FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio II Domenica del Tempo Ordinario

II Domenica del Tempo Ordinario
 Lun, 14 Gen 19  Lectio Divina - Anno C

La Liturgia di questa seconda domenica del tempo ordinario propone alla nostra meditazione le nozze di Cana dal Vangelo di Giovanni, l’unico Evangelista a narrare questo evento. In queste nozze Gesù si rivela come lo Sposo: a Cana sono simboleggiate le nozze della Chiesa con Cristo. È Lui che ha definito se stesso in questo modo (cfr Mt 9,15; Mc 2,19; Lc 5,34); così è stato riconosciuto da Giovanni Battista (Gv 3,29) e dalla Comunità degli inizi (2Cor 11,2; Ef 5,32). Cristo-sposo è uno dei tanti modelli teologici adoperati dal Nuovo Testamento per indicare il rapporto tra Gesù e la sua Chiesa. Altri sono il pastore, la porta, la vite, il maestro …

Nella Bibbia, il matrimonio è l’immagine usata per significare l’unione tra Dio e il suo popolo. Queste nozze tra Dio e il suo popolo erano attese già da molto tempo: il profeta Osea (verso l’anno 750 a.C.) per la prima volta rappresentò il sogno di queste nozze quando racconta la parabola dell’infedeltà del popolo dinanzi alla proposta di Yahvé. “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, e ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore!” (Os 2,21-22). Le nozze di Cana ci dicono che Gesù è il vero sposo che giunge per le tanto attese nozze, portando un vino gustoso ed abbondante. Queste nozze definitive sono descritte nel libro dell’Apocalisse (Ap 19,7-8; 21,1 a 22,5).

Il tema di questa domenica lo troviamo confermato nella Colletta propria dove Cristo è chiamato “sposo e Signore” e la Chiesa è presentata come la comunità che pregusta “nella speranza la gioia delle nozze eterne”.

vv.2,1-2 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
A Cana si celebra un matrimonio. Di solito la festa si protraeva per sette giorni e un pranzo di nozze doveva offrire da mangiare e da bere a sufficienza. Alle nozze partecipava molta gente del villaggio: era una festa che coinvolgeva molte persone.
La “madre di Gesù” era presente alla festa. L’Evangelista, secondo un’abitudine orientale, non la indica con il suo nome. Ancora oggi nel mondo arabo è un onore per una donna essere indicata come madre di suo figlio. In questo modo l’evangelista vuole concentrare tutto il suo interesse su Gesù, anch’egli presente con i suoi discepoli; anzi, il racconto lascia immaginare che Maria sia già presente quando arriva Gesù con i suoi discepoli.
La Madre di Gesù si trovava nella festa mentre Gesù e i suoi discepoli erano invitati. La Madre di Gesù simbolizza l’Antica Alleanza mentre Gesù con i suoi discepoli è la Nuova Alleanza che sta arrivando. La Madre di Gesù favorirà il passaggio dall’Antica alla Nuova Alleanza.

vv.2,3-4 Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora".
Gesù arriva … e il vino viene a mancare. Il vino, segno di gioia e di prosperità, accompagnava con abbondanza il banchetto di nozze. Maria vede questa situazione e subito lo comunica a Gesù. Maria non domanda niente a Gesù, esprime solo la sua preoccupazione riguardo a una difficoltà di cui non vede via d’uscita. Essendo donna, molto probabilmente era in una stanza diversa da dove si svolgeva il banchetto nuziale, vicina alla cucina, accanto ai servi e di lì porta la notizia a Gesù. Con questa sua risposta Gesù esprime una presa di posizione diversa da chi ha fatto la constatazione, sono due livelli di parlare. Maria si è mostrata addolorata del contrattempo che minaccia il buon esito della festa, ma Gesù la pensa in maniera diversa perché sa che porterà la soluzione.
Il Vangelo di Giovanni parla spesso dell’“ora” di Gesù e s’identifica con la Pasqua in cui Gesù sarà glorificato. Le nozze di Cana, interpretate alla luce della Pasqua, ci dicono l’inizio della rivelazione dell’amore di Dio il cui compimento sarà la croce, quando Gesù immolerà la sua vita.

