Don Paolo Zamengo, "Ospitare Gesù"
XVI Domenica Del Tempo Ordinario (Anno C)
Ospitare Gesù Lc 10, 38-42
Marta e Maria: come passare da un Dio sentito come dovere a un Dio respirato come amore e desiderio. Da un Dio che sa di antico a un Dio che profuma di nuovo.
L’evangelista tratteggia la scena con un pizzico di bonaria ironia. Sta per arrivare Gesù e Marta corre avanti e indietro per riordinare la casa. Sa che Gesù non arriva da solo e il gruppo è piuttosto numeroso oltre che affamato. Maria invece si intrattiene con Gesù ospite amato. È lui la casa dove abitare, è lui il cibo di cui saziarsi.
Marta è donna concreta ma sarebbe riduttivo pensare a lei come a una donna confusa tra le pentole. In altre pagine del vangelo Marta corre incontro a Gesù, lo riconosce come figlio di Dio e gli professa la sua fede.
Maria ha un atteggiamento più contemplativo. È più incline all’ascolto che alla conversazione ma non le manca l’iniziativa. È lei che, alla vigilia della Pasqua, unge i piedi di Gesù e glieli asciuga con i suoi capelli. Marta e Maria non si possono dividere né contrapporre. Gesù le ama in eguale misura.
Invita Marta a non lasciarsi sopraffare dallo stress del quotidiano ma a farsi guidare dall’unica cosa necessaria, il primato di Dio e della sua parola. La maturazione di Marta appare ancora in una fase embrionale. Si occupa di tante cose buone ma manca il bersaglio. Gesù non le dice che sta facendo male ma semplicemente che c’è una cosa necessaria che lei non ha ancora colto come prioritaria.
L’incontro con Marta e Maria avviene in casa. Casa dice confidenza e la confidenza segna la vita del discepolo di Gesù. In casa si respira familiarità, cresce il rapporto interpersonale. La casa è il luogo dove si fa esperienza di Gesù Signore dell’esistenza. La familiarità con lui conduce a pensare, a scegliere, ad agire come lui.
Maria ha scelto la parte migliore perché ha capito che ogni cammino inizia dal fare una sosta ai piedi di Gesù e che il primo servizio da rendere all’amico è quello dell’ascolto. La parte, la scelta, di Maria è migliore perché Marta si preoccupa del cibo che perisce, Maria del cibo che dura per la vita eterna.
Quello che Gesù chiede a Marta non è di smettere di fare le cose che fa, ma di cambiare il modo di farle. È possibile riconoscere e incontrare Dio nelle necessità degli altri e nel servizio generoso.
Il Signore che riprende Marta per il suo efficientismo è lo stesso che, poco dopo, gradirà la sua cena. Gesù ama il silenzio e la preghiera quanto ama l’azione e il servizio. Ciò che definisce e caratterizza il rapporto con lui è l’amore. Gesù non cerca servi ma amici. Non cerca chi faccia cose grandi per lui ma chi gli riserva spazio nel suo cuore. Non è importante ciò che io faccio per Dio ma quanto Dio fa per me.
Gesù non condanna il servizio di Marta ma il suo affanno. Non boccia il suo desiderio ma la sua dispersione. L’amica Maria e la generosa Marta sono due modi di amare, entrambi necessari e poli di un’unica grande beatitudine: “Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno”.
Ospitare Gesù Lc 10, 38-42
Marta e Maria: come passare da un Dio sentito come dovere a un Dio respirato come amore e desiderio. Da un Dio che sa di antico a un Dio che profuma di nuovo.
L’evangelista tratteggia la scena con un pizzico di bonaria ironia. Sta per arrivare Gesù e Marta corre avanti e indietro per riordinare la casa. Sa che Gesù non arriva da solo e il gruppo è piuttosto numeroso oltre che affamato. Maria invece si intrattiene con Gesù ospite amato. È lui la casa dove abitare, è lui il cibo di cui saziarsi.
Marta è donna concreta ma sarebbe riduttivo pensare a lei come a una donna confusa tra le pentole. In altre pagine del vangelo Marta corre incontro a Gesù, lo riconosce come figlio di Dio e gli professa la sua fede.
Maria ha un atteggiamento più contemplativo. È più incline all’ascolto che alla conversazione ma non le manca l’iniziativa. È lei che, alla vigilia della Pasqua, unge i piedi di Gesù e glieli asciuga con i suoi capelli. Marta e Maria non si possono dividere né contrapporre. Gesù le ama in eguale misura.
Invita Marta a non lasciarsi sopraffare dallo stress del quotidiano ma a farsi guidare dall’unica cosa necessaria, il primato di Dio e della sua parola. La maturazione di Marta appare ancora in una fase embrionale. Si occupa di tante cose buone ma manca il bersaglio. Gesù non le dice che sta facendo male ma semplicemente che c’è una cosa necessaria che lei non ha ancora colto come prioritaria.
L’incontro con Marta e Maria avviene in casa. Casa dice confidenza e la confidenza segna la vita del discepolo di Gesù. In casa si respira familiarità, cresce il rapporto interpersonale. La casa è il luogo dove si fa esperienza di Gesù Signore dell’esistenza. La familiarità con lui conduce a pensare, a scegliere, ad agire come lui.
Maria ha scelto la parte migliore perché ha capito che ogni cammino inizia dal fare una sosta ai piedi di Gesù e che il primo servizio da rendere all’amico è quello dell’ascolto. La parte, la scelta, di Maria è migliore perché Marta si preoccupa del cibo che perisce, Maria del cibo che dura per la vita eterna.
Quello che Gesù chiede a Marta non è di smettere di fare le cose che fa, ma di cambiare il modo di farle. È possibile riconoscere e incontrare Dio nelle necessità degli altri e nel servizio generoso.
Il Signore che riprende Marta per il suo efficientismo è lo stesso che, poco dopo, gradirà la sua cena. Gesù ama il silenzio e la preghiera quanto ama l’azione e il servizio. Ciò che definisce e caratterizza il rapporto con lui è l’amore. Gesù non cerca servi ma amici. Non cerca chi faccia cose grandi per lui ma chi gli riserva spazio nel suo cuore. Non è importante ciò che io faccio per Dio ma quanto Dio fa per me.
Gesù non condanna il servizio di Marta ma il suo affanno. Non boccia il suo desiderio ma la sua dispersione. L’amica Maria e la generosa Marta sono due modi di amare, entrambi necessari e poli di un’unica grande beatitudine: “Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno”.
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