Battista Borsato, DOMENICA di PASQUA " Lasciarsi sorprendere "

DOMENICA di PASQUA  
Lasciarsi sorprendere 

Il primo giorno della settimana, al mattino presto, (le donne) si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui. È risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.
(Lc 24,1-12)

Vorrei in questa Pasqua meditare e riflettere sul valore del lasciarsi sorprendere. La resurrezione è stata una sorpresa e questa sorpresa risale al fatto che le donne trovano la grossa pietra già rimossa dal sepolcro e sentono la voce di due uomini che dicono : “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,2).

La sorpresa coglie i discepoli. I discepoli rimangono sorpresi di fronte alle apparizioni di Gesù, comunque vengano interpretate. E se rimangono sorpresi vuol dire che non solo non si aspettavano questo evento, ma che neppure lo sospettavano. La resurrezione è stata per loro una spiazzante sorpresa. Con la cattura e la morte in croce di Gesù, i discepoli avevano perduto ogni speranza. Essi speravano che egli fosse il Messia, venuto per riscattare Israele, per impiantare il Regno di Dio. Si erano illusi nel pensare che Gesù avrebbe cambiato il cuore degli uomini e, di conseguenza, avrebbe dato una svolta al mondo. Dapprima avevano stentato di riconoscerlo come Messia, perché appariva diverso dal Messia che attendevano, ma poi, lentamente, dai suoi discorsi, dalle sue affascinanti prospettive nei riguardi della religione e di Dio, dai suoi gesti di attenzione agli ammalati, ai poveri, ai peccatori, avevano intuito in lui qualcosa di nuovo, di inedito. Gesù era così umano, così compassionevole, così attento alle persone che sembrava brillare in lui una scintilla  divina. Vi avevano percepito qualcosa di strano o meglio di straordinario. Il suo modo di pensare era diverso, altro. Vi si sentiva pulsare un’altra logica, prospettare un altro modo di intendere  l’amore e la vita. Sembrava assistere all’avvento di un pensiero nuovo che illuminava la vita di luce “altra”. Ma questa loro faticosa intuizione sembrava definitivamente spegnersi con la cattura di Gesù e soprattutto con l’infamante morte di croce. Non poteva essere il Messia, perché il Messia non doveva essere così vergognosamente sconfitto. Dio non poteva essere presente in lui, non era possibile che fosse l’eletto di Dio, se Dio lo abbandonava ad una fine così ignobile e degradante. Con la morte di Gesù si spegnevano le luci e si frantumava ogni speranza. I discepoli erano lontanissimi dal pensare ad un nuovo inizio. Il fallimento aveva oscurato le loro menti e fiaccato i loro animi. Era tutto finito senza lo sguardo verso nuovi futuri. La visione degli angeli che affermano che Gesù non è qui, è risorto, ha scosso per non dire strabiliato i suoi discepoli; e Pietro e Giovanni che vanno al sepolcro e lo trovano vuoto non riescono a capire. È stata una sorpresa che li ha in parte incantati e in parte storditi. La parola che sarà corsa tra di loro sarà stata: “Non è possibile!”. Non è possibile che dalla morte fluisca la vita, non è possibile che dal fallimento rinasca la speranza di futuro nuovo. Non volevano credere alla sorpresa. La “sorpresa” era più grande di ogni loro immaginazione. Per accettare questa sorpresa hanno avuto bisogno di più segni, di più apparizioni. Questo loro difficile e sofferto cammino a lasciarsi sorprendere è forse l’argomento più decisivo sulla realtà della resurrezione di Gesù. Questa non è stata la realizzazione di un loro sogno, perché erano al di fuori e lontani da ogni attesa. Si sono arresi, si sono lasciati sorprendere e alla fine questa sorpresa ha cambiato il loro cuore: la certezza di Gesù risorto  ha ingemmato la loro vita che diventa poi un’esplosione che investe il mondo intero.

Non soltanto la resurrezione è stata una sorpresa  per i discepoli, ma anche per Gesù. Ormai stiamo convincendoci che Gesù come uomo non conosceva il suo futuro, che egli non era una persona già programmata o telecomandata. Anche Gesù ha dovuto cercare il progetto del Padre con la fatica di tutti gli uomini: si ritirava a pregare per sintonizzarsi con il pensiero del Padre, si confrontava con i suoi discepoli (“chi dite che io sia”), ascoltava le aspirazioni della gente, scrutava  gli eventi. Solo così Gesù intuiva il suo progetto e quello che il Padre voleva. Possiamo correttamente supporre che avesse intuito che la morte era il suo destino,  perché tutti i profeti avevano subito tale fine, e perché avvertiva il crescere nei suoi riguardi del rancore e dell’odio omicida. Si nascondeva per sfuggire alla preda delle brame omicide dei farisei e soprattutto delle autorità religiose. E quando sopraggiungono la cattura e la morte egli getta il disperato grido: “Padre perché mi hai abbandonato?” Gesù si sente fallito, perché persino il Padre lo aveva lasciato solo a morire come un malfattore. Certamente non pensava di risorgere, tanto meno in quel modo. La resurrezione è stata anche per lui una lieta e imprevista sorpresa.  Anche Gesù si lascia sorprendere, anche lui come uomo scopre che dentro la vita, con i suoi fallimenti e sconfitte, scorre qualcosa di nascosto che prima o poi viene svelato e ridestato.

