Battista Borsato, "Gettiamo il cuore al di là delle cose"
XVIII° DOMENICA del T. O.
Gettiamo il cuore al di là delle cose
In quel tempo, uno della folla gli disse: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”. Ma egli rispose “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. E disse loro: “Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”. Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.
(Lc 12,13-21)
Il brano del Vangelo di questa domenica ha almeno due centri: il primo riguarda Gesù che si rifiuta di fare il giudice o mediatore nell’eredità di due fratelli, il secondo concerne la ricchezza, l’accumulo di beni. In questo mio commento mi soffermerò più sul secondo centro, senza però sorvolare sul primo, che considero il più innovativo a livello teologico. Una domanda ci può nascere: “Perché Gesù rifiuta di fare il giudice o il mediatore?”. La pedagogia di Gesù non prevede o non consente di pensare al posto di altri, ma di indurli a pensare. Ecco germogliare il tema delicato, e insieme spinoso, attinente alla libertà e alla responsabilità, che è il tema della laicità: Gesù presenta un Dio che non pensa al posto dell’uomo, ma lo fa pensare, e prospetta una Chiesa che non dia pensieri finiti, ma che spinga i credenti ad essere soggetti e artefici della loro vita e di quella del mondo. Dovremmo, come dice Bonhoeffer, “vivere davanti a Dio senza Dio”. Dio vuole donne e uomini creativi e responsabili.
Per quanto riguarda il secondo centro, la ricchezza, mi soffermerò su alcune espressioni della parabola.
“La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante”.
I beni materiali non sono negativi: sono un dono. Dio ha creato i beni materiali come valori per l’uomo. La Bibbia guarda al benessere come un segno della benedizione di Dio. Non vi è né disprezzo né diffidenza. I patriarchi erano tutti ricchi di greggi e di frutti. Il libro del Qoelet invita apertamente a questa dimensione gioiosa del vivere “Va’, mangia contento il tuo pane e bevi con cuore contento il tuo vino, perché quello che fai è voluto da Dio, bianca sia la tua veste in ogni tempo e non manchi mai di unguenti la tua testa” (9,7-9).
Anche Gesù è una persona che non disprezza il pane (anzi lo moltiplica), non rifiuta il vino (anzi cambia l’acqua in vino), tanto da essere indicato dagli avversari come “un mangione e un beone”! L’eucaristia è una cena dove la presenza del pane e del vino è il simbolo della festa e del ringraziamento a Dio che ha creato i beni materiali. Il benessere non va visto come una realtà negativa, ma come un dono. Indubbiamente anche un dono può trasformarsi in pericolo, ma questo avviene non a causa del dono, ma del modo di viverlo. Anche l’intelligenza può essere un rischio, ma rimane sempre un dono. Il benessere, dunque, non deve essere ripudiato, anche perché è l’opportunità che consente di avere tempo e disponibilità per vivere con serenità e profondità le relazioni tra sposi e con i figli. Chi è ossessionato dalla carenza o dalla mancanza del pane o del lavoro non ha certamente la voglia di coltivare il dialogo o la ricerca della verità.
Ciò che azzoppa e stordisce le persone e le famiglie è la voglia di arricchire e di accumulare. Questa voglia sta contagiando anche i giovani, che sembrano attratti da professioni e attività ad alta remunerazione, scartando o sottovalutando soluzioni più consone alle loro sensibilità o più costruttive in campo educativo e sociale. L’attrazione del denaro sta invadendo un po' tutti, svuotandoci di idealità e di spinte etiche. E quando penetra nel cuore questo fascino ammaliante, non c’è posto per i valori quali la solidarietà, l'attenzione agli ultimi, l’interesse per i problemi mondiali, il rispetto delle differenti culture e, di conseguenza, non c’è più spazio per Dio che è il fondamento di questi valori e la spinta a viverli. Parafrasando il Vangelo si può dire: “ Non c’è più posto per Dio nella loro casa”.
“Anima mia hai a disposizione molti beni…riposati, mangia, bevi, divertiti.
