Battista Borsato, "Essere svegli"


XIX°  DOMENICA del T. O. 

Essere svegli

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto  cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
(Lc 12,32-48)

Prima di tentare alcune riflessioni sul tema centrale di questa parabola, e il tema è “essere svegli”, “stare svegli”, mi piace evidenziare le parole di Gesù rivolte “al piccolo gregge” dei suoi discepoli. I suoi discepoli erano persone semplici, persone del popolo, per lo più pescatori e lavoratori ed essi di fronte alle proposte di Gesù, proposte sconvolgenti e dagli imprevisti orizzonti nei riguardi della fede e di Dio, si sentivano inadeguati, smarriti o, meglio, impauriti. E Gesù usa delle parole rassicuranti, cariche di affetto e di speranza: “Non temere, piccolo gregge”. Gesù riconosce che è un piccolo gregge senza numeri e senza rilevanza, ma dice di non temere, perché al Padre è piaciuto dare a loro il Regno, consegnare il suo progetto: il suo sogno di una nuova umanità. Dio non opera attraverso i grandi numeri o con l’imponenza delle qualità umane, ma attraverso la debolezza, perché è nella debolezza e nella fragilità che Dio può operare e agire. Questo porterà S. Paolo a dire: “Quando sono debole è allora che sono forte”. Solo quando uno si sente debole può lasciarsi riempire della forza e della speranza di Dio, e lasciarsi fecondare dalle relazioni umane. Il discepolo dovrebbe essere uno che si riempie di Dio, o meglio, che si spoglia del suo io: del suo io invadente, presuntuoso, possessivo per vivere un amore gratuito. Il filosofo Spinoza diceva: “Il Dio che ci spinge ad amare, non domanda di essere amato. Dio ha un amore libero dal suo io e dal bisogno e non pretende di essere amato”. Fatta questa, a mio parere, rincuorante premessa, vorrei soffermarmi su alcune espressioni del Vangelo che abbiamo ascoltato.

“Siate pronti con le vesti strette ai fianchi…in modo che quando il padrone arriva e bussa gli aprano subito”.
Questo passo del Vangelo viene letto, spesso, nella Messa dei funerali, perché l’interpretazione che gli viene data sembra abbia un riferimento con la morte: la morte sarebbe l’arrivo di Dio, l’arrivo del “padrone” che vuole il rendiconto della vita e delle scelte operate. Io non mi sento di escludere totalmente questa lettura interpretativa, ma la considero riduttiva se non addirittura fuorviante, nel senso che Dio continua a venire, che Dio non cessa di “bussare” alla nostra vita e alla nostra chiesa, perché vuole entrare per farle crescere. Tutta la vita, tutta la storia, è il calpestio di Dio. Noi siamo stati educati a ritenere che Dio sia già venuto e abbiamo perso la consapevolezza che Dio viene continuamente e viene per rompere incrostazioni religiose, ecclesiastiche, viene per aprire nuovi orizzonti e allargare la verità.
Dio non è ancora pienamente manifestato. Nessuna istituzione, per quanto nobile, può contenere Dio e neppure la Bibbia può circoscrivere il pensiero infinito di Dio.
Dio arriva continuamente e può mettere in discussione le acquisizioni religiose, teologiche e culturali precedenti.
Prima dicevo che siamo stati educati al “Dio venuto”, cioè alla presunzione di avere già la verità, tutta la verità, e non siamo preparati a udire il bussare di Dio che ci chiama a correggere certi nostri pensieri, ad allargare le nostre visioni, ad ospitare l’interminabile venire dello Spirito che fa nuove tutte le cose.
Il pensatore viennese Karl Popper morto nel 1994 affermava: “La peggior scuola è quella che educa all’infallibilità. Non c’è niente di infallibile, di definitivo, ma tutto è sempre in divenire, è sempre in crescita”. La nostra sicurezza sta nella presenza di Dio: è una presenza amorosa, una presenza viva che dà sempre nuovi stimoli e ci invita a nuove aperture e a nuove speranze per una vita piena e felice. Essere servi svegli è essere pronti ad aprire quando Dio viene, e a lasciarci spalancare la mente e il cuore!

“Beati voi servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli”.
C’è la parola “servo”. L’uomo, il credente, non è padrone della verità né di Dio, anche se ne è  un umile e caparbio cercatore. Sentirsi padroni della verità è il primo modo per non raggiungerla mai; infatti, credendo di possederla, non saremo più in ascolto e non la riconosceremo quando si manifesterà. Se non c’è l’attesa della verità, quando arriva non sarà né compresa né accolta. Sentirsi servi è la condizione per crescere. Sentirsi donne e uomini fallibili, mai arrivati, è il modo per accogliere l’incessante novità di Dio.
È ciò che è avvenuto con Gesù. Le persone religiose, soprattutto le autorità, pensavano di conoscere Dio e la verità, ma quando Gesù ha intrapreso a presentare un altro modo di vedere e di amare Dio, lo hanno rifiutato,perché quello che egli diceva non corrispondeva alle loro convinzioni. La presunzione di avere la verità impediva loro di cercarla e di accoglierla. Anche il nostro tempo e la nostra chiesa sono stati attraversati da stimolanti voci profetiche come Turoldo, Mazzolari, Tonino Bello, Balducci, Milani, il Card. Martini che schiudevano nuovi modi di pensare e di vivere la fede, ma non sono stati ascoltati, anzi, giudicati dissenzienti e disturbanti.

“Non basta essere servi occorre anche essere “svegli”.
C’è sempre il rischio di addormentarsi. Due atteggiamenti predispongono particolarmente all’assopimento e al sonno: l’appoggiarsi troppo alle tradizioni e lo stare supinamente con la maggioranza.
L’appoggiarsi alle tradizioni: anche oggi, davanti agli incalzanti problemi che nascono dalla realtà, la reazione spesso è di aggrapparsi al passato. Ma Dio non potrebbe chiamare ognuno di noi, e quindi anche la sua Chiesa, in tempi nuovi, a una radicale revisione del proprio modo di pensare? Si è fedeli a Dio quando si ripete il passato? O non bisogna invece incamminarsi verso il futuro percorrendo strade nuove e impreviste? La fedeltà a Dio, ricordiamolo, esige di sentirsi servi, e di essere sempre svegli.
La tendenza di stare adagiati sulla maggioranza: non sempre e necessariamente la maggioranza ha torto, non sempre la verità abita nella minoranza. Ma noi sappiamo che Dio pratica una logica di rottura, che tende a oltrepassare gli schemi del buon senso: la maggioranza, invece, segue quasi sempre le idee “normali”, preferendo non aprirsi a logiche “strane”, pericolose”.

Due piccoli impegni:

- Dio ha parlato ma non totalmente.
- Occorre essere svegli per cogliere il bussare di Dio.

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