D. SEVERINO GALLO SDB,"RICCHEZZA - POVERTÀ' - DENARO"


25a Domenica - T. Ordinario- Anno C | OmeliaRICCHEZZA - POVERTÀ' - DENAROVANGELO: "Non potete servire a Dio e a Mammona" (Lc. 16,1-13).


PARABOLA DELL'AMMINISTRATORE INFEDELE
C'è un senso di disagio nella parabola evangelica odierna. Ma esso scompare se si riesce a cogliere
ciò che Gesù vuole effettivamente comunicarci. Gesù provoca l'uditorio per suscitare l'attenzione. Tutti si aspetterebbero una condanna del comportamento del fattore infedele. Ma Gesù lascia intatta la provocazione.

Ciò che vuole sottolineare è che, come già per il fattore infedele era giunto il momento del "rendiconto" che lo aveva costretto ad agire in quella maniera avendo l'acqua alla gola, così su ogni uomo incombe sempre il "momento del rendiconto". In vista di tale momento ognuno deve agire, deve essere sollecito a crearsi con prontezza e premura una prospettiva di salvezza.
Il cristiano deve agire, muoversi afferrando, come quel fattore infedele, la criticità della sua situazione. E' sull'imperativo dell'ora che Gesù vuole richiamare l'attenzione di tutti. Il fattore della parabola ha agito in maniera poco onesta - Gesù non lo nega - ma non è questo il problema: egli ha agito con prontezza e decisione per rifarsi una vita. L'esigenza dell'ora comporta una tale prontezza e decisione: infatti è in giuoco la vita eterna.

Il cristiano è l'uomo dell'azione, della prontezza e della generosità. Non si adagia, non è inerte: davanti all'imperativo dell'ora, che è l'esigenza di vivere in funzione della vita eterna, deve imitare la prontezza di spirito del fattore infedele che si dà da fare per ricrearsi una vita. La vita che ognuno di noi deve ricrearsi è "quella eterna". Tale richiamo di Gesù non può essere eluso e disatteso.

Il Vangelo di oggi può sembrare un po' birichino, ma contiene un profondo insegnamento.
Gesù non loda l'imbroglio, la disonestà dell'amministratore, ma la sua scaltrezza, la sua abilità. Sapete perché i cattivi riescono nelle moro imprese, mentre i così detti buoni non ci riescono? Ce lo dice Gesù nel vangelo di oggi. Perché i cattivi si danno da fare con ogni mezzo, mentre i cosiddetti buoni il più delle volte non sono che dei buoni a nulla, che impigriscono nel loro dolce far niente, lasciando a Dio il compito di fare tutto ciò che crede bene.

Nella parabola di oggi Gesù ci insegna che bisogna darsi da fare con la stessa intensità, con lo stesso entusiasmo, con lo stesso spirito di sacrificio, con lo stesso rischio con cui i cattivi lavorano per il male. Altrimenti non siamo buoni, ma dei buoni a nulla. Il retto uso dei beni materiali è importante per l'uomo. Non è esagerato dire che qui è il banco di prova della persona umana, la discriminante tra una vita giusta e una vita sbagliata.
Il brano del Vangelo odierno termina con l parole: "Non potete servire a Dio e a mammona". Qualcuno potrebbe pensare: "io non voglio servire a nessuno dei due...". Giriamo lo sguardo all'intorno: dov'è la persona che, non volendo servire Dio, si astiene dal servire al denaro o ad altri idoli? Chi accantona Dio, divinizza se stesso o le cose. Si ripete la storia del vitello d'oro.

Non è detto che, scegliendo Dio, si debba dare un calcio a mammona, alla ricchezza, si debba buttare il denaro fuori della finestra.
La dottrina di Gesù porta sempre l'impronta dell'umanità e della ragionevolezza. I beni della terra, in particolare il denaro, rappresentano uno strumento di conquista, di progresso, di elevazione intellettuale e quindi anche spirituale. Per combattere la piaga dell'analfabetismo occorre denaro: gli Stati destinano una larga fetta del loro bilancio alla scuola, alla ricerca.

