FIGLIE DELLA CHIESA,Lectio "Battesimo del Signore"

Battesimo del Signore
 Lun, 07 Gen 19  Lectio Divina - Anno C

La festa del Battesimo del Signore si chiama anche Teofania: manifestazione di Dio. In realtà non è teologicamente distinta dalla festa dell'Epifania che celebra lo stesso mistero del Natale ma lo fa mettendo in rilievo la manifestazione della gloria infinita del Figlio Unigenito del Padre e la chiamata universale di tutti i popoli alla salvezza in Cristo. Nella liturgia delle Ore dell’Epifania ritroviamo spiegato l’uso plurale (tà epiphàneia) del titolo della festa, tipico dell’antica liturgia orientale. Nell’antifona al Benedictus delle Lodi e nell’antifona al Magnificat dei Vespri si parla dei tre prodigi celebrati in questo giorno: i Magi, il Battesimo di Gesù e le nozze di Cana. Anticamente, e così è ancora nei riti orientali, le teofanie di Cristo erano assommate nell'unica festività del 6 gennaio. Nel rito romano queste tre manifestazioni si "srotolano" e ad esse si associano tre giornate: il 6 gennaio e le due domeniche dopo l'Epifania (lo si vede bene però solo nel lezionario di quest'anno, l’Anno C). La festa del Battesimo del Signore, infatti, chiude il ciclo natalizio e tiene il luogo della prima domenica del Tempo ordinario. La II Domenica del Tempo ordinario è ancora tutta incentrata sulla Manifestazione del Signore con la proposta, nell’anno C, del Vangelo delle nozze di Cana. La simbologia della luce, già presente nella liturgia natalizia, la ritroviamo nella liturgia dell’Epifania. In perfetta sintonia è il Battesimo di Gesù. Lo racconta meravigliosamente S. Gregorio Nazianzeno: “Cristo nel Battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria […] Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante. […] Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore, al quale vadano gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.” (Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo. Disc. 39 per il Battesimo del Signore, 14-16. 20; PG 36, 350-351. 354. 358-359).

La redazione degli evangelisti tende a presentare il battesimo di Gesù come il battesimo del «nuovo popolo di Dio», il battesimo della Chiesa. Nel libro dell’Esodo, Israele è il figlio primogenito che viene liberato dall’Egitto per servire a Dio e offrirgli il sacrificio (Es 4,22); è il popolo che passa tra la muraglia d’acqua del Mar Rosso e nel sentiero asciutto attraverso il fiume Giordano. Cristo è il «figlio diletto» che offre l’unico sacrificio accetto al Padre; Cristo che «esce dall’acqua» è il nuovo popolo che viene definitivamente liberato: lo Spirito non solo scende su Cristo, ma rimane su di lui «perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio» (prefazio). Lo Spirito che non aveva più dimora permanente fra gli uomini (Gn 6,3) ora rimane sempre, per Cristo, nella Chiesa.

La missione di Cristo è prefigurata in quella del Servo sofferente di Isaia. Il «Servo di Iahvè» è colui che porta su di se i peccati del popolo. In Cristo che si sottopone ad un atto pubblico di penitenza, vediamo la solidarietà del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo con la nostra storia. Gesù non prende le distanze da un’umanità peccatrice: al contrario, vi si immedesima per meglio «manifestare il mistero del nuovo lavacro» (prefazio) e i conseguenti impegni di azione apostolica che ne derivano per il discepolo.

vv.3, 15-16 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»…
È la prima occasione in cui Gesù, da uomo maturo, entra nella scena pubblica, dopo aver lasciato Nazaret. Lo troviamo presso il Battista, da cui si reca un gran numero di gente. Questi, con una verginità profetica disarmante, riconosce davanti a tutti di essere solo colui che prepara la via, che immerge solo nell’acqua della sua fragile ma così necessaria realtà. San Luca osserva che il popolo “era in attesa” (v.15): sottolinea, così, l’attesa di Israele; coglie, in quelle persone che avevano lasciato le loro case e gli impegni abituali, il profondo desiderio di un mondo diverso e di parole nuove, che sembrano trovare risposta proprio nelle parole severe, impegnative, ma colme di speranza del Precursore. Il suo è un battesimo di penitenza, un segno che invita alla conversione, a cambiare vita ma si avvicina Colui che “battezzerà in Spirito santo e fuoco” (v.16). E’ il battesimo nel Nome di Gesù, l’immersione nella vita stessa di Dio. Il battesimo dato a noi nel nome di Cristo è manifestazione del preveniente amore del Padre, partecipazione al mistero pasquale del Figlio, comunicazione di una nuova vita nello Spirito; esso ci rende “figli nel Figlio” ponendoci in relazione intima e profonda con Dio, rendendoci capaci di chiamarlo “Padre”, di “formare un popolo puro che gli appartenga” (Tt 2,14), un popolo sacerdotale, profetico, regale.

vv.3,21-22 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
A differenza dagli altri sinottici, in Luca il battesimo è descritto come già avvenuto: probabilmente si vuole far emergere la centralità di questo evento nella vita di Gesù e ricordare a tutti i credenti che hanno ricevuto questo sacramento, di rendersi sempre più consapevoli del dono ricevuto per viverlo con serietà e impegno nel cammino di progressiva conformazione a Cristo e di appartenenza alla Chiesa.
Un’altra sottolineatura, tipicamente lucana, riguarda l’atteggiamento orante di Gesù che “stava in preghiera” mentre il cielo si aprì. Il grande desiderio del profeta Isaia arriva finalmente al suo compimento “Oh, se Tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). Ora è esaudito questo desiderio! L’obbedienza di Gesù al Padre ha aperto il cielo sulla terra e la luce della Trinità vi è entrata per sempre! Lo Spirito appare visibilmente come colomba e dà testimonianza al Figlio, all’Unto di Dio, a “Colui nel quale abita corporalmente la pienezza della divinità” (Col 2, 9). L’allusione principale è alla colomba che annunzia la fine del diluvio (Gn 8, 8,14). Gesù, immergendosi nelle acque del Giordano, annega, nella sua obbedienza, il peccato e il male del mondo, quel male e quel peccato che annienterà definitivamente nel battesimo di sangue che lo aspetta. Emergendo dalle acque, le santifica portando con sé tutto il cosmo. L’umanità viene finalmente portata al cospetto di Dio: d’ora in poi l’universo è cristificato! Nulla potrà più separarci da Dio, Lui che ha dato suo Figlio e con la potenza dello Spirito lo ha immerso nell’abisso della nostra morte! Di questo lo stesso Dio e Padre ne dà testimonianza riconoscendo il Figlio come l’Amato nel quale ha posto il suo compiacimento”. In questo evento decisivo della vita di Gesù il credente contempla con stupore e tremore il mistero della Trinità che si compromette con l’uomo andandolo a cercare lì dove si era perduto, nell’abisso del suo orgoglio e della sua autosufficienza. L’umiltà di Cristo, in fila per ricevere il battesimo come un qualunque peccatore bisognoso di conversione, è la stupefacente discesa di Dio nel cuore dell’uomo, luogo nel quale lo Spirito si poserà per dimorarvi in eterno in una nuova e definitiva alleanza.

Fonte:www.figliedellachiesa.org


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