Alberto Vianello" Solo da un peccatore Gesù si sente a casa"

Solo da un peccatore Gesù si sente a casa
 
1
Quando Gesù va a casa di Zaccheo, «tutti» (compresi quindi i suoi discepoli!) si mettono a mormorare: «Presso un uomo peccatore è entrato ad alloggiare» (letteralmente).
Il termine «alloggiare/alloggio» è particolare in Luca. Oltre che nel Vangelo di questa domenica, ricorre nel racconto della nascita di Gesù. Sua Madre lo depone in una mangiatoia perché «non c'era posto per loro nell'alloggio» (2,9). L'accoglienza familiare che il Figlio di Dio nato come uomo non ha trovato alla sua nascita e per tutta la sua vita («Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» ,9,58), ora la trova a casa di un grande peccatore come era il pubblicano Zaccheo.
Infine, lo stesso termine «alloggio/stanza» ricorre un'ultima volta nei preparativi dell'ultima cena: «Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?» (22,11): quell'alloggio diventerà l'apertura dell'alloggio del regno di Dio a tutti gli uomini che accoglieranno ciò che è avvenuto in quella stanza, il pane e vino sono il corpo e il sangue di Cristo per la vita del mondo. Perciò il Signore ci prepara una dimora eterna dimorando Lui nella profondità dell'umanità, quella più segnata dal peccato.
 
Se la salvezza non è per tutti, non lo è per nessuno. Non c'è uomo che possa dirsi e sentirsi negato da Dio. Perciò solo a casa di un peccatore la Salvezza fatta carne potrà trovare riposo e, addirittura, se stessa: «Zaccheo, scendi subito, perché oggidevo fermarmi a casa tua... Oggi per questa casa è venuta la salvezza».
Nella vita terrena di Gesù la casa diventa proprio il luogo dell'incontro pieno e accogliente con i peccatori: a casa di Levi siede e mangia con loro(cfr. 5,29ss), in generale nel suo comportamento tale da suscitare la reazione negativa dei farisei e scribi: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» (15,2). Questo stile della vita di Gesù appare ancor più chiaro per contrasto: a casa del fariseo Simone, Gesù provoca il suo scandalo perché si lascia lavare i piedi dalle lacrime di una donna peccatrice (cfr. 7,36ss), a casa di un altro fariseo viene biasimato perché non rispetta le leggi della purità (cfr. 11,37ss), a casa di un altro ancora stanno a controllare se viola la legge del sabato (cfr.14,1ss). La casa è, per Gesù, il simbolo della vita concreta dell'uomo, con le sue ferite e le sue povertà, quindi con questa sua verità.
Il Vangelo ci parla di un Gesù sempre in cammino, ma per raggiungere le case, per «cercare e salvare ciò che era perduto».
 
Gesù non cambia la vita a Zaccheo con un miracolo, o con un gesto misterioso o a distanza. Gliela cambia andando casa sua; sentendosi spinto dalla salvezza amante dell'uomo che Lui è che Lui porta nella sua vita umana («Devo fermarmi a casa tua»). La vita di Zaccheo, vita di peccatore, diventa ora la vita invasa dalla presenza del Signore e della sua cura; come si trova invasa la casa di colui che cercava di vedere «Gesù», ma che, una volta sotto il suo tetto, lo riconosce come «Signore». Se è uno spettacolo che passa, rimane un semplice nome. Se è la realtà di Dio che ci chiama per nome e viene ad abitarci, capiamo che è il Signore.
 
Ma è Signore perché è Lui il vero protagonista della relazione, soprattutto con l'uomo peccatore. Zaccheo cerca di «vedere» Gesù, ma è Gesù che lo vede («Alzò lo sguardo»); Zaccheo corre avanti e sale sull'albero per l'incontro con Gesù, ma è Gesù che lo trova: «Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Ogni apertura dell'uomo a Dio non è altro che la scoperta di quanto Dio sia aperto e disponibile Lui per primo nei confronti dell'uomo: e questo appare in maniera fortissima e nitida quando questa relazione vede l'uomo particolarmente segnato dalla povertà della sua condizione di peccatore.
 
Gesù non dice che il comportamento dell'uomo sia indifferente. Il suo rifiuto del male e la sua trasparenza nel bene deve aver talmente smosso Zaccheo che questi, senza che Gesù gli faccia alcuna predica, proclama la sua intenzione di riparare le ingiustizie fatte.
La Chiesa, corpo di Cristo, allo stesso modo deve visitare e portare la salvezza alle vite ferite: senza far finta di niente del male commesso, ma senza giudicare nessuno. Semplicemente deve far abitare la salvezza dentro le esistenze che più hanno contraddetta la vita stessa. Se la casa dei peccatori è diventata l'alloggio vero del Figlio di Dio fra gli uomini, anche la Chiesa deve imparare ad abitare questi «templi».
 
Alberto Vianello

Commenti

Post più popolari