Wilma Chasseur, "La grazia precede la fede."

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La grazia precede la fede.
Wilma Chasseur 
XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/09/2019)


  Visualizza Lc 14,1.7-14
Di questa domenica mi ha colpito particolarmente la prima lettura tratta dal libro del Siracide:” Figlio compi le tue opere con mitezza e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande tanto più sii umile e troverai grazia davanti al Signore “.

Anche nel Vangelo Gesù invita all'umiltà e a non ricercare i primi posti. Questo mi fa pensare che dobbiamo operare una rivoluzione copernicana nel nostro modo di pensare e dobbiamo riprendere ad annunciare il Vangelo della grazia. Cioè: prima viene la grazia e su quella dobbiamo inserire il nostro operare. La salvezza ce l'ha meritata Gesù Cristo duemila anni fa col suo sacrificio sulla Croce quando ha pronunciato il suo “ mashalem” (tutto è compiuto). Se non mi inserisco in Lui, il mio operare rimane sterile e rischio di inorgoglirmi. La mia fede deve inserirsi sulla Sua grazia.

Guardare al futuro o al passato?

Quando chiedo una grazia non devo guardare al futuro pensando “ chissà se verrà o meno, chissà se il Signore me la concede”, ma devo guardare al “mashalem” di Gesù che ha tutto meritato allora. La fede mi serve per credere alla grazia che Gesù mi ha già meritata. E le opere mi servono per ricevere quella grazia. Così mi libero d'un sol colpo di tutte le ansie relative all'esaudimento o meno della mia preghiera, e ringrazio subito il Signore del dono che mi ha già ottenuto. Del resto lo dice anche nel Vangelo “quel che chiedete nella preghiera crediate d'averlo già ottenuto e vi sarà dato”. E dice anche”senza di Me non potete fare nulla”; nulla nell'ordine della grazia si capisce.

Chi sarà promosso e chi bocciato?

Vi racconto cosa mi è successo il giorno dell'Assunta. Ero in Cattedrale per la solenne Messa pontificale. Liturgia solenne, bella omelia, tutto perfetto, ma sapete chi ha fatto la predica a me? Un bimbo di qualche mese che era in braccio a sua mamma. Io lo vedevo andare avanti e indietro con i suoi occhioni spalancati, le braccine che indicavano le statue ed ero rapita da questo spettacolo. Giunta a casa ho percepito come una domanda interiore “ ma tu sei come quel bimbo nei confronti del Signore”? Certo che no! Allora percepii che il Signore mi chiedeva addirittura se volevo esserlo. La cosa mi spaventò alquanto perché pensai che dopo non avrei più potuto fare ciò che volevo, ma dissi di sì.

I due atteggiamenti sbagliati

E subito dopo capii quali sono i due atteggiamenti che a Lui non piacciono. Il primo atteggiamento è temere di avvicinarsi troppo al Signore per paura dei nostri peccati: il bimbo non guarda se stesso, va dalla mamma anche quando è sporco, per farsi lavare. Ha fiducia anche allora. L'altro atteggiamento antitetico è quello di pensare “ ma, tutto sommato faccio parecchio bene: vado a Messa, faccio volontariato, canto in chiesa ecc., quindi ho maturato dei diritti, non alla pensione, ma al Paradiso”. Niente da fare. Queste sono tutte categorie da primi della classe e non da ultimi. Alla scuola del Maestro questi diritti non si possono proprio accampare, pena una solenne bocciatura. Sapete chi sarà promosso a questa scuola? Solo il bimbo che non sa ancora parlare né scrivere. Quindi non facciamoci troppo avanti, ma neppure troppo indietro: stiamo nel nostro poco. Dio non ha bisogno di molto, ma del poco sì ne ha bisogno. Di quel poco che siamo ne ha bisogno, ma appena pensiamo di valere molto, di colpo non ha più bisogno di noi.

Fonte:https://www.qumran2.net


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