don Fabio Rosini, "SOLTANTO L’AMORE ANDRÀ OLTRE LA MORTE"
XVIII Domenica Del Tempo Ordinario (Anno C) - 4 Agosto 2019
SOLTANTO L’AMORE ANDRÀ OLTRE LA MORTE
«La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “[...] Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”».
Luca 12,13-21
Gesù sta predicando e un uomo lo interrompe: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Un’ingiustizia fra fratelli, pare. Potrebbe anche essere solo una richiesta di condivisione. Comunque è chiaro che stiamo parlando di un conflitto di interessi fra denaro e fraternità. Quante famiglie litigano per problemi di soldi?
Sembrerebbe di poter dire che il tizio che interrompe Gesù è la vittima e il fratello-carogna è presente – sennò Gesù come potrebbe dirglielo?
«Visto che puoi dirglielo, allora, anziché dire tutte le cose strane che dici – Gesù stava parlando di persecuzione, di non preoccuparsi per la propria incolumità ma di riconoscerLo pubblicamente costi quel che costi, e bizzarrie del genere… – parla piuttosto di ciò che conta, una buona volta! Parliamo di soldi e di giustizia!».
E Gesù ribatte con una strana domanda: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». Una prima possibilità è che gli stia dicendo: «E che c’entro io con queste cose? Non è questo il mio compito. Nessuno mi ha messo a fare questo». Se è così, già ci sarebbe molto da cavarne fuori.
Ma la risposta di Gesù può esser letta anche in altro modo. Noi sappiamo dallo stesso Luca – negli Atti degli Apostoli, quando Paolo parla ad Atene (At 17,31) – che per i primi cristiani era forte la consapevolezza di quel che è il nostro settimo articolo del Credo: «Verrà a giudicare i vivi e i morti». Chi lo ha stabilito giudice sugli uomini e mediatore fra Dio e l’uomo? Il Padre lo innalzerà a giudice e discrimine della storia.
Infatti Gesù prosegue con i parametri del discernimento: cosa è veramente importante nell’esistenza? Da cosa dipende la vita? Perciò racconta la parabola di un uomo che, dopo un immenso raccolto, si mette a pianificare tutto come se non morisse mai, come se tutto sia nelle sue mani. Ma Dio ha altro da dirgli: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita». Non hai fatto i conti con me. La vita e la morte sono in mio potere.
DAVANTI A DIO. Quando sant’Ignazio consegna i parametri per prendere le decisioni importanti, usa, fra le altre, l’immagine di arrivare al cospetto del Signore nel giorno del giudizio. Sto decidendo se fare una cosa: come ci starò davanti a Dio? Se scelgo questo reggerò il Suo sguardo o mi vergognerò di questa scelta?
Il parametro è la vita, ma quella vera, quella eterna. E quindi il discrimine è il termine delle cose.
Nella prima lettura di questa domenica c’è il poderoso inizio del Libro del Qoèlet: «Vanità delle vanità: tutto è vanità!» Era il canto allegro di san Filippo Neri, che preferiva il paradiso a ogni svolta della vita. Tutto è vanità. Tutto passa. San Paolo dice che solo l’amore andrà oltre la morte (cfr. 1Cor 13,8). Solo le relazioni vanno oltre la morte. Amare mio fratello è questione di eternità, i soldi no. Dividere l’eredità con lui o perdonarlo perché non l’ha divisa con me, è questione di eternità.
Il resto è spazzatura. Passerà la morte e se lo porterà via. Poi starà in piedi solo l’amore.
Fonte:http://www.famigliacristiana.it
SOLTANTO L’AMORE ANDRÀ OLTRE LA MORTE
«La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “[...] Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”».
Luca 12,13-21
Gesù sta predicando e un uomo lo interrompe: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Un’ingiustizia fra fratelli, pare. Potrebbe anche essere solo una richiesta di condivisione. Comunque è chiaro che stiamo parlando di un conflitto di interessi fra denaro e fraternità. Quante famiglie litigano per problemi di soldi?
Sembrerebbe di poter dire che il tizio che interrompe Gesù è la vittima e il fratello-carogna è presente – sennò Gesù come potrebbe dirglielo?
«Visto che puoi dirglielo, allora, anziché dire tutte le cose strane che dici – Gesù stava parlando di persecuzione, di non preoccuparsi per la propria incolumità ma di riconoscerLo pubblicamente costi quel che costi, e bizzarrie del genere… – parla piuttosto di ciò che conta, una buona volta! Parliamo di soldi e di giustizia!».
E Gesù ribatte con una strana domanda: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». Una prima possibilità è che gli stia dicendo: «E che c’entro io con queste cose? Non è questo il mio compito. Nessuno mi ha messo a fare questo». Se è così, già ci sarebbe molto da cavarne fuori.
Ma la risposta di Gesù può esser letta anche in altro modo. Noi sappiamo dallo stesso Luca – negli Atti degli Apostoli, quando Paolo parla ad Atene (At 17,31) – che per i primi cristiani era forte la consapevolezza di quel che è il nostro settimo articolo del Credo: «Verrà a giudicare i vivi e i morti». Chi lo ha stabilito giudice sugli uomini e mediatore fra Dio e l’uomo? Il Padre lo innalzerà a giudice e discrimine della storia.
Infatti Gesù prosegue con i parametri del discernimento: cosa è veramente importante nell’esistenza? Da cosa dipende la vita? Perciò racconta la parabola di un uomo che, dopo un immenso raccolto, si mette a pianificare tutto come se non morisse mai, come se tutto sia nelle sue mani. Ma Dio ha altro da dirgli: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita». Non hai fatto i conti con me. La vita e la morte sono in mio potere.
DAVANTI A DIO. Quando sant’Ignazio consegna i parametri per prendere le decisioni importanti, usa, fra le altre, l’immagine di arrivare al cospetto del Signore nel giorno del giudizio. Sto decidendo se fare una cosa: come ci starò davanti a Dio? Se scelgo questo reggerò il Suo sguardo o mi vergognerò di questa scelta?
Il parametro è la vita, ma quella vera, quella eterna. E quindi il discrimine è il termine delle cose.
Nella prima lettura di questa domenica c’è il poderoso inizio del Libro del Qoèlet: «Vanità delle vanità: tutto è vanità!» Era il canto allegro di san Filippo Neri, che preferiva il paradiso a ogni svolta della vita. Tutto è vanità. Tutto passa. San Paolo dice che solo l’amore andrà oltre la morte (cfr. 1Cor 13,8). Solo le relazioni vanno oltre la morte. Amare mio fratello è questione di eternità, i soldi no. Dividere l’eredità con lui o perdonarlo perché non l’ha divisa con me, è questione di eternità.
Il resto è spazzatura. Passerà la morte e se lo porterà via. Poi starà in piedi solo l’amore.
Fonte:http://www.famigliacristiana.it
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