Enzo Bianco, "MA CHI È IL MIO PROSSIMO?"
15a Domenica T. Ordinario - Anno C Omelia
MA CHI È IL MIO PROSSIMO?
Fortuna dei contemporanei di Gesù: potergli fare domande, chiarire con lui dubbi e problemi. Nel Vangelo di questa domenica un dottore della legge pone al Signore un problema fondamentale per l'intelligenza e il cuore: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". Ma interrogava Gesù con animo cattivo, voleva "metterlo alla prova". E Gesù lo interroga a sua volta: "Che cosa sta scritto?". Sottinteso: nella legge di Dio.
Quel tale era maestro in Israele, conosceva già la risposta, e la spiattella: Amerai..., eccetera. Perciò Gesù lo rassicura: "Hai detto bene". Ma lui in tono inquisitorio: "E chi è il mio prossimo?"
Allora, su chi fosse il prossimo, il dibattito era aperto. Di per sé la parola prossimo indicherebbe semplicemente chi è vicino. Ma vicino quanto? Entro quale raggio ci si doveva voler bene?
Tra i saggi d'Israele, secondo alcuni erano da amare solo i vicinissimi, cioè i famigliari, i parenti, gli amici. Altri allargavano la cerchia e comprendevano tutti gli Ebrei, ma soltanto loro. Altri giungevano ad ammettere anche gli stranieri che da tempo vivessero fra loro, perché erano ormai parte della comunità. Ma, secondo questi cosiddetti saggi, erano da considerare non prossimo tutti i Samaritani.
La regione della Samaria, nella zona centrale della Palestina, un tempo era abitata da ebrei uguali agli altri ebrei. Poi gran parte di quella popolazione fu deportata a Babilonia, e i rimasti - tagliati fuori dal resto d'Israele - si erano mescolati a popolazioni pagane e avevano inquinato la loro fede. Al tempo di Gesù i Samaritani erano ritenuti di religione spuria, perciò disprezzati e combattuti.
LA PARABOLA, UN FATTACCIO DI CRONACA NERA
Gesù si spiegò raccontando la parabola del Buon Samaritano.
Il racconto è ambientato lungo la strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico: strada di montagna, solitaria, tortuosa, incassata fra pareti rocciose. Un uomo giace sul ciglio della strada, derubato dai briganti e lasciato mezzo morto. Sembra un fatto di cronaca nera, e fattacci del genere dovevano capitare con frequenza.
Passa di lì un sacerdote del Tempio, poi un levita: i rappresentanti ufficiali dell'istituzione religiosa. Vedono il malcapitato, si portano dall'altro lato della strada, e tirano dritto. Poi passa un Samaritano, odiato e disprezzato. Il nemico. Vede, e prova compassione. E annulla le distanze. Spende tempo e denaro, paga di tasca sua, salva quel povero malcapitato.
Compassione, dice testo italiano. L'evangelista Luca aveva usato un concetto più denso. Il suo termine, in greco, rimandava a grembo materno, viscere materne, a un cuore spezzato. Perciò alla domanda "Chi è il mio prossimo?" la risposta piena andrà cercata non nelle disquisizioni del filosofi ma nelle viscere, nel cuore.
Gesù alla fine interroga il dottore della legge: "Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo?". La risposta è ovvia, ma l'interpellato nel darla dovrebbe fare l'elogio di un Samaritano. E non se la sente. Ricorre a un ipocrita giro di parole e dice: "Chi ha avuto compassione di lui".
Ecco dunque la verità di Gesù: un nemico che prova compassione, e dona con generosità, non può essere considerato nemico ma va accolto come prossimo. Anche se è un Samaritano.
NON PIÙ I LONTANI, MA TUTTI VICINI
Così Gesù annulla la barriera dell'odio, la categoria del nemico. Non più i lontani, stranieri, avversari, ma tutti vicini.
Del resto a comportarsi così aveva già cominciato Dio. Qualcuno ha detto che Dio è "l'inquilino del piano di sopra", ma non è esatto. Con Gesù è sceso alla nostra altezza, si è posto sul nostro piano.
E Gesù non s'è limitato a narrare la parabola, l'ha vissuta in prima persona. S'è fatto prossimo agli uomini, s'è preso cura di loro.
Non resta che imparare. Il suo insegnamento ha duemila anni, e da alcuni è vissuto fino all'eroismo (basta pensare a una Madre Teresa). Ma tanti altri lo ignorano. Il filosofo Jean-Paul Sarte riteneva laicamente: "L'enfer? C'est les autres". Gli altri sono un inferno.
