Commento di domenica 27 Ottobre 2013 di Paolo Curtaz

 

 
  
domenica 27 ottobre 2013
anno C
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Prima lettura: Sir 35, 12-14.16-18
Dal libro del Siracide.
Il Signore è giudice e non v'è presso di lui preferenza di persone. Non è parziale con nessuno contro il povero, anzi ascolta proprio la preghiera dell'oppresso.
Non trascura la supplica dell'orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?
Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la sua preghiera giungerà fino alle nubi.
La preghiera dell'umile penetra le nubi, finché non sia arrivata, non si contenta; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto, rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità.Salmo Responsoriale Dal Salmo 33
Giunge al tuo volto, Signore, il grido del povero.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.
Gridano i poveri e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.Seconda lettura: 2 Tm 4,6-8.16-18
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.
Carissimo, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbondonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia.
Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero.
Ho inviato Tìchico a E`feso.
Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Troade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene.
Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; guàrdat ene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.Vangelo: Lc 18, 9-14
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».
27 ottobre 2013 - Vuoti da riempire
Siamo tutti lebbrosi e tutti chiediamo la compassione che troppo spesso il mondo ci rifiuta.
La crisi che addenta l’occidente ha fatto una prima vittima: la speranza.
La lotta quotidiana per andare avanti rischia di inaridire il nostro cuore, di renderlo indurito e rabbioso.
Come accade nella nostra Italia sempre più schierata, sempre più aggressiva.
Siamo tutti lebbrosi e Cristo ci guarisce. Non andando al tempio, non rifugiandoci in una religiosità della cerimonia e della devozione, ma andando direttamente a Cristo la Parola incarnata.
Allora diventiamo capaci di ringraziare (letteralmente eucaristizzare, di scoprire in Cristo lo sposo dell’umanità).
Ma per tornare indietro, per convertirci, dobbiamo fare spazio nel cuore. Riconoscere l’abisso che ci abita.
Non ditelo al fariseo.
Il fariseo e l’ingombro del cuore
I farisei erano devoti alla legge, cercavano di contrastare il generale rilassamento del popolo di Israele, osservando con scrupolo ogni piccolissima direttiva della legge di Dio.
Bella gente, poche storie. Certo, il fariseo ci sembra arrogante ma, in realtà, è solo pieno di zelo.
L’elenco che il fariseo fa, di fronte a Dio, è corretto: per zelo il fariseo paga la decima parte dei suoi introiti, non soltanto, come tutti, dello stipendio, ma finanche delle erbe da tisana e delle spezie da cucina! La legge prevede un giorno di digiuno all’anno, ma lui digiuna per due giorni a settimana, anche per coloro che non digiunano.
Ogni buon parroco vorrebbe avere, tra i suoi parrocchiani, almeno un fariseo: il decimo dello stipendio riempirebbe in fretta le casse della Parrocchia!
Qual è, allora il problema del fariseo?
Semplice, dice Gesù, è talmente pieno della sua nuova e scintillante identità spirituale, talmente consapevole della sua bravura, talmente riempito del suo ego (quello spirituale, il più difficile da superare), che Dio non sa proprio dove mettersi.
Non ha bisogno di essere salvato, non riconosce la lebbra ma ostenta davanti a Dio il suo luccicante stato di buona salute spirituale.
Peggio
Peggio: invece di confrontarsi con il progetto (splendido) che Dio ha su di lui (e su ciascuno di noi), si confronta con chi fa peggio, con quel pubblicano, lì in fondo, che non dovrebbe neanche permettersi di entrare in chiesa.
