Don Paolo sacerdote salesiano omelia 10-11-2013 "Andar per cimiteri"
Andar
per cimiteri Luca
20, 27-38
C’è
un piccolo cimitero che mi è molto caro. È quello di un paesino di
montagna legato alla mia giovinezza (*). Poche tombe e pochi fiori
ma, sul portale d’entrata, una grande scritta slavata dalle
intemperie. “Eravamo come voi, sarete come noi”.
Mi dicevano che era una
frase brutta, un po’ macabra e poco cristiana. Non ho mai voluto
credere a questa interpretazione perchè mi pareva
strano che un
prete di montagna, asciutto e forte come le rocce delle sue Alpi,
avesse voluto far intendere così quel monito e ricordo. “Eravamo
come voi, sarete come noi”.
Oggi
mi sembra di capirla e di gradirla perfino. Sento che quelle parole
non sono l’invito a un disamore per la vita e non sono neppure la
scorciatoia per una specie di disperata saggezza che interpreta la
vita come una inutile corsa, il cui unico scopo e destino, dopo
l’inevitabile fracasso del tempo, sia quello di riportare tutto al
silenzio e a una imperturbabile calma.
“Sarete
come noi”. Sono queste le parole chiave, le parole che hanno senso,
che danno senso alla vita e danno significato al cimitero. Il
cimitero è il primo gradino della scala che porta alla vita piena,
alla vita definitiva ed eterna. Per questo lo facciamo bello, pieno
di luci, di fiori e di alberi sempreverdi. Un’eterna primavera.
I
nostri cimiteri sono pieni di parole che dicono tutto il nostro amore
e la nostra riconoscenza. Il cimitero è il posto dove tutti sono
buoni e dove il nostro parlare si fa sussurro e rispetto perché la
verità e la speranza non hanno bisogno di urla e la fede parla con
il linguaggio del cuore.
L’assurdo
e ridicolo caso dei sadducei nascondeva però una grande domanda, una
sincera richiesta di aiuto. Perchè sbagliare il senso sul nostro
futuro significa sbagliare anche il nostro presente. Sul TOM TOM
della vita bisogna impostare con precisione la direzione se non vuoi
imboccare un eterno corto circuito o non vuoi smarrirti per strada e
perderti nel caos esistenziale.
Come
pensare o immaginare il dopo se non partendo da un presente che
conosciamo e che ci impegna con passione e responsabilità? C’è
una qualche relazione della vita nel tempo con quella nell’eternità?
L’esperienza d’amore e di comunione legata al matrimonio ha
qualcosa a che fare con l’amore eterno di Dio?
Gesù
annuncia che la vita nell’aldilà sarà in abbondanza e in
pienezza. Pienezza che deriva dall’essere vissuta in relazione di
comunione totale e definitiva con Dio.
Quando
vivo una comunione intensa con una persona ricevo tutto da lei e
vivo la mia esperienza innestato nel suo modo di viverla: la sua
capacità di amare, la sua visione della realtà, le sue aspirazioni
di bene, le sue sofferenze per il male.
Nell’aldilà,
la comunione totale con Dio ci consentirà di vivere la nostra
esperienza “al modo” di Dio: amando come ama Dio. Volendo ciò
che vuole Dio, comprendendo la realtà come la comprende Dio. Sarà
comprensione e volontà del Bene. Sarà realizzazione del Bene.
Dunque sarà Bello.
Questo
dopo. E ora? Per il presente Gesù ci ha lasciato i sacramenti che
sono e significano già un anticipo di vita piena in Dio.
-
Il Battesimo è l’appartenere alla famiglia di Dio.
-
La Cresima è il dono di poter amare come Dio ama.
-
La Riconciliazione è la certezza della gratuità della sua
misericordia.
-
L’Unzione degli infermi è l’esperienza di un Dio che si fa
carico, prendendo su di sé, le sofferenze dell’uomo.
-
L’Ordine sacro è straordinaria dignità concessa all’uomo di
agire in “persona Christi”.
-
L’Eucarestia è l’esperienza reale, già nel tempo presente, di
una comunione personale con lui, diventando con lui una sola carne.
-
Il Matrimonio è quando sentiamo nel nostro essere la tensione ad un
amore totalizzante, tra un io e un tu, che consente di ricevere e
dare compimento alla persona, che è elettivo (è proprio per me, è
proprio per te), che nulla può far venire meno (è più forte della
morte), che è per sempre, proprio come ama Dio.
I
sacramenti non sono apparenza, ha detto qualche giorno fa Papa
Francesco. I sacramenti sono l’esperienza di Dio che possiamo
fare nel tempo. Non sarà certo Dio che nell’aldilà annullerà il
significato del nostro dire “Ti amo” di oggi, ma il suo dire “Ti
amo” a ciascuno di noi ne darà pienezza.
Il
nostro entrare o meno nella risurrezione della vita eterna sarà
l’evoluzione coerente della nostra tensione a vivere, già nell’al
di qua, come creature fatte a sua immagine e somiglianza. Se saremo
capaci di fidarci di lui. Se saremo capaci di riconoscerlo, nella
realtà della nostra persona, della nostra storia e nella realtà dei
suoi doni, come il compimento del nostro Bene.
Adesso
bisogna cambiare la frase di quel cimitero. Non più “Eravamo come
voi, sarete come noi”, ma “Eravamo come voi, saremo come Lui”.
(*)
Questo cimitero di trova ad Acceglio in Val Maira, provincia di
Cuneo. 1200 slm. ai piedi delle Alpi Cozie.
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