L’uomo è alla ricerca della felicità e anche Dio vuole uomini e donne felici. Il Vangelo dà per scontato che la vita umana sia, e non possa non essere, un’incessante ricerca di felicità. Quando Gesù dice: “Beati i poveri”, vuol dire felici coloro che non svendono la propria dignità per un po’ di denaro, coloro che non trascurano famiglia e affetti per il lavoro, che non rovinano la salute per una macchina più grande, per una casa più bella. Le cose possono catturare, opprimere, togliere la libertà. La povertà nel Vangelo non è tanto rinunciare, ma fare delle scelte per avere più libertà, per un rapporto più intelligente e felice con le cose, fatto sostanzialmente di sobrietà e solidarietà. Il cristiano non è stolto. È l’uomo intelligente che sa dove sta il vero tesoro. Vuoi vita felice? Non cercarla al mercato delle cose: le cose promettono ciò che non possono mantenere. Sposta il tuo desiderio, desidera dell’altro, getta il cuore al di là delle cose, la nostra ricchezza è il mistero di Dio, che si esprime nell’amore alle persone e soprattutto nel coltivare la vita di coppia che è il luogo dove Dio abita e si svela!
“Stolto questa notte ti sarà richiesta la tua vita”.
Gesù ci ricorda che la vita è fragile e che nessuna sicurezza viene data dai beni materiali. Se teniamo il cuore fisso sulle cose, se la freccia del nostro desiderio punta su quel bersaglio, la nostra vita un po' alla volta perderà profondità. Le cose diventeranno più importanti delle persone, cercheremo amici solo in funzione delle cose, per interesse. Dio ci ha dato le persone per amarle e le cose per usarle, ma spesso noi, invece, amiamo le cose e usiamo le persone. Ricordiamoci che nessun bene, per quanto prezioso e desiderabile sia, vale l’inaridirsi del nostro cuore e dei rapporti umani nella nostra vita.
Due piccoli impegni:
- Vivere i beni come un dono per crescere da persone.
- La povertà è la via per la libertà.
Gettiamo il cuore al di là delle cose
In quel tempo, uno della folla gli disse: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”. Ma egli rispose “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. E disse loro: “Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni”. Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.
(Lc 12,13-21)
Il brano del Vangelo di questa domenica ha almeno due centri: il primo riguarda Gesù che si rifiuta di fare il giudice o mediatore nell’eredità di due fratelli, il secondo concerne la ricchezza, l’accumulo di beni. In questo mio commento mi soffermerò più sul secondo centro, senza però sorvolare sul primo, che considero il più innovativo a livello teologico. Una domanda ci può nascere: “Perché Gesù rifiuta di fare il giudice o il mediatore?”. La pedagogia di Gesù non prevede o non consente di pensare al posto di altri, ma di indurli a pensare. Ecco germogliare il tema delicato, e insieme spinoso, attinente alla libertà e alla responsabilità, che è il tema della laicità: Gesù presenta un Dio che non pensa al posto dell’uomo, ma lo fa pensare, e prospetta una Chiesa che non dia pensieri finiti, ma che spinga i credenti ad essere soggetti e artefici della loro vita e di quella del mondo. Dovremmo, come dice Bonhoeffer, “vivere davanti a Dio senza Dio”. Dio vuole donne e uomini creativi e responsabili.
Per quanto riguarda il secondo centro, la ricchezza, mi soffermerò su alcune espressioni della parabola.
“La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante”.
I beni materiali non sono negativi: sono un dono. Dio ha creato i beni materiali come valori per l’uomo. La Bibbia guarda al benessere come un segno della benedizione di Dio. Non vi è né disprezzo né diffidenza. I patriarchi erano tutti ricchi di greggi e di frutti. Il libro del Qoelet invita apertamente a questa dimensione gioiosa del vivere “Va’, mangia contento il tuo pane e bevi con cuore contento il tuo vino, perché quello che fai è voluto da Dio, bianca sia la tua veste in ogni tempo e non manchi mai di unguenti la tua testa” (9,7-9).