Di solito si ritiene che i nemici vanno annientati. Perciò odio di classe, lotta di classe, guerra santa, pulizia etnica. I nazisti dietro l'eufemismo Operazione notte e nebbia hanno compiuto lo sterminio di sei milioni di ebrei. E il razzismo risulta una strana malattia, che colpisce i bianchi ma fa fuori i neri.
Gli studiosi hanno elencato le guerre che si sono combattute dal 1945 a oggi: risulterebbero circa duecento, tra piccole e grandi, dichiarate o neppure dichiarate. Ma combattute. Con distruzioni, saccheggi e milioni di morti. Come diceva un vecchio refrain: "Quando i grandi fan contese, i piccini fan le spese".
A mettersi in contraddizione con la parabola del buon Samaritano non sono solo i grandi della terra, ma anche i piccoli, noi comuni mortali, con le nostre mille scaramucce e guerricciole private. C'è chi ruba, chi truffa, chi deride, chi umilia, chi insulta, chi fa lo sgambetto.
L'amore verso il prossimo, vissuto nella relazione personale, è la verifica dell'amore verso Dio. Ma è idea che stenta a entrare. Un umorista ha interpretato l'Ama il prossimo come Ama chi viene dopo. Non questo, ma il successivo. Non chi giace sul ciglio della strada, ma Avanti il prossimo! E se il prossimo non c'è, tanto meglio.
I SAMARITANI CON LA CODA
Gesù dice a tutti come all'antico dottore della legge: "Va', e fa' anche tu lo stesso". Fare come il Samaritano. Con Gesù amare tutti diventa fondamento della nuova umanità. Se mai qualcosa nel mondo sta migliorando, è perché ci sono i Buoni Samaritani.
Anche i Samaritani con la coda? È la curiosa notizia consegnata dalla cronaca ai giornali. In quel di Brescia è sorta una Scuola per cani: i padroni di cani possono farla frequentare ai loro amici a quattro zampe. Lì essi imparano a soccorrere il loro prossimo a due zampe. Imparano a guidare i ciechi, a fare i bagnini sulle spiagge, a scavare nella neve per tirar fuori gli incauti finiti sotto le valanghe. A questi cani è stato dato un nome pieno di fantasia e poesia: li chiamano i Samaritani con la coda.
Ma con o senza coda, per tutti è bene farsi Buoni Samaritani.
Don Enzo BIANCO sdb
Fonte:http://www.donbosco-torino.it
MA CHI È IL MIO PROSSIMO?
Fortuna dei contemporanei di Gesù: potergli fare domande, chiarire con lui dubbi e problemi. Nel Vangelo di questa domenica un dottore della legge pone al Signore un problema fondamentale per l'intelligenza e il cuore: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". Ma interrogava Gesù con animo cattivo, voleva "metterlo alla prova". E Gesù lo interroga a sua volta: "Che cosa sta scritto?". Sottinteso: nella legge di Dio.
Quel tale era maestro in Israele, conosceva già la risposta, e la spiattella: Amerai..., eccetera. Perciò Gesù lo rassicura: "Hai detto bene". Ma lui in tono inquisitorio: "E chi è il mio prossimo?"
Allora, su chi fosse il prossimo, il dibattito era aperto. Di per sé la parola prossimo indicherebbe semplicemente chi è vicino. Ma vicino quanto? Entro quale raggio ci si doveva voler bene?
Tra i saggi d'Israele, secondo alcuni erano da amare solo i vicinissimi, cioè i famigliari, i parenti, gli amici. Altri allargavano la cerchia e comprendevano tutti gli Ebrei, ma soltanto loro. Altri giungevano ad ammettere anche gli stranieri che da tempo vivessero fra loro, perché erano ormai parte della comunità. Ma, secondo questi cosiddetti saggi, erano da considerare non prossimo tutti i Samaritani.
La regione della Samaria, nella zona centrale della Palestina, un tempo era abitata da ebrei uguali agli altri ebrei. Poi gran parte di quella popolazione fu deportata a Babilonia, e i rimasti - tagliati fuori dal resto d'Israele - si erano mescolati a popolazioni pagane e avevano inquinato la loro fede. Al tempo di Gesù i Samaritani erano ritenuti di religione spuria, perciò disprezzati e combattuti.
LA PARABOLA, UN FATTACCIO DI CRONACA NERA
Gesù si spiegò raccontando la parabola del Buon Samaritano.
Il racconto è ambientato lungo la strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico: strada di montagna, solitaria, tortuosa, incassata fra pareti rocciose. Un uomo giace sul ciglio della strada, derubato dai briganti e lasciato mezzo morto. Sembra un fatto di cronaca nera, e fattacci del genere dovevano capitare con frequenza.
