suoi membri e di farli crescere in questa comunione ecclesiale. Ha la missione di
insegnare ai figli a “stare nelle cose del Padre”, cioè a fare la volontà di Dio; ha la missione di far
conoscere ai figli il Padre celeste e la priorità che ad Egli si deve. La Santa Famiglia era inserita
profondamente nella vita cultuale del suo popolo e nell’osservanza della torah, la legge di Dio. Gesù è cresciuto in sapienza, età e grazia attraverso questa partecipazione. La famiglia di Cristo sarà
composta da coloro che fanno la volontà di Dio (Mc 3,35).
3. Il Vangelo.
- Il dialogo fra Maria e Gesù (Lc 2,48-49). È certamente sorprendente, quasi imbarazzante, questo
dialogo in cui appaiono elementi inaspettati. Soprattutto la risposta di Gesù, un bambino di dodici
anni, ha dell’incredibile. Dire ai genitori «Perché mi cercavate?», dopo che essi lo avevano cercato
angosciati, è certamente qualcosa che difficilmente si riscontra in qualsiasi genere di letteratura, sacra o profana. E la seconda domanda, «Non sapevate che devo stare nelle cose del padre mio?», è
ancora più irritante della prima. Tuttavia bisogna tenere presente che i vangeli dell’infanzia in Luca
sono carichi di “semiologia”, di segni, di simboli, che servono a richiamare e ad insegnare qualcosa.
Gesù compie un segno con cui afferma la sua consapevolezza di essere figlio di un altro Padre, diverso da Giuseppe. La reazione di Maria infatti è simile a quella che fa seguito all’episodio dei pastori: pur non capendo custodisce in cuor suo quelle parole. Il fatto che Gesù non sta compiendo una
azione “ribelle” è che torna a casa e sta sottomesso ai suoi, pur avendo manifestato di sapere bene di
chi è figlio. Anche se non è la cosa che si ricorda maggiormente di Maria, non va lasciato inosservato il serio rimprovero che ella rivolge a Gesù. In un tempo, quello odierno, in cui spesso i figli sono
lasciati senza correzione, questa azione della Vergine dovrebbe essere rivalutata.
- La crescita in sapienza, età e grazia (Lc 2,52). Anche Cristo ha dovuto affrontare una crescita, è
dovuto diventare adulto per compiere la sua missione. Possiamo vedere in questo lo “sviluppo”
(prokopto) che coinvolge le tre componenti dell’essere umano: corpo, anima (razionale) e spirito.
Anche prima dei dodici anni Gesù si era alimentato in sapienza (cfr. Lc 2,40) se è vero che quelli
che lo ascoltavano nel tempio «rimasero stupiti della sua intelligenza e delle sue risposte» (Lc 2,47).
C’è una crescita nel fisico, nell’intelletto, nello spirito. Possiamo dire che lo sviluppo corporeo è
quello più facile, perché il nutrimento fisico è più istintivo, immediato. Non è così immediato per le
altre componenti. Occorrerebbe sentire “fame” anche dal punto di vista mentale e spirituale. In realtà questa fame si sente, ma non è sempre così facile identificarla e indirizzare il nostro “appetito”
verso il giusto nutrimento. Spesso si vedono persone che soffrono un disagio, ma non si rendono
conto che il loro spirito sta richiedendo qualche cibo sostanzioso e adeguato. Vanno sì in cerca di
qualcosa che calmi quella loro fame, ma si rivolgono a cose sbagliate che li lasceranno più affamati
di prima. Il divertimento, di qualsiasi genere, è una forma di nutrimento effimero per lo spirito. Ne è
prova il fatto che di solito ci si sente più vuoti e frustrati di prima. C’è una inquietudine nel nostro
spirito che non si calma finché non si trova Dio. Dovremmo preoccuparci di come nutriamo il nostro spirito più che del cibo fisico. La stessa cosa vale per la mente. Questa in genere è più alimentata dello spirito, ma il più delle volte molto male. Possiamo dire che spesso lo spirito è vuoto, e la
mente piena di stupidaggini. La mente ha bisogno di sapienza. Lo spirito ha bisogno di sentirsi amato, capito per quello che è veramente; e questo lo può fare solo Dio. Lo spirito ha bisogno dello Spirito Santo, dello Spirito divino che ci parla le parole di Dio. È la parola di Dio che nutre lo spirito.
Le parole di Cristo sono spirito e vita (Gv 6,63). Come per Cristo, anche per i cristiani c’è una crescita nelle cose di Dio, nella conoscenza di Dio, nella sapienza e nella carità. Questa crescita ha inizio e sviluppo all’interno della famiglia, prima come figli e poi come genitori. Siamo chiamati a far
crescere i nostri figli in sapienza, età e grazia, rispettando anche quel rapporto unico e personale che
ciascuno ha con Dio. È la famiglia il luogo primario in cui questo si attua. E la famiglia ha la missione di attuarlo non secondo le proprie idee e aspettative, ma secondo la volontà di Dio, secondo
quella famiglia che è la Chiesa.
- Maria custodisce in cuor suo (Lc 2,51) le cose che non comprende (Lc 2,50). Quando si ha a che
fare con Dio è normale che ci siano cose che non si capiscono. Le vie di Dio e i suoi pensieri sono
distanti dai nostri come il cielo dalla terra (Is 55,9). Anche certi eventi presenti nella nostra esistenza possono essere delle “parole” di Dio (il termine rema nel v. 50 significa entrambe le cose), e a
volte parole indecifrabili. L’atteggiamento di Maria è quello del discepolo che impara non a ribellarsi o a protestare, ma a custodire fiduciosamente tali parole cercandone una interpretazione, così
come nell’episodio dei pastori (Lc 2,19). Dei vari personaggi adulti che fanno parte dei racconti
dell’infanzia, Maria sarà l’unica presente anche nel resto del Vangelo. La vita e la missione di Gesù
riveleranno il senso di quanto prima era incomprensibile.
4. Nella Santa Famiglia si contempla ciò che significa aver dato la propria vita ad un altro. Nessuno
fa la propria volontà, ma quella di un altro, che alla fin fine è Dio stesso. La Santa Famiglia è una
famiglia “aperta”, cioè disponibile alla volontà di Dio. Non è una realtà chiusa, accartocciata su se
stessa, preoccupata di sopravvivere, di risolvere i piccoli problemi quotidiani, senza vedere la grandezza della missione a cui è chiamata. Essi vivono in contemplazione del progetto divino che va
svolgendosi nella loro vita e attraverso la loro vita; un progetto che, pur non capendo tante volte,
vanno tuttavia assecondando.

Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it


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