Don Marco Ceccarelli, Battesimo del Signore “C” – 13 Gennaio 2019

Battesimo del Signore “C” – 13 Gennaio 2019
I Lettura: Is 40,1-5.9-11
II Lettura: Tt 2,11-14; 3,4-7
Vangelo: Lc 3,15-16.21-22
- Testi di riferimento: Es 19,18; 24,16-17; 40,34-38; 49,24-25; Sal 2,7; 18,9; Is 4,3-5; 42,1; 66,1-2;
Zc 13,9; Mal 3,2-3; Lc 9,34-35; 10,22; 11,21-22; 12,50; 24,49; Gv 3,8.28-29; 10,24.28-30; 12,31;
At 1,8; 2,3-4; 4,31; 1Cor 12,13; Col 1,13; 2,15; 1Gv 3,8; 4,4; 2Pt 1,17-18

1. Il tema della “manifestazione”. La festa del battesimo di Gesù conclude il tempo liturgico di Natale che presenta la epifania, la manifestazione di Dio. Il Dio invisibile si rende visibile nel Verbo
fatto carne. Il Dio “ignoto”, cercato dalle religioni e dalle filosofie come a tentoni (cfr. At 17,27), si
rivela, si fa conoscere, si manifesta in Gesù di Nazaret. Dio lo si può conoscere perché il Figlio unigenito ce lo rivela. Gesù è il figlio “diletto”, cioè l’unico attraverso il quale possiamo conoscere il
volto di Dio. Se il Figlio rivela il Padre, d’altro lato il Padre manifesta Gesù come il Figlio. Quello
che i Vangeli dell’infanzia avevano preannunciato, ora all’inizio dell’attività pubblica si manifesta
di nuovo. Nella precedente festa dell’Epifania Gesù è manifestato dai Magi; nella domenica successiva egli si manifesta da solo con il “segno” di Cana. Nel battesimo lo Spirito Santo in forma corporea e la voce del Padre lo manifestano agli uomini. Come la voce di cui si parla in Gv 12,28 non è
venuta per Cristo, ma per la folla (12,30), così anche l’episodio di Lc 3,22 è una testimonianza rivolta agli uomini. Gesù è l’oggetto della compiacenza del Padre perché realizza perfettamente la
sua volontà. Non possiamo conoscere il Padre se non attraverso il Figlio (Lc 10,22).
2. La prima lettura. Fra le altre cose, la prima lettura odierna sottolinea un aspetto di cui difficilmente si può esagerare l’importanza: la salvezza può venire soltanto da Dio. Il primo capitolo (Is 40) di
quella parte di Isaia che ha a che fare con il ritorno dall’esilio è perfettamente in linea con la parte
precedente del libro proprio su questo tema. Ogni presunta salvezza umana è fallace, non può raggiungere lo scopo. La vera salvezza – quella che libera l’uomo dai suoi reali problemi, dai suoi veri
mali – può venire soltanto da Dio. È questa la buona notizia che la “messaggera Sion” deve recare
(Is 40,9). Dio viene a salvare il suo popolo e lo fa con “forza”, riportando a Gerusalemme i deportati di Babilonia. Non devono trarre in inganno quei mezzi umani – il re persiano Ciro, ad esempio –
che Dio usa per fare ciò. È Lui il vero salvatore; è Sua quella forza con cui conduce il gregge. E sarà Lui che nel Figlio diletto si prenderà cura delle pecore disperse d’Israele (Mt 10,6; 15,24; Lc
15,4-7). Il Natale ci dice che la “grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” si è manifestata in Gesù, e non c’è da aspettarne un’altra (seconda lettura).
3. Il Vangelo.
- La forza e la debolezza. Con questa festa termina il tempo di Natale nel quale abbiamo contemplato la Kenosi del Figlio di Dio, il suo “svuotarsi” (Fil 2,7) di ogni dignità e di ogni forza per rendersi
piccolo e debole all’estremo. Gesù si abbassa fino all’estremo. Il Battesimo di Cristo visibilizza
questa Kenosi e ne annuncia il compimento finale nella morte in croce. Egli dalla sua altezza è sceso fino alle regioni più basse della terra (anche geograficamente) e fin sotto le acque (simbolo della
morte e quindi degli inferi). Egli si è “svuotato” della sua dignità divina per scendere fino al punto
più basso della realtà umana. In Cristo Dio, che è il Forte per eccellenza, si è fatto debole
