Don Paolo Zamengo, "Sulle strade dell’uomo "
XIV Domenica Tempo Ordinario, 7 luglio 2019
Sulle strade dell’uomo Lc 10. 1-9
Ascoltiamo oggi le parole di Gesù, sono le sue indicazioni per chi vuole camminare con lui. Noi siamo uno dei 72 mandati nel mondo.
Perché 72? I numeri nella bibbia hanno un valore simbolico, non sempre evidente. Forse il numero 72 indica i popoli esistenti e conosciuti allora. Per noi è la gioia di sapere che l’annuncio è per tutti, nessuno escluso.
L’annuncio è affidato “a due a due”, a una piccola comunità, a una piccola famiglia, perché la comunità è come un grembo materno che accoglie la parola di Dio, la fa crescere e la fa vivere e poi la dona. Avere a fianco un fratello è forza, è consolazione e ci dà la certezza che stiamo realizzando la promessa di Gesù “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Ed ecco le raccomandazioni di Gesù: “Non portate borsa e bisaccia né sandali”. I discepoli sono chiamati a mostrare il volto di Gesù povero e libero. Gesù li invia per le strade del mondo e, a sera, accolgono l’ospitalità di chi apre loro una porta e il cuore.
Perciò non contano sulla forza delle cose. Non portano nulla con sè perché tutto ciò che hai o possiedi ti divide e ti allontana dall’altro. Ma vivi di pane condiviso e le case dove la vita pulsa e rigenera altra vita si apriranno e saranno il tuo approdo. La Parola abita dove la vita canta e piange.
“Non salutate nessuno lungo la strada”. È ancora un invito alla sobrietà e alla libertà. Perché il centro è il Vangelo. I cerimoniali, le etichette e i legami, a volte, tolgono tempo, forza e priorità alla Parola.
Il discepolo di Gesù sa di non avere garantito il successo. Potrà sperare ma non presumere che il suo lavoro porti frutto. Pertanto il discepolo di Gesù non cerca né lavora per avere appoggi umani, sponsor, certezze, assicurazioni.
Il cristiano non è un commesso viaggiatore, non fa pubblicità a un prodotto, non ha guadagni da incrementare. E non si meraviglia se la sua testimonianza incontra resistenze e perfino opposizioni. Il rifiuto va messo in conto. Il Regno di Dio richiede tempi lunghi che non vanno per niente d’accordo con i compromessi e l’impazienza umana.
“Pregate dunque”. Il discepolo di Gesù si presenta come un fratello che offre il dono della comunione. Vive tra la gente e ne condivide le gioie e le speranze. L’annuncio della fede non è monopolio di nessuno e il suo annuncio sarà tanto più efficace quanto più il discepolo rimarrà vicino alla sorgente dalla quale trae ispirazione e forza. La sorgente e la forza è Gesù.
Il cristiano può sembrare un idealista perché si occupa della vita dell’uomo e cerca di ricomporre anche nelle creature più umiliate l’immagine di Dio. Ma non ha paura di contestare l’impostazione di una vita basata sul superfluo, sull’apparenza e sulla competizione.
Noi non valiamo per la quantità di cose che abbiamo ma per quanto valgono i nostri ideali. Pensate: non conta neppure l’intelligenza. L’uomo non è ciò che ha ma ciò che brucia nel suo cuore.
Camminiamo con Gesù: “le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi”.
Sulle strade dell’uomo Lc 10. 1-9
Ascoltiamo oggi le parole di Gesù, sono le sue indicazioni per chi vuole camminare con lui. Noi siamo uno dei 72 mandati nel mondo.
Perché 72? I numeri nella bibbia hanno un valore simbolico, non sempre evidente. Forse il numero 72 indica i popoli esistenti e conosciuti allora. Per noi è la gioia di sapere che l’annuncio è per tutti, nessuno escluso.
L’annuncio è affidato “a due a due”, a una piccola comunità, a una piccola famiglia, perché la comunità è come un grembo materno che accoglie la parola di Dio, la fa crescere e la fa vivere e poi la dona. Avere a fianco un fratello è forza, è consolazione e ci dà la certezza che stiamo realizzando la promessa di Gesù “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
Ed ecco le raccomandazioni di Gesù: “Non portate borsa e bisaccia né sandali”. I discepoli sono chiamati a mostrare il volto di Gesù povero e libero. Gesù li invia per le strade del mondo e, a sera, accolgono l’ospitalità di chi apre loro una porta e il cuore.
Perciò non contano sulla forza delle cose. Non portano nulla con sè perché tutto ciò che hai o possiedi ti divide e ti allontana dall’altro. Ma vivi di pane condiviso e le case dove la vita pulsa e rigenera altra vita si apriranno e saranno il tuo approdo. La Parola abita dove la vita canta e piange.
“Non salutate nessuno lungo la strada”. È ancora un invito alla sobrietà e alla libertà. Perché il centro è il Vangelo. I cerimoniali, le etichette e i legami, a volte, tolgono tempo, forza e priorità alla Parola.
Il discepolo di Gesù sa di non avere garantito il successo. Potrà sperare ma non presumere che il suo lavoro porti frutto. Pertanto il discepolo di Gesù non cerca né lavora per avere appoggi umani, sponsor, certezze, assicurazioni.
Il cristiano non è un commesso viaggiatore, non fa pubblicità a un prodotto, non ha guadagni da incrementare. E non si meraviglia se la sua testimonianza incontra resistenze e perfino opposizioni. Il rifiuto va messo in conto. Il Regno di Dio richiede tempi lunghi che non vanno per niente d’accordo con i compromessi e l’impazienza umana.
“Pregate dunque”. Il discepolo di Gesù si presenta come un fratello che offre il dono della comunione. Vive tra la gente e ne condivide le gioie e le speranze. L’annuncio della fede non è monopolio di nessuno e il suo annuncio sarà tanto più efficace quanto più il discepolo rimarrà vicino alla sorgente dalla quale trae ispirazione e forza. La sorgente e la forza è Gesù.
Il cristiano può sembrare un idealista perché si occupa della vita dell’uomo e cerca di ricomporre anche nelle creature più umiliate l’immagine di Dio. Ma non ha paura di contestare l’impostazione di una vita basata sul superfluo, sull’apparenza e sulla competizione.
Noi non valiamo per la quantità di cose che abbiamo ma per quanto valgono i nostri ideali. Pensate: non conta neppure l’intelligenza. L’uomo non è ciò che ha ma ciò che brucia nel suo cuore.
Camminiamo con Gesù: “le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi”.
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