Anche Gesù è una persona che non disprezza il pane (anzi lo moltiplica), non rifiuta il vino (anzi cambia l’acqua in vino), tanto da essere indicato dagli avversari come “un mangione e un beone”! L’eucaristia è una cena dove la presenza del pane e del vino è il simbolo della festa e del ringraziamento a Dio che ha creato i beni materiali. Il benessere non va visto come una realtà negativa, ma come un dono. Indubbiamente anche un dono può trasformarsi in pericolo, ma questo avviene non a causa del dono, ma del modo di viverlo. Anche l’intelligenza può essere un rischio, ma rimane sempre un dono. Il benessere, dunque, non deve essere ripudiato, anche perché è l’opportunità che consente di avere tempo e disponibilità per vivere con serenità e profondità le relazioni tra sposi e con i figli. Chi è ossessionato dalla carenza o dalla mancanza del pane o del lavoro non ha certamente la voglia di coltivare il dialogo o la ricerca della verità.
Ciò che azzoppa e stordisce le persone e le famiglie è la voglia di arricchire e di accumulare. Questa voglia sta contagiando anche i giovani, che sembrano attratti da professioni e attività ad alta remunerazione, scartando o sottovalutando soluzioni più consone alle loro sensibilità o più costruttive in campo educativo e sociale. L’attrazione del denaro sta invadendo un po' tutti, svuotandoci di idealità e di spinte etiche. E quando penetra nel cuore questo fascino ammaliante, non c’è posto per i valori quali la solidarietà, l'attenzione agli ultimi, l’interesse per i problemi mondiali, il rispetto delle differenti culture e, di conseguenza, non c’è più spazio per Dio che è il fondamento di questi valori e la spinta a viverli. Parafrasando il Vangelo si può dire: “ Non c’è più posto per Dio nella loro casa”.
“Anima mia hai a disposizione molti beni…riposati, mangia, bevi, divertiti.
L’uomo è alla ricerca della felicità e anche Dio vuole uomini e donne felici. Il Vangelo dà per scontato che la vita umana sia, e non possa non essere, un’incessante ricerca di felicità. Quando Gesù dice: “Beati i poveri”, vuol dire felici coloro che non svendono la propria dignità per un po’ di denaro, coloro che non trascurano famiglia e affetti per il lavoro, che non rovinano la salute per una macchina più grande, per una casa più bella. Le cose possono catturare, opprimere, togliere la libertà. La povertà nel Vangelo non è tanto rinunciare, ma fare delle scelte per avere più libertà, per un rapporto più intelligente e felice con le cose, fatto sostanzialmente di sobrietà e solidarietà. Il cristiano non è stolto. È l’uomo intelligente che sa dove sta il vero tesoro. Vuoi vita felice? Non cercarla al mercato delle cose: le cose promettono ciò che non possono mantenere. Sposta il tuo desiderio, desidera dell’altro, getta il cuore al di là delle cose, la nostra ricchezza è il mistero di Dio, che si esprime nell’amore alle persone e soprattutto nel coltivare la vita di coppia che è il luogo dove Dio abita e si svela!
“Stolto questa notte ti sarà richiesta la tua vita”.
Gesù ci ricorda che la vita è fragile e che nessuna sicurezza viene data dai beni materiali. Se teniamo il cuore fisso sulle cose, se la freccia del nostro desiderio punta su quel bersaglio, la nostra vita un po' alla volta perderà profondità. Le cose diventeranno più importanti delle persone, cercheremo amici solo in funzione delle cose, per interesse. Dio ci ha dato le persone per amarle e le cose per usarle, ma spesso noi, invece, amiamo le cose e usiamo le persone. Ricordiamoci che nessun bene, per quanto prezioso e desiderabile sia, vale l’inaridirsi del nostro cuore e dei rapporti umani nella nostra vita.
Due piccoli impegni:
- Vivere i beni come un dono per crescere da persone.
- La povertà è la via per la libertà.
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