Questo è il nocciolo della questione: avviene che ci mettiamo – sul serio! – alla ricerca di Dio. Desideriamo profondamente conoscerlo, diventare discepoli, ma non riusciamo a creare uno spazio interiore sufficiente perché egli possa manifestarsi. Con la testa e il cuore ingombri di preoccupazioni, di desideri, di pensieri, concretamente non riusciamo a fargli spazio.
Oppure accade che, dopo un’esperienza fulminante, che so, un ritiro, un pellegrinaggio, sentiamo forte la sua presenza, ma, una volta tornati a casa, la nostra testa viene riempita dalle preoccupazioni di questo mondo.
Non è solo il problema dell’orgoglio. È proprio una complicazione dell’esistere, una vita che non rie sce ad uscir fuori dal buco nero in cui si è infilata.
Suggerimenti da pubblicano
Diventerò (ancora più) antipatico a qualcuno, pazienza.
Ma devo necessariamente darvi, per deontologia professionale, alcuni suggerimenti da pubblicano.
Se non riesco a ritagliare nella mia giornata un quarto d’ora di assoluto relax, di vuoto mentale, magari dopo una bella corsetta, o una passeggiata nel parco, se non faccio silenzio intorno (spengo la tivù, stacco il cellulare), se non prevedo, almeno d’ogni tanto, una pausa di una giornata non passata, al solito, in coda in autostrada per andare a riposare farò fatica a trovare un luogo in cui Dio sta.
Lo so, coppie che leggete, oggi resistere costa fatica: la giornata è stracolma di impegni indispensabili per sopravvivere e i figli piccoli complicano ulteriormente le cose.
Non abbiamo spazio per l’interiorità, questo è il problema.
Vuoto
Il pubblicano, invece, di spazio ne ha tanto.
Il denaro che ha guadagnato con disonestà, l’odio dei suoi concittadini (è un collaborazionista!), l’impressione di avere fallito le sue scelte, creano un vuoto dentro di lui, un vuoto che Dio saprà riempire. Consapevole dei suoi limiti, li affida al Signore, chiede con verità e dolore, che Dio lo perdoni. E così accade.
Esiste un modo di vivere e di essere discepoli pieno di arroganza e di ego smisurato, pieno di certezze da sbattere in faccia agli altri (basta vedere il livello dello scontro politico ed ideologico che viviamo!)
Esiste un modo di vivere e di essere discepoli colmo di ricerca e di umiltà, di voglia di ascoltare e di capire, di continuare a cercare, pur avendo già trovato il Signore.
Il Vangelo di oggi ci ammonisce a lasciare un po’ di spazio al Signore, a non presumere, a non pretendere, a non passare il tempo a elencare le nostre virtù.
Siamo tutti nu di di fronte a Dio, tutti mendicanti, tutti peccatori.
Ci è impossibile giudicare, se non a partire dal limite, se non dall’ultimo posto che il Figlio di Dio ha voluto abitare.
Ancora una volta, il Signore chiede a ciascuno di noi l’autenticità, la capacità di presentarci di fronte a lui senza ruoli, senza maschere, senza paranoie.
Dio non ha bisogno di bravi ragazzi che si presentano da lui per avere una pacca consolatoria sulle spalle, ma di figli che amano stare col padre, nell’assoluta e (a volte) drammatica autenticità.
Questa è la condizione per ottenere, come il pubblicano, la conversione del cuore.
Prossime conferenze
Prossime conferenze di Paolo: Cuneo, Mar 29/10 ore 21, "Credo, aiutami nella mia incredulità", Parrocchia di Gesù Lavoratore, via Giovanni XXIII 54, Borgo san Dalmazzo; Genova Lun 4/11 ore 21, Bartimeo, modello di discepolato, Centro Culturale Tra le case (ex cinema Europa), via Lagustena; Pisa Mer 13/11 ore 21, Gesù incontra, Cinema Teatro Valgraziosa, Via della Propositura - Calci (Pi); Firenze Gio 14/11 ore 21, La preghiera, Nostra Signora del Sacro Cuore - via S. Caterina d'Alessandria; Bari Mer 20/11 ore 20, Ama il Signore tuo Dio con tutta la mente, incontro per giovani – Altamura; Verona, Gio 21/11 ore 21, Sul dolore, Monteforte d’Alpone, palazzo vescovile; Vicenza Ven 22/11 ore 21, In preparazione al NataleConcerto meditato, Santa Maria Madre della Chiesa di Ponte dei Nori (Valdagno) Via Beato Giovanni XXIII, n°2.

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