L’architettura circolare della preghiera di Gesù (Metr. Kallistos)


Ghent Altarpiece by Jan van Eyck[La preghiera di Gesù (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbia compassione di me)] abbraccia i due principali momenti del culto cristiano: quello dell’adorazione – guardare cioè alla gloria di Dio e tendere a lui con amore – e quello della penitenza, riconoscere cioè il senso di indegnità e di peccato.
C’è un movimento circolare nella preghiera, una sequenza di ascesa e ritorno. 
Nella prima parte della preghiera ci eleviamo a Dio: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio”; nella seconda, poi, ritorniamo a noi stessi con compunzione: “…di me peccatore” [...]
Questi due momenti – la visione della gloria di Dio e la consapevolezza del peccato umano – sono uniti e riconciliati in un terzo momento, quando noi pronunciamo la parola ‘pietà’. 
Pietà significa gettare un ponte tra la perfezione di Dio e la creazione caduta. Colui che dice a Dio “abbi pietà” lamenta il proprio stato di abbandono, ma nello stesso tempo esprime un grido di speranza. Egli parla non solo del peccato, ma anche del suo superamento. Afferma che Dio ci accetta nella sua gloria nonostante il nostro essere peccatori, chiedendoci, come controparte, l’accettare di essere accettati. Così la preghiera di Gesù contiene non solo un invito al pentimento, ma un’assicurazione di perdono e di reintegrazione. Il cuore della preghiera – il nome di Gesù – comporta precisamente il senso della Salvezza: “Tu lo chiamerai Gesù, perché egli salverà il suo popolo dai peccati” (Mt 1,21). L’afflizione per il peccato, presente nella preghiera di Gesù, non è disperata ma, secondo l’espressione di san Giovanni Climaco (+649), è “un afflizione che porta gioia” (χαρμολύπη)
Metr. Kallistos

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