Don Marco Ceccarelli, "Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo"
Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo – 6 Gennaio 2018
I Lettura: Is 60,1-6
II Lettura: Ef 3,2-3.5-6
Vangelo: Mt 2,1-12
- Testi di riferimento: Sal 23,4; Is 2,2-5; 8,22-9,1; 42,6-7; 49,6-7; 50,10; 60,19; Ger 13,16; Mt 5,14-
16; 6,22-23; 15,14; Lc 1,78-79; Gv 1,4-5; 8,12; 9,39-41; 12,35-36; At 2,20; Rm 10,20; Ef 5,8-14;
Eb 1,6; Fil 2,14-15; 1Gv 1,2-6
1. La “manifestazione” di Dio.
- La festa dell’Epifania sottolinea un aspetto centrale del mistero del Natale, quello della “manifestazione” di Dio. Il Natale è una epifania, una manifestazione, una rivelazione di Dio e del suo piano di salvezza per gli uomini. Nella nascita di Gesù l’invisibile Dio si è fatto visibile e conoscibile.
Ciò che prima era ancora un’ombra, un enigma, una profezia, ora non più, perché ora Dio ha parlato
per mezzo del suo Verbo fatto carne. Quello che gli uomini hanno cercato come brancolando nel
buio (At 17,27), adesso si è reso accessibile a tutti. La luce è apparsa e possiamo conoscere veramente le cose come stanno, perché Dio stesso ce lo ha concesso. E, effettivamente, soltanto Lui poteva permettere agli uomini di conoscerlo. Dal momento in cui questo è avvenuto nessuno può più
dire di non poter raggiungere la conoscenza della verità. La Sapienza di Dio, la Sapienza che è Dio,
è discesa dal cielo e ha posto la sua dimora tra i figli dell’uomo (Sir 24,8-12). Nessuno può ora sostenere di essere all’oscuro su Dio e sulla sua opera. A nessuno è preclusa la possibilità di avere accesso alla vita, perché «la vita si è manifestata a noi e l’abbiamo vista» (1Gv 1,2).
- Nella persona di Gesù brilla l’amore di Dio. Per questo quando la carne di Gesù muore sulla croce
tutto diventa buio. La luce del Natale che brilla in mezzo alle tenebre è la verità che Dio ci ama di
un amore immenso; e questo amore, questa luce, è la vita per gli uomini. La fame di vita che sta in
ogni uomo non può essere saziata da nulla se non dalla Vita stessa che è Dio. Per questo Dio stesso
si è fatto pane ed è disceso dal cielo per nutrirci, per darci la vita, la vera vita, quella che non passa,
quella che dura in eterno. Il pane disceso dal cielo è la carne di Cristo, il Verbo fatto carne, manifestato nella “casa del pane”, a Betlemme. Chi ha trovato questa vita, chi ha trovato l’amore di Dio –
un amore incredibile, gratuito, totale, per tutti, buoni e cattivi – ed è stato riempito da esso, non ha
più bisogno di elemosinare vita dalle realtà umane. Dio è disceso dal cielo come vero cibo, e Gesù è
la persona divina che come cibo viene a vivere dentro di noi, sanando quella nostalgia eterna che
attanaglia l’essere umano per aver perduto il paradiso, l’amicizia con Dio, l’accesso all’albero della
vita. Allora come i pastori e come i magi occorre andare in fretta a Betlemme, alla casa del pane,
dove Dio ci aspetta per donarci la vita vera, la vita che dura in eterno. Andare a Betlemme significa
riconoscere che l’unico vero Dio è quello che è si è manifestato in Cristo.
