FIGLIE DELLA CHIESA, LECTIO IV Domenica di Avvento

IV Domenica di Avvento
 Lun, 17 Dic 18  Lectio Divina - Anno C

Siamo ormai alla vigilia del Natale: tutto è pronto, o quasi. Oggi, ad accompagnarci nell’ultimo tratto di strada, troviamo Elisabetta. Luca ci presenta un racconto con due splendide protagoniste, Maria ed Elisabetta; ed è proprio Elisabetta a pronunciare il più bel ritratto della Madonna di tutte le Scritture, con quel “Benedetta tu fra tutte le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Elisabetta è una donna illuminata dalla fede, che, nello Spirito, diventa lode a Dio.

Nella sua fede aperta alla speranza, alla conversione e allo stupore, Elisabetta è un modello per tutti i cristiani, soprattutto in questo momento ormai vicino al Natale, in cui i molti rumori rischiano di soffocare il valore del dono e della festa.

Tutti i segni sono compiuti: Elisabetta ha avuto un figlio, ora il bimbo che porta dentro di sé ha sussultato all’arrivo di Maria. Davvero la nascita del Messia è vicina.

E noi? Sappiamo accoglierla? Come ci prepariamo? Troveremo la forza di reagire come Elisabetta, capace di cogliere i segni e di trasformarli subito in lode a Dio? L’invito è chiaro: aprire il cuore alla grazia, lasciare che lo spirito entri dentro di noi, ci riempia della luce del Natale e renda noi stessi capaci di illuminare.

Rallegriamoci con Elisabetta, il Signore è vicino!

Contempliamo Maria mentre frettolosa va da Elisabetta portando il Cristo, per nulla distratta dal suo tesoro, dominata da Colui che porta in grembo. Ispirati da questo sguardo devotamente riservato vivremo e andremo incontro al Signore, e lo annunceremo, prima con il mistero della nostra vita contenta, ricca di vero bene e poi con le parole della nostra bocca.

Chiediamo al Signore che viene di dire la nostra fede come Maria che sa credere e mettersi in viaggio e lodare, come Elisabetta che sa benedire, come Giovanni che sa danzare.

v.39: "In fretta". Maria si incammina immediatamente verso la casa di Elisabetta dopo aver accolto con gioia l'annuncio della sua prossima maternità e dopo avervi dato l'assenso; si muove con sollecitudine affrontando tutti gli imprevisti e i pericoli del viaggio ormai investita dalla presenza sconvolgente del Signore.

Ella si dirige rapidamente verso il villaggio in Giudea, perché la grazia ricevuta da sua cugina Elisabetta, che diventerà mamma, la riempie di gioia. Maria è una donna concreta: ha ascoltato e riflettuto, ora agisce. La grazia dello Spirito Santo non ammette lentezze. Così si reca da Elisabetta e si ferma, lei giovane, ad aiutare l’anziana parente.

vv.40-45: Due donne nell'attesa d'essere madri, abitate da figli speciali, si incontrano ed è un incontro di gioia! Esse sono due santuari: casa di Dio e casa dell'umanità nuova, grembo carico di cielo e di futuro.

Il saluto di Maria ha un effetto sorprendente su Elisabetta e sul bambino. Tutti e due sono riempite di Spirito Santo. Elisabetta accoglie Maria nello spirito della fede: esulta alla sua presenza e non esita a riconoscerla "Madre del mio Signore", (Kyrios, titolo destinato al re – Salmo 110,1 - e ai sovrani - Sir 51,10) e ad intravedere in Lei il luogo in cui si realizza l'incarnazione del Verbo, del Messia tanto atteso dalle genti, il Salvatore che verrà a liberare il popolo dalla schiavitù del peccato e ad instaurare il Regno di Dio.

Elisabetta sente il bambino sussultare dentro di sé, come fece tempo prima Davide davanti all’arca dell’Alleanza, durante il suo viaggio a Gerusalemme (2Sam 6,1-15).

Maria è la nuova arca dell’Alleanza, davanti alla quale il bambino esprime la sua gioia. Dal bambino l’azione dello Spirito è trasmessa anche ad Elisabetta. Sotto l’ispirazione dello Spirito, Elisabetta conosce il mistero del messaggio dell’angelo a sua cugina Maria, e la riconosce “felice” a motivo della fede con la quale lei l’ha ricevuto.

Maria va dalla cugina per un servizio di casa, Elisabetta le restituisce l’ufficio divino della lode. La testimonianza di Elisabetta è la più antica testimonianza della venerazione della prima Chiesa per la Madre del Salvatore.

vv.46-48: Luca contempla l'abbraccio di due donne. Il Magnificat non nasce nella solitudine, ma in uno spazio di tenerezza. Dio viene incontro nelle relazioni, è mediato da uomini, da incontri, da dialoghi, da abbracci. Maria, che ha aderito al messaggio dell’angelo, vive in uno stato di vera beatitudine. Per questo è capace di celebrare quanto Dio ha operato in lei e quanto opera in ogni credente, prima di tutto la salvezza. Ma è anche stupita e ammirata che la scelta di Dio, che la rende Madre del Messia, sia caduta proprio su di lei, giovane e modesta donna di un villaggio sperduto. Si compie così ciò che annuncia la profezia di Michea su Betlemme: l’umiltà delle origini come punto per il rinnovamento della casa di Davide e la provenienza del re ideale.
L’umiltà di Maria costituisce l’origine del re atteso che è pace lui stesso (cfr Ef 2,14).

Fonte:www.figliedellachiesa.org


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