all’estremo. Ma è in questa debolezza che ha ricevuto lo Spirito Santo per compiere la missione del
Padre. Per poter ricevere lo Spirito Santo che diventa in noi la “guida”, colui che conduce la nostra
vita di figli di Dio secondo la Sua volontà (Rm 8,14), occorre essere battezzati; occorre cioè spogliarci di noi stessi, della nostra volontà. È solo quando ci svuotiamo di noi stessi che possiamo
compiere la volontà di Dio, con la grazia dello Spirito. È solo quando siamo deboli che può dimorare in noi la potenza di Cristo (2Cor 12,10), cioè il suo Spirito. La potenza di Dio è lo Spirito Santo;
e questi può agire lì dove la forza umana si ritira, gli cede il posto. Anche se la forza di Dio può
prevalere su chiunque, Dio rispetta la nostra libertà. Occorre diventare piccoli, deboli, per compiere
la missione che Dio ci vuole affidare; occorre rinunciare alla forza della nostra volontà per lasciare
agire la forza della volontà di Dio. Non basta diventare deboli fisicamente, perché uno può diventare molto debole nella carne ma continuare ad essere estremamente duro nello spirito, estremamente
orgoglioso, pretendendo che le cose vadano come lui vuole. Per potere ricevere lo Spirito Santo occorre lasciarsi immergere nella storia che Dio fa con noi, lasciarsi battezzare dello stesso battesimo
di Gesù, che è la sua croce.
- Gesù è “più forte” di Giovanni (Lc 3,16). La sua forza superiore consiste nel possesso dello Spirito con il quale egli agisce e che ha il potere di conferire. Dal momento del Battesimo vediamo Gesù
“condotto” in tutto dallo Spirito Santo (questo appare in modo particolare in Lc; cfr. 4,1.14.18). La
sua condizione di Figlio diletto si manifesta in maniera speciale nella sua sottomissione allo Spirito.
Ma al contempo egli possiede lo Spirito e ne attua il potere. In Luca il termine ischyros, “forte”, appare di nuovo soltanto in 11,21-22 nel contesto della cacciata dei demoni; Cristo è “più forte”
dell’uomo forte e ha potere di vincerlo e strappargli il bottino. Giovanni non ha questo potere. Egli
amministra un battesimo di penitenza; ha il compito di far prendere coscienza dei propri peccati. Ma
non può fare di più. Cristo è l’unico che può liberare l’uomo dalla sua prigione, dalla tirannia del
demonio. Cristo è l’unico che può dare lo Spirito Santo, e con esso rendere figli di Dio coloro che lo
ricevono, coloro che «non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono
stati generati» (Gv 1,13).
- La preghiera e lo Spirito. Non va sorvolato che Gesù riceve lo Spirito mentre sta in preghiera,
mentre è in relazione con quel Padre che lo proclama suo figlio diletto nel quale si compiace. Lc
sottolinea spesso questo aspetto della vita di Gesù. Essa è caratterizzata da questa relazione, fino alla conclusione della sua missione sulla croce in cui, pregando, consegna lo Spirito al Padre (23,46).
La forza di Cristo sta tutta in questa relazione al Padre e allo Spirito.
4. L’episodio del battesimo nel Giordano diventa prefigurazione di quel battesimo che Gesù è
chiamato a ricevere con la sua passione. Egli ha un battesimo che deve compiere (Lc 12,50) con il
quale realizzerà la volontà di salvezza che Dio ha per gli uomini. Grazie a questo suo perfetto compimento della volontà di Dio, anche noi ora possiamo essere battezzati come lui (Mc 10,39) cioè ricevere il dono dello Spirito Santo (cfr. seconda lettura) per essere condotti come figli di Dio secondo la volontà del Padre (Gv 16,13; Rm 8,14).

Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it


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