Il denaro è preziosissimo, se rimane al suo posto, cioè al servizio dell'uomo. Diventa micidiale, se si pone in alternativa a Dio, se si trasforma in vitello d'oro, in idolo (e questo capita spesso). Dice il proverbio che "il denaro è un ottimo servo, ma un pessimo padrone", perché diventa tiranno. Al denaro infatti si sacrificano le forze, per il denaro si rinnegano spesso fratelli, parenti, amici.
Per il denaro si sono fatte tutte o quasi tutte le guerre combattute sino ad oggi. In ogni guerra c'è di mezzo il movente economico, si tratti delle razzie del mondo primitivo o delle guerre dei nostri giorni.

Appare così il capovolgimento che opera una giusta o una falsa collocazione del denaro. Messo al suo posto, è il migliore alleato dell'uomo, idolatrato è il peggiore tiranno.
Chi detta legge nel nostro ambiente, chi fa il bello e il cattivo tempo, chi forma l'opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione, è per lo più chi ha il potere economico.
Il denaro è una delle grandi tentazioni dell'umanità, la più grande, insieme all'ambizione e alla sensualità.

Gesù sottolinea le esigenze della vita cristiana: "Nessuno può servire a due padroni: o disprezzerà l'uno e amerà l'altro, o si affezionerà all'uno e trascurerà l'altro. Voi non potete servire a Dio e al denaro".
L'uomo deve decidersi: o Dio o il denaro; o Dio o un idolo; o la ricerca del denaro o la ricerca di Dio; o il materialismo o la religione. Dio è unico: non possono esserci accanto a Lui altri valori supremi. La vita sarà o adorazione di Dio o danza attorno al vitello d'oro. Se l'uomo non possiede Dio, sarà posseduto dal denaro. Egli deve fare la sua scelta.

Quanta sapienza ci dimostra Don Bosco in quel primo ricordo dato ai suoi missionari!: "Cercate anime, ma non denari, né onori, né dignità". E il 12° ricordo dice: "Fate in modo che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni dei cuori degli uomini".
L'oro è una chiave magica che chiude e apre a suo piacimento anche le porte più ben sbarrate. Basta una piccola moneta davanti all'occhio per impedirgli di vedere il sole.

NB/ Di qui in avanti si possono fare due conclusioni a scelta:

1. CONCLUSIONE:

Il feroce tiranno EZZELINO DA ROMANO inviò a Sant'Antonio da Padova una borsa colma d'oro, dando questa norma ai sicari: "State bene attenti. Se l'accetta, tagliategli la testa; ma se la rifiuta, buttatevi in ginocchio, perché è davvero un Santo". Antonio respinse la borsa colma d'oro.
Norma spicciola e sicura per costatare la santità di un'anima è il suo distacco dal denaro e dai beni di questa terra.
La povertà ci rende davvero "padroni del cuore di Dio e degli uomini", come ha detto Don Bosco. Ci fa conquistare il Cuore di Gesù, che l'ha tanto amata, venendo su questa terra. Ma ci attirerà anche la benevolenza della Madonna, la Quale, apparendo a Benneux il 19 gennaio 1933, disse alla veggente Maria Beco: "Io sono la Vergine dei poveri". La Madonna predilige i poveri, perché sono immagini viventi del suo Gesù.
2. CONCLUSIONE:

Si racconta che il Card. WISEMAN un giorno ricevette la visita di un amico. Parlarono tra loro a lungo di religione: ma l'amico non voleva persuadersi di nulla.
Allora il Cardinale scrisse una parola su un foglio, pose sopra una moneta e poi disse:
- Che cosa vedete?
- Una sterlina.
- Nient'altro?
- No!
Tolse allora la sterlina e domandò:
- Adesso che cosa vedete?
- Vedo: Dio.
- Che cosa vi impediva di vedere Dio?
Quell'uomo arrossì e non ebbe il coraggio di rispondere,
Don Severino GALLO sdb

Fonte.http://www.donbosco-torino.it/


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