Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM "DIO NON E’ DEI MORTI, MA DEI VIVENTI"

XXXII TEMPO ORDINARIO – 10 novembre 2013
DIO NON E’ DEI MORTI, MA DEI VIVENTI- Commento al Vangelo di p. Alberto
Maggi OSM
Lc 20,27-38
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non
c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto:
“Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello
prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette
fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il
secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo
morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie?

Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;
ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti,
non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono
uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i
morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice:
“Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei
morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
I sadducei hanno congegnato bene la trappola in cui far cadere Gesù. Non osano affrontarlo sul
piano dottrinale e politico perché sanno che potrebbero avere la peggio. Gesù infatti ha già
zittito con le sue risposte i sommi sacerdoti, gli scribi, gli anziani, ed è riuscito a lasciare senza
parole anche i pur agguerriti farisei.
Scrive l’evangelista che “Costoro”, i farisei, “meravigliati della sua risposta, tacquero”. D’altro
canto Gesù non possono eliminarlo perché Gesù ha un gran seguito tra la gente, ne farebbero
un martire. E così i sadducei decidono di attirarlo in un terreno scivoloso da dove, una volta
caduto, l’aspirante messia avrebbe avuto difficoltà a rialzarsi, il ridicolo e il discredito.
L’aristocratica casta sacerdotale dei sadducei, il cui nome deriva da sadoc, il sacerdote che
consacrò come re Salomone, il figlio dell’amante di Davide e Betsabea, al posto del legittimo re
1Adonia. Questa casta sacerdotale dei sadducei deteneva non soltanto il potere politico, ma
anche il potere economico, erano molto ricchi.
Loro accettavano come parola di Dio soltanto i primi cinque libri della Bibbia e rifiutavano i libri
dei profeti. Per quale motivo? Perché nei profeti è costante la denuncia di Dio contro l’ingiustizia
che crea grandi ricchezze, ma anche tanta povertà. Quindi loro lo rifiutavano perché per loro
andava bene la situazione così com’era.
Si rivolgono a Gesù con un titolo ossequioso, Maestro, ma in realtà non vanno a prendere da
lui, vogliono soltanto screditarlo. E si rifanno a una questione che ha le sue basi nella legge di
Mosè, nel libro del Levitico, dove Mosè prescrive: Se muore il fratello di qualcuno che ha
moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello.
Qual è il significato di questa legge? La legge del levirato prevedeva che il cognato di una
donna rimasta vedova e senza figli avesse l’obbligo di metterla incinta, perché era importante
che il nome del marito continuasse. Era una maniera per diventare eterni, per perpetuare il
proprio nome; ogni figlio portava il nome del padre.
Quindi quando una donna rimaneva vedova e, senza aver avuto un figlio maschio, il cognato
aveva l’obbligo di metterla incinta e il bambino nato avrebbe portato il nome del defunto. La
legge prescrive: In modo da assicurargli la perpetuità, come c’è scritto nel libro del
Deuteronomio: Perché il nome di questi non si estingua da Israele.
Secondo la cultura dell’epoca – e questo va compreso per una migliore comprensione del brano
– il matrimonio aveva il solo scopo di assicurare una discendenza all’uomo, la donna serviva
unicamente per mettere al mondo figli, figli maschi.
Quindi qui non si tratta di uno scrupolo sull’amore, ma su una realtà del figlio maschio. Allora,
ispirandosi alla popolare storia di Sara, la sfortunata sposa alla quale morirono ben sette mariti
la sera stessa delle nozze, i sadducei spacciano – come se fosse vera – la macabra vicenda di
questi sette fratelli tutti morti senza essere riusciti ad avere un figlio da quella che è stata la
moglie di tutti e sette.
Della donna ai sadducei non interessa nulla, non desiderano conoscere la sorte della donna,
desiderano solo sapere a quale dei defunti, una volta risuscitati, spetterà poi averla per
immortalare con un figlio maschio il proprio nome. Quindi non si tratta di un problema affettivo
(di chi sarà la moglie?), ma chi da questa donna riuscirà ad avere un figlio maschio.
Quindi i sadducei cercano di ridicolizzare Gesù e di burlarsi di lui. Ebbene nella sua risposta
Gesù si distanzia dall’interpretazione popolare della risurrezione, intesa come un ritorno alla vita
fisica dei morti, e Gesù risponde che la vita dei risorti non dipende dalla procreazione, dal
rapporto tra marito e moglie, ma proviene direttamente dalla potenza di Dio.
E Gesù cita gli angeli? Perché Gesù cita gli angeli? Perché i sadducei non credevano
all’esistenza degli angeli. Come gli angeli ricevono la vita non certo dal padre e dalla madre, ma
direttamente da Dio, così con la risurrezione la vita rimane eterna perché proviene da Dio.
2Ai sadducei, che si sono fatti forza dell’autorità di Mosè per opporsi a Gesù, Gesù ribatte a sua
volta, riconducendosi proprio a Mosè, a quello che ha scritto, mostrando quanto sia miope e
limitata la loro lettura della scrittura e si rifà alla risposta che Dio diede a Mosè nel famoso
episodio del roveto ardente, quando disse: “Il Signore è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio
di Giacobbe”.
Quando si dice che il Signore è il Dio di … non si intende tanto il Dio creduto da ... Abramo,
Isacco o Giacobbe, ma il Dio che protegge Abramo, Isacco e Giacobbe. E come protegge?
Protegge con la sua vita, tenendoli lontani dalla morte.
Quindi essere sotto la protezione di Dio significa avere la sua stessa vita e il Dio fedele non
permette che muoiano quelli che lui ha amato. E il perché ce lo dice la frase più importante di
tutto questo brano, che getta nuova luce sull’immagine della vita, della morte e delle
risurrezione, “Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, perché vivono tutti per lui”.
Il Dio di Gesù non risuscita i morti, ma comunica ai vivi, ai viventi, la sua stessa vita, una vita di
una qualità tale che è capace di superare la morte.

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