GIOVANNINI Attilio sdb, "Venite a mangiare! "

3a Domenica di Pasqua - Anno C  Spunti per la Lectio
Venite a mangiare! 

Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade.
Dopo le apparizioni pasquali raccontate nel capitolo 20, che abbiamo letto a Pasqua (...alla Maddalena) e domenica scorsa (...agli apostoli e a Tommaso), leggiamo oggi la nuova apparizione in Galilea, aggiunta col capitolo 21, che è detta "manifestazione", perché non dice solo che era Gesù ad apparire, ma chi era Gesù. E il Gesù che si fa presente non solo ai discepoli storici, ma a tutti i discepoli attuali e a venire. Lo straordinario cap 21 infatti parla della Chiesa ormai di terza generazione, che si rapporta al Risorto nella fede.
A capo di questa Chiesa c'è senz'altro Pietro. Attorno a lui si raccolgono gli altri discepoli, come Tommaso detto il gemello, Natanaele di Cana, Giacomo e Giovanni ed altri due, a rappresentare la comunità che svolge la sua missione di "pescare" uomini per il Regno. Attorno al suo capo va bene, ma se manca Gesù non può far nulla: il lavoro non ha successo.
Gesù però non è lontano. È già sulla riva, e con lui già la notte si schiarisce.
Tuttavia i discepoli non lo distinguono ancora, come non l'ha riconosciuto la Maddalena, o i due discepoli di Emmaus: il Risorto si conosce per rivelazione!
È Gesù dunque che prende l'iniziativa. Egli li chiama affettuosamente "Figliolini", a indicare la sua vicinanza viva, e chiede loro da mangiare. Domanda strana, come quando chiese da bere alla samaritana, per poterle offrire l'acqua viva. In realtà, Gesù aveva una sola sete: quella di fare la volontà del Padre; e ha una sola fame: quella di salvare le nostre vite.
La domanda anzitutto costringe i discepoli a costatare che non hanno nulla (che senza di lui non sono capaci di nulla). Allora lui chiede loro un atto di fede, ed essi, nell'obbedienza alla sua parola, ottengono un successo prodigioso.
Questo risultato rivela la sua presenza onnipotente. Ma è ancora il discepolo che lui amava a riconoscerlo per primo e a dirlo agli altri, a Simone in particolare. Il quale, col suo solito slancio, si getta in acqua per raggiungere il suo Signore e porsi accanto a lui, dove è il suo posto. E quando la barca giunge a riva, è lui che spetta trarre a terra la rete colma di tutti i pesci, per consegnarla a Gesù.
Gesù li accoglie con il cibo preparato da lui, ma chiede a loro di mettercene di quello che essi hanno pescato. È chiaro il senso: egli vuole associare anche noi alla sua "fame" di anime. Il pesce aggiunto rappresenta il frutto della evangelizzazione che la Chiesa compie nel suo nome. Sono i fratelli portati all'unità del solo ovile, presi in quella rete che non deve strapparsi, ma rimanere integra, per partecipare tutta intera al dono di Dio.
In questo pasto chiaramente eucaristico culmina la presenza di Gesù. Tanto è vero che i discepoli lo riconosco finalmente e non hanno più bisogno di chiedergli chi è. Come i due di Emmaus, essi lo individuano nello spezzare il pane.
Per questo l'autore conclude la sezione dicendo che
Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli
cioè quella definitiva, che segna la sua presenza per sempre in noi prima con la sua Parola, poi con l'attività missionaria, poi col segno eucaristico.
Una presenza che ci coinvolge. La seconda scena sul lago lo sottolinea.
Gesù si rivolge a Pietro (a cui secondo la tradizione è apparso per primo) e tiene con lui un dialogo speciale, perché vuole affidargli una missione speciale: la cura del suo gregge.
Egli dovrà condurlo con lo stesso metodo di Gesù, lo stesso amore, la stessa disposizione a dare la vita per le pecore. Cosa che di fatto farà, come Gesù gli preannuncia.
Pietro ha seguito Gesù fino in fondo. Ha amato con lo stesso amore, ora che ha riconosciuto il Signore risorto. E noi, cosa faremo dopo aver incontrato al vivo Gesù in questa eucaristia?

Don Attilio GIOVANNINI sdb


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