Padre Paolo Berti, “Non hanno vino”

II Domenica del T. O.         
Gv.2,1-12 
“Non hanno vino”

Omelia 

Di fronte all'episodio delle nozze di Cana normalmente si osserva che l'intervento di Maria fu a favore della buona riuscita del banchetto nuziale. Una cosa giusta questa considerando che gli sposi avrebbero fatto una pessima figura davanti a tutti per la mancanza del vino. Si pensi alle dicerie che ne sarebbero seguite: "Hanno voluto fare le cose in grande e poi è mancato il vino. Colpa di questo; colpa dell'altro. Una cosa così, io non l'avevo mai vista!" E via dicendo.
Ma la prima lettura, tratta dal profeta Isaia, ci invita a cogliere nella domanda di Maria un'intenzione ben più luminosa. Lei vedeva che in quel banchetto nuziale c'era lo Sposo, quello che Israele aspettava, che le profezie annunciavano. Il banchetto con i due sposi faceva risaltare nel cuore di Maria il contenuto sponsale della presenza di Cristo. Isaia aveva detto: "Sarai chiamata mia gioia e la tua terra sposata, il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli", celebrando così il ritorno dei figli di Gerusalemme alla città e alla terra di Gerusalemme essi aderiranno a lei con la gioia che ha uno sposo verso una vergine sposa. Maria vedeva in quello sposo dato da Dio a Gerusalemme, non il popolo che ritornava, ma il suo Figlio, il Re-Sposo di Gerusalemme, figura della Chiesa. Il profeta Osea aveva parlato dichiaratamente di Dio quale sposo (2,21): "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza". Il Cantico dei Cantici parlava poi di un dialogo d'amore tra Dio e la fidanzata e annunciava un futuro acceso amore (7,9): "Ho detto: ‹Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri›"; e la fidanzata ardentemente diceva: "Mi baci con i baci della sua bocca", dove la bocca è il Messia, la Parola.
Maria guardava a questo sponsale, e desiderava che Gesù si manifestasse al popolo con la sua potenza di Figlio di Dio, e desiderava anche che il popolo giungesse a riconoscere la presenza dello Sposo promesso.
Il dialogo tra Madre e Figlio si muove a questo altissimo livello. "Non è ancora giunta la mia ora", l'ora che lo condurrà all'ora estrema, quella della morte. Maria conosceva già il contenuto sacrificale di quell'ora anche se non sapeva dei flagelli, della croce. "Donna, che vuoi da me?", dice Gesù alla Madre. "Quale incontro ora, dopo che tu mi inviti ad affrettare quell'ora? Che cosa vuoi, dal momento che così finirà la dolce intimità di Nazaret? Tu sai che la mia ora sarà anche la tua ora. Tu sai che soffrirai con me, sei pronta? Vuoi quest'ora?". L'iniziativa la prende lui, come sempre. La madre risponde dicendo ai servi: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela!". Certezza che ogni parola di Gesù è luce e va seguita; decisione assoluta di condividere ogni dolore del figlio.
Tutto ciò è il nucleo profondo dell'episodio delle nozze di Cana; attorno a questo si organizza ogni cosa. La gioia del banchetto degli sposi, come gioia messianica della presenza del Signore. La gioia dei due sposi che vengono attratti dal Cristo e percepiscono che il loro amore ha avuto una benedizione particolare da Dio nel dono del cambiamento dell'acqua in vino; benedizione che è il diretto antecedente del sacramento nuziale istituito da Cristo tra i rigenerati dalla grazia.
Il nucleo coinvolge anche le dure giare dei giudei, vuote d'acqua, segno di una durezza di cuore che non si preoccupava neppure di ingentilirsi con la pia pratica delle abluzioni. Gesù mette acqua in quelle giare; poteva far trovare vino subito. Fa mettere acqua perché quelle giare siano meno piene di disamore. Fa mettere acqua perché i servi si accorgano che sono vuote e non possano dire che qualcuno ha posto dentro il vino.
L'acqua diventa vino. E' la novità dei tempi messianici. L'acqua viene sostituita dal vino, in attesa che il vino diventi, per il miracolo dell'ultima cena, il sangue di Cristo.
Lo Sposo è presente; ma il rito nuziale dello Sposo con la Sposa, che già sta formando (cioè la Chiesa), avverrà nel rito di sangue della Croce. Certo, nel vino delle nozze di Cana è già significato il futuro sangue sparso per la vita del mondo.
Cristo sulla croce attirerà la Sposa a sé e la unirà a sé nel vincolo dello Spirito Santo. Lo Sposo e la Sposa - questo mistero è grande, dice san Paolo nella lettera agli Efesini (5,32) - diventano una cosa sola, essendo che lo Sposo ha trasfuso il suo Spirito alla Sposa. San Paolo, sulla scorta di questo, dice nella prima lettera ai Corinzi, con densità di parola (6,17):"Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito".
Ma dobbiamo dare risalto nelle nozze di Cana alla potenza della preghiera di Maria, tutta fondata sulla sua volontà di seguire il Figlio nel suo itinerario di dolore. Noi ricorriamo alla sua intercessione non perché deleghiamo a lei il pregare, ma perché lei venga in aiuto alla nostra preghiera. Non è perché diffidiamo di Cristo, ma perché vediamo l'insufficienza della nostra preghiera di poveri peccatori; e allora ricorriamo a lei.
Ma attingendo ancora alle ricchezze inesuaribili dell'episodio delle nozze di Cana, si coglie come quella Donna è la Donna presente al rito nuziale della croce, che lo vivrà offrendo se stessa, offrendo al Padre la vittima che lei ha formato nel suo grembo. Lei, la perfettissima sponsa Christi, ai piedi della croce; lei, il vertice di perfezione della Chiesa sposa. Immensa perfezione che non rimane chiusa in Maria, ma che si apre a noi nel suo essere Madre nostra, nel curare la nostra unione con lo Sposo. E per questa si adopera per vederci graditi allo Sposo; è la pronuba: la pronuba è la donna che prepara la sposa alle nozze, ne cura i capelli, l'abito, la bellezza. Maria è la pronuba che ci conduce alla croce di Cristo, dove si è compiuto il rito nuziale; rito nuziale che è vitalmente presente nella celebrazione Eucaristica. Maria ci conduce alla croce; ed è nell'abbraccio della croce che noi riceviamo il sigillo dell'autenticità dei doni - contro le contraffazioni del Maligno - che san Paolo ci presenta nella seconda lettura. Tutti i doni procedono da un unico Spirito e questo unico Spirito é quello che rende, in Cristo, una la Chiesa.
Quale il carisma migliore? San Paolo ce lo dice: la carità (1Cor 13ss).
Le nozze di Cana. Quanta luce contengono: inesauribili luci. Dobbiamo imitare Maria nella sua dedizione totale alla causa di Gesù. Dobbiamo essere accanto agli sposi come Maria, che si preoccupò, con lo sguardo aperto al mistero di Cristo Sposo, dell'andamento di un banchetto. Aiutiamo gli sposi a non smarrire il cammino, aiutiamoli perché abbiano gioia, serviamo la loro gioia, senza che abbiano a fuggire la croce, perché Cristo l'ha trasformata in vessillo d'amore. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù.

Fonte:http://www.perfettaletizia.it


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