2. Il Vangelo
- La parola chiave del brano di Vangelo odierno è “adorare”. I magi sono venuti in Giudea per cercare il re che è nato e per adorarlo. Il verbo proskyneo è tipico per indicare l’atteggiamento dovuto a
Dio e riservato a Lui solo. È il riconoscimento della divinità a cui si deve obbedienza e culto. In Mt
4,9-10 il demonio vuole convincere Cristo ad adorarlo. La grande tentazione di ogni uomo è proprio
quella di rivolgere la sua adorazione verso realtà diverse da Dio. Di contro Gesù dichiara che solo il
Signore è Dio e deve essere adorato: “Il Signore Dio tuo adorerai, Lui solo servirai”. Adorare Dio
significa dargli culto, obbedirgli. Noi adoriamo colui che serviamo e obbediamo. Questo qualcuno
può essere anche il nostro io. Di fatto spesso diamo la nostra adorazione non al Dio di Gesù Cristo,
ma a qualcun altro. E dietro a questo qualcun altro in genere c’è il demonio, come è stato nel caso
del peccato primordiale. Il demonio vuole prendere il posto di Dio e, senza farsi accorgere, usa anche certe strutture sociali affinché gli uomini rivolgano a lui l’adorazione. È la tentazione tipica soprattutto del potere. Quando una certa cultura ci vuole convincere che la “laicità” è una forma di autonomia, di libertà, perché ci permette di decidere autonomamente, liberi per esempio dai “condi-
zionamenti” della fede, in realtà si tratta di un grande inganno. La pretesa di autonomia è
un’illusione, perché se ci allontaniamo da Dio non diventiamo liberi, ma schiavi di ben altri poteri
che non hanno pietà dell’uomo. In nome della cosiddetta laicità l’Europa non ha voluto riconoscere
le sue radici cristiane. Che qualcuno abbia come Dio Gesù Cristo e voglia obbedire a lui piuttosto
che a questi laici “illuminati” è ritenuto intollerabile.
- Nell’episodio dei magi vediamo a confronto due regalità, quella di Erode e quella di Gesù. Con
Gesù appare sulla terra il re dei re, il Dio con noi, come aveva detto l’angelo a Giuseppe (Mt 1,22-
23). Con la presenza di Gesù ha inizio il regno di Dio in mezzo agli uomini. In lui gli uomini hanno
ora un luogo dove incontrare Dio, conoscerlo, ascoltarlo e obbedirgli. Ma la presenza di un altro re
dà fastidio e lo si vuole eliminare. È l’atteggiamento di Erode che dice di volere andare anche lui ad
adorare il bambino, ma in realtà lo vuole uccidere, perché chi vuole prendere il posto di Dio finisce
inevitabilmente per fargli guerra. In Ap 12 il drago, «il serpente antico, che chiamiamo il diavolo e
satana» (v. 9) vuol divorare il bambino che la donna sta per partorire. Ma siccome non gli riesce va
a fare la guerra contro il resto della discendenza della donna (v. 17). Così Erode diventa prefigurazione di quella bestia che il demonio usa per perseguitare Cristo nei cristiani. Non riuscendo a uccidere Gesù, perché i magi non gli hanno obbedito, uccide tutti i bambini che “potrebbero” essere Gesù, che in qualche modo ricordano Gesù.
- Il Dio-con-noi non può essere accettato da chi ritiene che ci sia già un dio in mezzo agli uomini
che debba essere adorato. Davanti a Cristo appare per ogni uomo l’alternativa fra l’adorazione o
l’uccisione, fra il sottomettersi a lui o il rifiutarlo. Si uccide Cristo quando si vuole ignorare che Dio
sia apparso sulla terra, che la Sapienza si sia incarnata e fatta conoscere; quando ci si ostina a volere
seguire la propria sapienza non tenendo conto che Dio ha parlato già molte volte attraverso i suoi
profeti e alla fine dei tempi in modo definitivo attraverso il suo Figlio (Eb 1,1-2). Inviando il Figlio
nel mondo Dio ha ordinato che tutti gli angeli lo adorino (Eb 1,6). Ma il demonio che agisce in noi
non vuole sottomettersi al Figlio; al contrario.