Bisogna credere alle sorprese della vita e della storia. L’invito che ci raggiunge in questa Pasqua può essere quello di risvegliare in noi il senso della sorpresa. Credere non è tanto abbracciare un’etica  o seguire delle verità, ma è saper cogliere le sorprese che Dio semina lungo la storia. Se non riusciamo a coglierle è perché non c’è l’attitudine a lasciarsi sorprendere. Il grande teologo ebreo Heschel dice: “Nel mondo non mancano le meraviglie, manca la meraviglia”, cioè manca la capacità di lasciarsi meravigliare. Un altro teologo cattolico Romano Guardini di origini venete, ma vissuto in Germania, diceva che per capire la storia e gli arrivi di Dio, occorre andare al di dietro dei fatti e a imparare a pensare diversamente: non conformarsi con i pensieri comuni, non adeguarsi al ragionare di tutti, occorre imparare a dissentire e a pensare altrimenti. Ernesto Balducci negli anni ’50, dialogando con il sindaco di Firenze Giorgio la Pira, con amarezza mostrava il suo scoraggiamento di fronte alla chiesa del suo tempo. Erano gli ultimi anni di Papa Pio XII, anni di chiusura e di emarginazione di molti validi teologi. Giorgio la Pira, anche lui uomo profetico, lo ammoniva: “Non spaventarti e non avvilirti, guarda che i Papi non sono eterni!”. Dopo pochi mesi moriva Pio XII e saliva al soglio pontificio Giovanni XXIII. È stata una sorpresa imprevista e imprevedibile. Ha rinnovato la chiesa. A mio parere nella vita della chiesa, ma con incidenza registrabile anche nel mondo civile e sociale, sono avvenuti in questi ultimi tempi due immense e vibranti sorprese.

- La prima riguarda il Concilio Vaticano II indetto sorprendentemente da Papa Giovanni XXIII. Il Concilio è stato una sua intuizione che, senza consultarsi con nessuno neppure con il suo segretario di Stato Tardini, ha avuto il coraggio di indire. Se si fosse consultato avrebbe avuto risposte scoraggianti. Gli avrebbero detto che il Concilio Ecumenico sarebbe stato difficile da farsi e che era inutile in quanto il Papa, essendo stato dichiarato infallibile, non aveva bisogno di consultazioni. Lo Spirito in Papa Giovanni ha giocato di anticipo e l’annuncio fatto nella Basilica di S. Paolo fuori le mura ha sorpreso tutti, ma non da tutti è stato accolto favorevolmente. Il Concilio Vaticano II di fatto ha dato una sferzata alla chiesa, è stato il coraggioso esame di coscienza della chiesa nei riguardi di se stessa e del rapporto con il mondo. I piccoli o grandi rivoli di riflessione che serpeggiavano nascostamente dentro la chiesa hanno potuto manifestarsi ed irrompere. Il Concilio, è stato un’esplosione. È apparsa un’altra chiesa, quella di Gesù e degli Atti degli Apostoli. In poco tempo erano stati dimenticati e superati secoli di storia della chiesa. Questa è stata, ed è, la mia sensazione.

- La seconda sorpresa è avvenuta con l’elezione di Papa Francesco. Il card. Bergoglio non era conosciuto. La sua vita, il suo pensiero, erano ignorati nella chiesa e nel mondo. Ha sorpreso quando ha rinunciato alla croce d’oro, quando non ha voluto indossare la veste rossa, quando ha continuato a portare le scarpe nere, quando è salito sul pullman insieme con tutti i cardinali, quando soprattutto ha  scelto di abitare nella semplice “Casa Marta”, pranzando e cenando insieme con tutti: è stata una sorpresa imprevedibile e inaudita.

Persino Adriana Zarri, monaca laica, è stata superata nella sua pur fervida fantasia espressa nel romanzo Celestino VI, nel quale sogna un Papa che cammini per Roma e rinunci ad abitare nei palazzi del Vaticano per vivere nei palazzi del Laterano, sede del Vescovo di Roma, ma sempre palazzi prestigiosi. Chissà che grido di gioia avrebbe espresso questa donna così profetica ma anche così tagliente nei riguardi della vita dei papi e dei cardinali. Credere è lasciarsi sorprendere.

Due piccoli impegni:

- Non perdere l’apertura alla sorpresa.
- Nei solchi della storia cammina lo Spirito che fa nuove tutte le cose.


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