vv.2,5 Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
Maria non ha compreso l’intenzione di Gesù; essa intuisce tuttavia un’eventualità. Ai servi non trasmette l’ordine di obbedire ma fa loro comprendere che essi forse dovranno rendere un servizio a Gesù. Maria è donna di fede profonda, piena di confidenza e speranza, con disponibilità totale che invita anche i servi ad avere. Queste parole richiamano le parole pronunciate dal popolo d’Israele dopo l’Alleanza al Sinai: «Tutto ciò che Jahvè ha detto, noi lo faremo» (Es 19,8; 24,3.7.)

v.2,6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri.
I riti di purificazione erano diffusi presso i Giudei, come presso tutti i popoli. Esprimono il desiderio di purificazione dell'uomo. Sono sei, numero imperfetto: manca qualche cosa … Perché sono proprio vuote durante una festa? L’osservanza delle leggi della purezza, simbolizzata dalle sei giare, ha esaurito tutte le sue possibilità e non sono più in grado di generare una vita nuova. Con il “segno” Gesù ci fa comprendere che solo Lui può adempiere il desiderio di purificazione dell'uomo e donargli un modo di vivere completamente nuovo.

vv.7-8 E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono.
Come nella moltiplicazione dei pani, anche a Cana Gesù sollecita e attende la collaborazione dell’uomo. Gesù avrebbe potuto fare senza chiedere niente a nessuno; ma egli desidera che i suoi discepoli si assumano responsabilità. La raccomandazione della Madre di Gesù ai servi è l’ultimo ordine dell’Antica Alleanza: "Fate quello che vi dirà!". L’Antica Alleanza guarda verso Gesù: da questo momento saranno le sue parole e i suoi gesti a segnare la vita di chi lo segue.

vv.9-10 Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".
Il maestro di tavola assaggia l’acqua trasformata in vino e riconosce pubblicamente che il Nuovo è migliore! Lui non sa da dove proviene il vino, lo sanno bene invece i servi che hanno obbedito alla Parola di Gesù. Dove prima c’era acqua per i riti della purificazione, ora c’è vino abbondante per la festa. Il maestro di tavola non conosce quello che ha fatto Gesù e si complimenta con lo sposo. È un modo indiretto che l’Evangelista usa per far vedere che il vero sposo è Gesù che, donando un vino superiore, dà compimento al primo vino già servito. Vi è continuità tra i due vini, perché sono vino di nozze. L’Alleanza Antica arriva al suo compimento grazie all’azione di Gesù.

v.11 Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Qui è l’inizio dei segni. Questo termine tipico dell’Evangelista Giovanni comprende sempre due significati: uno dimostrativo, il segno suscita la fede dei discepoli in Gesù; l’altro espressivo, esso manifesta la gloria di chi lo compie.
Il “segno” ha lo scopo di orientare verso l’autore. La fede è l’obiettivo primo di tutti i segni del quarto vangelo, come precisa lo stesso Evangelista nella conclusione: i segni operati da Gesù sono stati scritti perché crediate.
Il gesto compiuto, però, esprime il mistero personale di Gesù e quindi della salvezza che sarà rivelata agli uomini. Il segno manifesta, sotto una forma sensibile, una realtà proveniente dall’alto che è qui chiamata col nome di “gloria”.
Questo è il primo segno: la piccola comunità che si è formata attorno a Gesù quella settimana, vedendo il segno, fu in grado di capire il significato più profondo e “credette in lui”.

Facciamo nostra la preghiera di colletta di questa domenica affinché la Chiesa, ascoltando e obbedendo alla sua Parola, faccia oggi esperienza dell’amore del suo Signore che l’ha amata e dato se stesso per Lei.
O Dio, che nell’ora della croce hai chiamato l’umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa’ che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne.

Fonte:www.figliedellachiesa.org


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