don Marco Pozza, "Per sognare occorre aprire gli occhi"

Per sognare occorre aprire gli occhi
don Marco Pozza
III Domenica del Tempo Ordinario, anno C;
(cfr Lc 1,1-4; 4,14-21).

L'enfant prodige è tornato a casa. Il Bambino-prodigio è ritornato al suo paese: «Venne a Nazareth, dove era cresciuto». Il paese è sottosopra dalla gioia, i paesani tutti in visibilio, la voglia di ascoltarlo, di toccarlo è alle stelle: “E' dei nostri, guarda strada ha fatto. Chi l'avrebbe detto: pensare che è partito con suo padre, lavorando il ferro”, bisbiglia la gente a bordo-strada mentre l'attende. Lui - sangue da condottiero a scorrergli nelle vene – torna là, dov'era partita la sua storia: Nazareth è terra ai bordi, Lui è Uomo di provincia. Vuole a tutti i costi che la sua scalata verso l'uomo inizi dai suoi, dalle menti bestiali di casa sua: è sua volontà che le bestie diventino santi. Strisciare sulla terra è essere bestia, guardare il Cielo, desiderandolo, è santo. Com'è nato, a Nazareth, lo san tutti: il mistero di quella ragazza - dopo tre decadi come dopo due migliaia di anni - è ancora sulla bocca di tutti. Lui torna per spiegare il perchè di Lui, del suo essere nato e venuto al mondo: «Per portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; e rimettere in libertà gli oppressi». In tanti, prima di Lui, avevano fatto promesse: la profezia – nella grammatica della Scrittura – è una promessa che odora d'affidabilità. Anche Lucifero è abile nel promettere: “Che promesse grandi che mi fai! E' per deluderti meglio!” Nessuno promette in-grande come lui, perchè «nessuno promette tanto come quello che non manterrà» (F. Quevedo). Una promessa di ieri che non è stata mantenuta è una tassa in più da pagare oggi. Lucifero lo sa bene: Cristo lo sa molto bene.
Più che fare promesse, dunque, Cristo mantiene le premesse. Ch'erano di una semplicità folle, bambina, quasi difficili solo da credersi: “ Chi cadrà vincerà. I bocciati saranno tutti promossi”. Siccome tardavano ad avverarsi, pensavano fossero tutti spot-elettorali, gogliardate di ciarlatani in erba. Un giorno, poi, Gesù tornò al suo paese: prese la rincorsa per far fare il grande salto verso l'alto. Qui, proprio qui, le nuvole si fanno pioggia: «Una promessa è una nuvola – recita un proverbio arabo -; l'adempimento è la pioggia». Pioggia a catinelle a Nazareth: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Cristo, agli amici, non ha fatto promesse, ha semplicemente mantenuto le premesse: mostrò che era Lui la persona giusta. Tutti s'impaurirono, chi più chi meno: aver un Dio così vicino, averlo veduto nascere-crescere-farsi la barba, saperlo dirimpetto a noi è cosa più paurosa d'immaginarselo lontano, inarrivabile, barba lunga. Che poi, a pensarci bene, l'annuncio era sconcertante per troppa magnificenza: «E se tutti noi fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa?» scrive il poeta Ferdinando Pessoa. Piovve a dirotto, quando tutti erano senza ombrello: le parole, quelle che oramai parevano vecchie filastrocche senza più musica, di getto si tramutano in danze conturbanti, volti scolpiti, terre infiammate: Dio è un povero, s'è fatto galeotto per amore, ci ha rimesso la vista. E' un oppresso. “Noi pensavamo d'essere amici d'una persona famosa: basta più code agli sportelli, tutti-raccomandati, amici del potente. Che fregatura!”: a Nazareth son quasi tutti delusi. Un Dio così porta-a-porta mica se l'aspettavano, davvero: giunti a questo punto, era meglio quando si stava peggio. La promessa, quand'è mantenuta, è sempre a forte rischio di delusione: il Dio sognato è quasi mai il Dio che appare.
Manco i bocciati – la gente tutta guasta, i galeotti infami, i puzzolenti delle spazzature – se l'aspettavano una notizia del genere: “Tutti promossi!” Mica era immaginabile un Potente così: nato apposta per loro, Dio-sarto a domicilio, un protettore dagli assalti dei raccomandati. Era come se i loro sogni di rivalsa, che si erano accartocciati, ripigliassero vita e colore: profumo di bucato al posto del fetore di fogna. Amareggiò i paesani convinti di avercelo in tasca: in compenso accese la luce negli scantinati. Vuol mostrarsi al mondo così: che nessuno dica d'essere amico di Dio bruciando la fila. Sfruttando la corsia d'emergenza.

(da Il Sussidiario, 26 gennaio 2019)

Fonte:www.sullastradadiemmaus.it


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