- Cristo pone fine al regno del demonio su questo mondo. Egli fa precipitare Satana dal cielo annunciando che il regno di Dio è presente nella sua persona. Questo può essere accettato o no. Ma da
ora in poi ci è data la possibilità di uscire dall’inganno del demonio, dalla sua adorazione, dalla sua
tirannia. L’episodio dei magi sintetizza tutto questo. È apparsa la luce di Cristo. Qualcuno ha cominciato a vederla; qualcuno lo riconosce come re e Signore, come colui che deve essere adorato.
Con questo episodio inizia qualcosa di nuovo; la storia umana da questo momento non sarà più la
stessa. I magi rappresentano quell’umanità che a partire da questo momento riconoscerà di avere ricevuto una nuova possibilità, quella di rendere l’adorazione all’unico vero Dio, nella persona di
Cristo. I magi per primi ci dicono che c’è Dio in mezzo a noi. Ci dicono chi è questo Dio e che Lui
deve essere adorato. I magi sono i primi profeti dell’umanità intera. Da questo momento l’umanità
si dividerà in due parti: o con i magi o con Erode; o per adorare Cristo o per ucciderlo. Mt 2 sintetizza quanto avverrà sino alla fine dei tempi. Come i magi anche la Chiesa annuncia che c’è un Dio
in mezzo a noi e a Lui bisogna obbedire. Per questo la Chiesa viene perseguitata, perché si vuole
azzittire quella voce profetica che dà fastidio alla nostra idolatria. I cristiani danno fastidio perché
non riconoscono altro Dio che il Signore. La Chiesa si trova così, fino alla fine dei tempi, in una
storia umana alla quale essa vorrebbe portare la pace, costretta a subire la guerra da parte dei regni
che non accettano Cristo. Il vangelo di Mt finisce con gli apostoli che adorano Cristo risorto e vengono mandati ad evangelizzare le nazioni (28,16-20). Le quali nazioni tuttavia faranno guerra a Cristo negli apostoli, che moriranno martiri.
Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it
I Lettura: Is 60,1-6
II Lettura: Ef 3,2-3.5-6
Vangelo: Mt 2,1-12
- Testi di riferimento: Sal 23,4; Is 2,2-5; 8,22-9,1; 42,6-7; 49,6-7; 50,10; 60,19; Ger 13,16; Mt 5,14-
16; 6,22-23; 15,14; Lc 1,78-79; Gv 1,4-5; 8,12; 9,39-41; 12,35-36; At 2,20; Rm 10,20; Ef 5,8-14;
Eb 1,6; Fil 2,14-15; 1Gv 1,2-6
1. La “manifestazione” di Dio.
- La festa dell’Epifania sottolinea un aspetto centrale del mistero del Natale, quello della “manifestazione” di Dio. Il Natale è una epifania, una manifestazione, una rivelazione di Dio e del suo piano di salvezza per gli uomini. Nella nascita di Gesù l’invisibile Dio si è fatto visibile e conoscibile.
Ciò che prima era ancora un’ombra, un enigma, una profezia, ora non più, perché ora Dio ha parlato
per mezzo del suo Verbo fatto carne. Quello che gli uomini hanno cercato come brancolando nel
buio (At 17,27), adesso si è reso accessibile a tutti. La luce è apparsa e possiamo conoscere veramente le cose come stanno, perché Dio stesso ce lo ha concesso. E, effettivamente, soltanto Lui poteva permettere agli uomini di conoscerlo. Dal momento in cui questo è avvenuto nessuno può più
dire di non poter raggiungere la conoscenza della verità. La Sapienza di Dio, la Sapienza che è Dio,
è discesa dal cielo e ha posto la sua dimora tra i figli dell’uomo (Sir 24,8-12). Nessuno può ora sostenere di essere all’oscuro su Dio e sulla sua opera. A nessuno è preclusa la possibilità di avere accesso alla vita, perché «la vita si è manifestata a noi e l’abbiamo vista» (1Gv 1,2).
