D. Gianni Mazzali SDB, "SEGUIMI!"

13a Domenica T. Ordinario - Anno C   Omelia
"SEGUIMI!"

Nel frastuono di tante voci, nell'ossessione di innumerevoli protagonisti, nella confusione di accattivanti persuasori si sperimenta, con un contrasto marcatissimo, il bisogno di guide sicure, di maestri saggi, autorevoli, credibili. Siamo stanchi di essere strumentalizzati da tanti venditori di fumo e da incantatori, che, grazie alla potenza e risonanza dei media, ci condizionano nel nostro modo di pensare ed agire. Ingenuamente convinti di esprimerci e di vivere con una libertà senza vincoli in realtà, inconsciamente, siamo posseduti da una corrente che ci travolge. La Parola oggi ci addita in Gesù la guida forte e sicura che ci porta alla libertà, valorizzando ciò che ci più autentico e vero abbiamo in noi stessi.

ASCOLTARE

Lo dobbiamo ammettere il verbo ascoltare non è oggi coniugato volentieri. Viviamo nella cultura in cui la sopraffazione verbale è il modello dominante. Si vince se ci si impone, se si impedisce all'interlocutore di esprimersi, di contraddirci, di portare ragioni oggettivamente più logiche. Si deve gridare e…ci si compiace di averla avuta vinta, di aver convinto l'uditorio.
Gesù, nel suo viaggio verso Gerusalemme, incontra varie persone; ad alcune rivolge lui per primo la sua parola, altri si fanno avanti con proposte molto chiare e determinate. Dai comportamenti e dalle risposte degli uni e degli altri risulta evidente che ci sono dei condizionamenti, delle remore molto forti che si celano dietro alle parole. In effetti non notiamo un ascolto che riveli disponibilità di mente e di cuore. E Gesù non fatica a svelare la superficialità, le velleità, le condizioni non espresse che minano l'ascolto libero dei suoi interlocutori.
La pagina di Luca interpella ciascuno di noi nel rapportarci con Gesù e ci fa riflettere se siamo davvero disponibili all'ascolto e quindi a metterci in discussione nei nostri modelli di vita, nelle nostre scelte quotidiane, nella gerarchia dei nostri valori. Le parole di Gesù appaiono dure, molto esigenti, fuori da ogni compromesso. Ed è lì che noi facciamo fatica ad ascoltare. Ci viene spontaneo dire: "Gesù, sei intransigente. Metti in discussione le nostre preoccupazioni legittime per una casa dignitosa in cui vivere, le più sacrosante tradizioni, gli affetti di famiglia. E' impensabile seguirti in modo così radicale. Oggi il compromesso è di regola e consente a tutti di "barcamenarsi". Gesù ci appare lontano, fuori del tempo, di questo tempo plasmato così marcatamente per l'uomo.
Ci viene offerta una opportunità: quella di smetterla di scusarci e di autogiustifarci. Possiamo consentire alle radicali esigenze di Gesù di scavare dentro di noi e metterci in condizione di ascoltare senza "se" e senza "ma. I santi che, nella valutazione dei benpensanti erano persone intransigenti, sono riusciti a mettersi in ascolto e hanno consentito alla Parola di operare meraviglie nella loro vita.

LASCIARE

E' più facile realizzare il secondo passaggio del "lasciare" se l'ascolto ha raggiunto le profondità della nostra mente e del nostro cuore. Gesù ci vuole aiutare a scrollarci di dosso tanti pesi, tanti fardelli inutili, tante cose che ci soffocano. La gente lo dice in occasione del cambio di casa: "Siamo riusciti a liberarci da tante cose inutili ed ingombranti".
Gesù non è crudele, è esigente e soprattutto lungimirante, punta a ciò che resta e ciò che non è effimero. Ecco il senso della sua radicalità: le cose, i ricordi, gli affetti sono buoni in se stessi, ma possono diventare talmente pesanti da farci perdere l'orientamento e diventare ossessionanti: "Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio". Ricordiamo l'espressione di Santa Teresa, che quasi fa rabbrividire: "Solo Dio basta". L'abbandono in Dio ci consente di sperimentare quanto futili possano essere le cose e le persone quando pesano come un macigno sul nostro cuore: "Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà. State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù".

SEGUIRE

Impressiona l'atteggiamento di Elia nei confronti di Eliseo: prima gli getta addosso il suo mantello e poi laconicamente risponde alla richiesta del discepolo: "Va e torna, perché sai che cosa ho fatto per te". Una risposta breve, anche un po' enigmatica. Che cosa ha fatto Elia per lui? C'è di mezzo il mantello, credo, che simboleggia l'identità di Elia profeta, consegnata integralmente al giovane che Dio gli ha indicato.
Come Eliseo sentiamo il richiamo forte degli affetti e dei legami fondamentali e nello stesso tempo vogliamo dire a Gesù: "Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò".
L'esperienza viva di tanti che hanno seguito Gesù nel corso della storia ci dice che non avremo motivo di rammaricarci. Anzi, al seguito di Gesù, ritroviamo pienamente noi stessi.

"Cari amici,
non esitate a seguire Gesù Cristo.
In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo.
Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi,
ad uscire dalle nostre ambizioni
e a vincere ciò che ci opprime"

(Benedetto XVI).
Don Gianni MAZZALI sdb

Fonte:http://www.donbosco-torino.it

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