Alessandro Cortesi op, Corpo e sangue di Cristo – anno C


Corpo e sangue di Cristo – anno C – 2019
Gen 14,18-20; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17

Il gesto di un re misterioso, che offrì pane e vino ad Abramo è segno di una alleanza ed è gesto di riconciliazione: con la sua offerta permette ad Abramo e al suo clan di riposare. Ed infine benedice Abramo. Il pane e il vino di questo re di giustizia recano in sé i tratti dell’accoglienza e dell’ospitalità.

Anche Gesù compie gesti che significano condivisione, possibilità di ristoro, di partecipare nella pace ad un medesimo banchetto: ‘Gesù prese i cinque pani e i due pesci, e levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono…’.

I pochi pani divengono sufficienti per sfamare tutti, nel movimento che ha inizio dalla condivisione e su cui scende la benedizione. Tutti poterono mangiare fino ad essere saziati. Si tratta – è bene sottolinearlo - di una distribuzione. E questo gesto ha una rilevanza per comprendere il cammino di Gesù: subito dopo infatti Gesù presenta la sua missione: è il figlio dell’uomo che percorre la via che incontra il rifiuto e l’ostilità ma viene esaltato dal Padre (Lc 9,18-22) e si dirige decisamente verso Gerusalemme.

Nel gesto dei pani Luca ricorda l’episodio della manna nel deserto (Es 16,8.12; Num 11,21); anche Gesù è in un luogo deserto, vicino a Betsaida. E’ poi richiamata la moltiplicazione dei pani compiuta dal profeta Eliseo per i discepoli (2Re 4,42-44).

Gesù chiede di mettere a disposizione il poco e da lì fa iniziare un movimento di condivisione. Da qui si genera abbondanza per tutti e i discepoli sono coinvolti in questa distribuzione: ‘li benedisse li spezzò, e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla gente. E mangiarono e si saziarono e dei pezzi avanzati ne portarono via dodici panieri’. La comunità è chiamata a centrare la sua attenzione verso ‘tutta questa gente’ di affamati e poveri e a vivere lo stupore di una sovrabbondanza che viene dal donare, dal far parte.

Luca inoltre rinvia all’esperienza della prima comunità che viveva l’eucaristia. I gesti di Gesù sono infatti gli stessi dell’ultima cena e dell’incontro con i due di Emmaus. Anche a Emmaus Gesù prende il pane, pronuncia la benedizione, lo spezza e lo porge ai discepoli.

La moltiplicazione/distribuzione dei pani allora, non è solo memoria del gesto di Gesù, che benedisse e i pani e i pesci dandoli poi a distribuire a tutta la folla. Questo segno rinvia all’eucaristia, alla sua presenza che continua nella comunità. Il pane condiviso è affidato ai discepoli: ‘date voi loro da mangiare’.

L’eucaristia trova il suo autentico senso e compimento nel condividere e nel far partecipare: non è solo un dare ma è un fare esperienza di essere solidali. L’eucaristia che la comunità è chiamata a vivere non è un momento intimistico, ma apre a relazioni nuove ad un modo di intendere la vita nella linea della condivisione.

Per questo Paolo nella lettera ai Corinzi rimprovera una comunità che vive divisioni al suo interno e poi mangia la cena del Signore. Ricorda l’autentico senso del mangiare insieme la cena del Signore: da lì devono nascere rapporti di accoglienza reciproca. E conclude ‘perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri’ (1Cor 11,33). E’ un invito attuale alle comunità ad ‘aspettarsi’, a guardare all’eucaristia come dono che apre ad accogliere senza porre confini ed esclusioni. E’ Gesù che ci invita alla sua cena e facciamo esperienza di essere ospitati e per questo capaci di ospitalità: un orizzonte che è ancora sogno e promessa da realizzare nella pratica di una ospitalità che coinvolga l’eucaristia e la vita.

Alessandro Cortesi op
Fonte:alessandrocortesi2012.wordpress.com/


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