- Nella persona di Gesù brilla l’amore di Dio. Per questo quando la carne di Gesù muore sulla croce
tutto diventa buio. La luce del Natale che brilla in mezzo alle tenebre è la verità che Dio ci ama di
un amore immenso; e questo amore, questa luce, è la vita per gli uomini. La fame di vita che sta in
ogni uomo non può essere saziata da nulla se non dalla Vita stessa che è Dio. Per questo Dio stesso
si è fatto pane ed è disceso dal cielo per nutrirci, per darci la vita, la vera vita, quella che non passa,
quella che dura in eterno. Il pane disceso dal cielo è la carne di Cristo, il Verbo fatto carne, manifestato nella “casa del pane”, a Betlemme. Chi ha trovato questa vita, chi ha trovato l’amore di Dio –
un amore incredibile, gratuito, totale, per tutti, buoni e cattivi – ed è stato riempito da esso, non ha
più bisogno di elemosinare vita dalle realtà umane. Dio è disceso dal cielo come vero cibo, e Gesù è
la persona divina che come cibo viene a vivere dentro di noi, sanando quella nostalgia eterna che
attanaglia l’essere umano per aver perduto il paradiso, l’amicizia con Dio, l’accesso all’albero della
vita. Allora come i pastori e come i magi occorre andare in fretta a Betlemme, alla casa del pane,
dove Dio ci aspetta per donarci la vita vera, la vita che dura in eterno. Andare a Betlemme significa
riconoscere che l’unico vero Dio è quello che è si è manifestato in Cristo.
2. Il Vangelo
- La parola chiave del brano di Vangelo odierno è “adorare”. I magi sono venuti in Giudea per cercare il re che è nato e per adorarlo. Il verbo proskyneo è tipico per indicare l’atteggiamento dovuto a
Dio e riservato a Lui solo. È il riconoscimento della divinità a cui si deve obbedienza e culto. In Mt
4,9-10 il demonio vuole convincere Cristo ad adorarlo. La grande tentazione di ogni uomo è proprio
quella di rivolgere la sua adorazione verso realtà diverse da Dio. Di contro Gesù dichiara che solo il
Signore è Dio e deve essere adorato: “Il Signore Dio tuo adorerai, Lui solo servirai”. Adorare Dio
significa dargli culto, obbedirgli. Noi adoriamo colui che serviamo e obbediamo. Questo qualcuno
può essere anche il nostro io. Di fatto spesso diamo la nostra adorazione non al Dio di Gesù Cristo,
ma a qualcun altro. E dietro a questo qualcun altro in genere c’è il demonio, come è stato nel caso
del peccato primordiale. Il demonio vuole prendere il posto di Dio e, senza farsi accorgere, usa anche certe strutture sociali affinché gli uomini rivolgano a lui l’adorazione. È la tentazione tipica soprattutto del potere. Quando una certa cultura ci vuole convincere che la “laicità” è una forma di autonomia, di libertà, perché ci permette di decidere autonomamente, liberi per esempio dai “condi-
zionamenti” della fede, in realtà si tratta di un grande inganno. La pretesa di autonomia è
un’illusione, perché se ci allontaniamo da Dio non diventiamo liberi, ma schiavi di ben altri poteri
che non hanno pietà dell’uomo. In nome della cosiddetta laicità l’Europa non ha voluto riconoscere
le sue radici cristiane. Che qualcuno abbia come Dio Gesù Cristo e voglia obbedire a lui piuttosto
che a questi laici “illuminati” è ritenuto intollerabile.
