Don Paolo Zamengo "Io vi darò"
Io vi darò Lc
21,5-19
Io non so né quando né se ci sarà
una fine del mondo se la intendiamo come la fine dell’atto creativo
di Dio. So però che questo discorso di Gesù mi interessa
direttamente perché “per me” una fine della storia del mondo ci
sarà, come ci sarà un venirmi incontro definitivo di Gesù e sarà
al termine della mia vita terrena, sarà alla mia morte.
Gli ultimi tempi del mondo
coincidono “per me” con quella manciata di tempo che mi separa
dalla mia morte. Nasce allora la mia preghiera: “Signore, dove
sei? Dove ti devo cercare? Dove ti devo aspettare perché ti possa
incontrare e riconoscere quando verrai a me?”.
Mi viene spontaneo pensare e
ripensare alla mia vita. Se la guardo nei singoli episodi mi sembra
una cosa di poco conto, quasi insignificante. Se la guardo,
allontanandomi un po’, cercando di abbracciarla nel suo insieme,
creando una prospettiva, mi sembra invece una grande viaggio, un
lungo cammino nel deserto alla ricerca della mia terra promessa.
Ma la tentazione che ho, che abbiamo
noi uomini, anche noi cristiani credenti, è quella di assolutizzare
il viaggio rispetto alla meta, di contemplare il deserto più che
scrutare l’orizzonte, di dare più importanza alla fatica
dell’esodo che non alla libertà da raggiungere.
Di assolutizzare il frammento. Di
fare del frammento la nostra dimensione. Il qui e ora. Come facevano
i discepoli di Gesù che si fermavano ad ammirare la bellezza del
tempio. Le belle pietre.
Fa bene Gesù a dire a loro e a noi
che le pietre crolleranno, che non ne resterà una sola sopra
l’altra, perché le pietre sono solo pietre e Gesù non aveva
neanche una pietra dove posare il capo.
Gesù è davvero speciale: non
illude, non risparmia, non mercanteggia. Indica la mèta senza
nascondere le insidie del sentiero, anticipa la Bellezza ultima senza
ignorare l'opera della Maligno, invita alla perseveranza senza negare
la persecuzione. Ci dice: “con la vostra perseveranza
salverete il mondo”.
Abbiamo sentito tante volte dire da
Gesù: “Va’, la tua fede ti ha salvato” E ci ha commossi.
Abbiamo visto lebbrosi, ciechi, sordi e muti, correre da Gesù e
urlare il loro bisogno di aiuto e a Gesù era bastata questa loro
preghiera gridata per leggervi tutto un cammino di speranza e
sanciva con la guarigione questo cammino di fede. “Va’, la tua
fede ti ha salvato” Oggi Gesù dice un’altra cosa: “Con la
perseveranza salverete la vostra vita”. La perseveranza.
Perseveranza? Che cos’è la
perseveranza? Che significa? Andiamo alla radice di questa parola per
scoprirne il significato. Per sé inverare. Rendere vero per sé. Io
persevero = io rendo vero per me. Credo vero per me. Cosa? che non
devo confidare nelle belle pietre. Che non sono le belle pietre a
rendere indistruttibile il tempio. Che non conta il passato con le
mie care abitudini, le mie sicurezze, le mie certezze.
La promessa di Gesù è chiara: “Io
vi darò parole e sapienza”. Io vi darò futuro. Io sono il futuro.
Non voi darete a voi ma io darò “parola e sapienza”.
Lo sguardo di fede ci invita a
puntare gli occhi sul filo dell’orizzonte e scrutare l’alba che
arriva. Dice Dio: “Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà
con raggi benefici il sole di giustizia”.
In questa settimana ho ricevuto
molti messaggi e telefonate e richieste di incontri. Ringrazio il
Signore. Vedo in tutto questo il desiderio di guardare in avanti,
oltre il presente, alle delusioni e alle amarezze.
E questa mattina ho trovato una
mail di Eufrasia. C’era un contributo preso dalle fonti francescane
e una testimonianza di Dietrich Bonhoeffer. Significativi ed
espliciti. Ma soprattutto Eufrasia ci ha invitati a pregare e
trovare unità attorno a Gesù. Soltanto attorno a lui.
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