Passa di lì un sacerdote del Tempio, poi un levita: i rappresentanti ufficiali dell'istituzione religiosa. Vedono il malcapitato, si portano dall'altro lato della strada, e tirano dritto. Poi passa un Samaritano, odiato e disprezzato. Il nemico. Vede, e prova compassione. E annulla le distanze. Spende tempo e denaro, paga di tasca sua, salva quel povero malcapitato.
Compassione, dice testo italiano. L'evangelista Luca aveva usato un concetto più denso. Il suo termine, in greco, rimandava a grembo materno, viscere materne, a un cuore spezzato. Perciò alla domanda "Chi è il mio prossimo?" la risposta piena andrà cercata non nelle disquisizioni del filosofi ma nelle viscere, nel cuore.
Gesù alla fine interroga il dottore della legge: "Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo?". La risposta è ovvia, ma l'interpellato nel darla dovrebbe fare l'elogio di un Samaritano. E non se la sente. Ricorre a un ipocrita giro di parole e dice: "Chi ha avuto compassione di lui".
Ecco dunque la verità di Gesù: un nemico che prova compassione, e dona con generosità, non può essere considerato nemico ma va accolto come prossimo. Anche se è un Samaritano.
NON PIÙ I LONTANI, MA TUTTI VICINI
Così Gesù annulla la barriera dell'odio, la categoria del nemico. Non più i lontani, stranieri, avversari, ma tutti vicini.
Del resto a comportarsi così aveva già cominciato Dio. Qualcuno ha detto che Dio è "l'inquilino del piano di sopra", ma non è esatto. Con Gesù è sceso alla nostra altezza, si è posto sul nostro piano.
E Gesù non s'è limitato a narrare la parabola, l'ha vissuta in prima persona. S'è fatto prossimo agli uomini, s'è preso cura di loro.
Non resta che imparare. Il suo insegnamento ha duemila anni, e da alcuni è vissuto fino all'eroismo (basta pensare a una Madre Teresa). Ma tanti altri lo ignorano. Il filosofo Jean-Paul Sarte riteneva laicamente: "L'enfer? C'est les autres". Gli altri sono un inferno.
Di solito si ritiene che i nemici vanno annientati. Perciò odio di classe, lotta di classe, guerra santa, pulizia etnica. I nazisti dietro l'eufemismo Operazione notte e nebbia hanno compiuto lo sterminio di sei milioni di ebrei. E il razzismo risulta una strana malattia, che colpisce i bianchi ma fa fuori i neri.
Gli studiosi hanno elencato le guerre che si sono combattute dal 1945 a oggi: risulterebbero circa duecento, tra piccole e grandi, dichiarate o neppure dichiarate. Ma combattute. Con distruzioni, saccheggi e milioni di morti. Come diceva un vecchio refrain: "Quando i grandi fan contese, i piccini fan le spese".
A mettersi in contraddizione con la parabola del buon Samaritano non sono solo i grandi della terra, ma anche i piccoli, noi comuni mortali, con le nostre mille scaramucce e guerricciole private. C'è chi ruba, chi truffa, chi deride, chi umilia, chi insulta, chi fa lo sgambetto.
L'amore verso il prossimo, vissuto nella relazione personale, è la verifica dell'amore verso Dio. Ma è idea che stenta a entrare. Un umorista ha interpretato l'Ama il prossimo come Ama chi viene dopo. Non questo, ma il successivo. Non chi giace sul ciglio della strada, ma Avanti il prossimo! E se il prossimo non c'è, tanto meglio.
I SAMARITANI CON LA CODA
Gesù dice a tutti come all'antico dottore della legge: "Va', e fa' anche tu lo stesso". Fare come il Samaritano. Con Gesù amare tutti diventa fondamento della nuova umanità. Se mai qualcosa nel mondo sta migliorando, è perché ci sono i Buoni Samaritani.
Anche i Samaritani con la coda? È la curiosa notizia consegnata dalla cronaca ai giornali. In quel di Brescia è sorta una Scuola per cani: i padroni di cani possono farla frequentare ai loro amici a quattro zampe. Lì essi imparano a soccorrere il loro prossimo a due zampe. Imparano a guidare i ciechi, a fare i bagnini sulle spiagge, a scavare nella neve per tirar fuori gli incauti finiti sotto le valanghe. A questi cani è stato dato un nome pieno di fantasia e poesia: li chiamano i Samaritani con la coda.
Ma con o senza coda, per tutti è bene farsi Buoni Samaritani.
Don Enzo BIANCO sdb
Fonte:http://www.donbosco-torino.it
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