- Nell’episodio dei magi vediamo a confronto due regalità, quella di Erode e quella di Gesù. Con
Gesù appare sulla terra il re dei re, il Dio con noi, come aveva detto l’angelo a Giuseppe (Mt 1,22-
23). Con la presenza di Gesù ha inizio il regno di Dio in mezzo agli uomini. In lui gli uomini hanno
ora un luogo dove incontrare Dio, conoscerlo, ascoltarlo e obbedirgli. Ma la presenza di un altro re
dà fastidio e lo si vuole eliminare. È l’atteggiamento di Erode che dice di volere andare anche lui ad
adorare il bambino, ma in realtà lo vuole uccidere, perché chi vuole prendere il posto di Dio finisce
inevitabilmente per fargli guerra. In Ap 12 il drago, «il serpente antico, che chiamiamo il diavolo e
satana» (v. 9) vuol divorare il bambino che la donna sta per partorire. Ma siccome non gli riesce va
a fare la guerra contro il resto della discendenza della donna (v. 17). Così Erode diventa prefigurazione di quella bestia che il demonio usa per perseguitare Cristo nei cristiani. Non riuscendo a uccidere Gesù, perché i magi non gli hanno obbedito, uccide tutti i bambini che “potrebbero” essere Gesù, che in qualche modo ricordano Gesù.
- Il Dio-con-noi non può essere accettato da chi ritiene che ci sia già un dio in mezzo agli uomini
che debba essere adorato. Davanti a Cristo appare per ogni uomo l’alternativa fra l’adorazione o
l’uccisione, fra il sottomettersi a lui o il rifiutarlo. Si uccide Cristo quando si vuole ignorare che Dio
sia apparso sulla terra, che la Sapienza si sia incarnata e fatta conoscere; quando ci si ostina a volere
seguire la propria sapienza non tenendo conto che Dio ha parlato già molte volte attraverso i suoi
profeti e alla fine dei tempi in modo definitivo attraverso il suo Figlio (Eb 1,1-2). Inviando il Figlio
nel mondo Dio ha ordinato che tutti gli angeli lo adorino (Eb 1,6). Ma il demonio che agisce in noi
non vuole sottomettersi al Figlio; al contrario.
- Cristo pone fine al regno del demonio su questo mondo. Egli fa precipitare Satana dal cielo annunciando che il regno di Dio è presente nella sua persona. Questo può essere accettato o no. Ma da
ora in poi ci è data la possibilità di uscire dall’inganno del demonio, dalla sua adorazione, dalla sua
tirannia. L’episodio dei magi sintetizza tutto questo. È apparsa la luce di Cristo. Qualcuno ha cominciato a vederla; qualcuno lo riconosce come re e Signore, come colui che deve essere adorato.
Con questo episodio inizia qualcosa di nuovo; la storia umana da questo momento non sarà più la
stessa. I magi rappresentano quell’umanità che a partire da questo momento riconoscerà di avere ricevuto una nuova possibilità, quella di rendere l’adorazione all’unico vero Dio, nella persona di
Cristo. I magi per primi ci dicono che c’è Dio in mezzo a noi. Ci dicono chi è questo Dio e che Lui
deve essere adorato. I magi sono i primi profeti dell’umanità intera. Da questo momento l’umanità
si dividerà in due parti: o con i magi o con Erode; o per adorare Cristo o per ucciderlo. Mt 2 sintetizza quanto avverrà sino alla fine dei tempi. Come i magi anche la Chiesa annuncia che c’è un Dio
in mezzo a noi e a Lui bisogna obbedire. Per questo la Chiesa viene perseguitata, perché si vuole
azzittire quella voce profetica che dà fastidio alla nostra idolatria. I cristiani danno fastidio perché
non riconoscono altro Dio che il Signore. La Chiesa si trova così, fino alla fine dei tempi, in una
storia umana alla quale essa vorrebbe portare la pace, costretta a subire la guerra da parte dei regni
che non accettano Cristo. Il vangelo di Mt finisce con gli apostoli che adorano Cristo risorto e vengono mandati ad evangelizzare le nazioni (28,16-20). Le quali nazioni tuttavia faranno guerra a Cristo negli apostoli, che moriranno martiri.
Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it
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