Paolo Curtaz domenica 03 novembre 2013

domenica 03 novembre 2013
anno C
XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Prima lettura: Sap 11,22 - 12,2
Dal libro della Sapienza.
Signore, tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.Salmo Responsoriale Dal Salmo 144
La gloria di Dio è l'uomo vivente.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome.

Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Manifestino agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Seconda lettura: 2 Ts 1,11 - 2,2
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi.
Fratelli, preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.Vangelo: Lc 19, 1-10
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E` andato ad alloggiare da un peccatore!».
Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
03 novembre 2013 - Zacchei
Spero siate sopravissuti all’orribile festa che ci ha rubato la dolente e fiduciosa riflessioni sul destino dei nostri morti. E della gioiosa speranza che ci attende in compagnia dei santi.
Lo so, è inevitabile che altri modi e altri mondi invadano le nostre consunte e fragili certezze culturali e di fede. Sono solo stupito dalla velocità imbarazzante con cui ciò avviene.
Un festa di origine pagana, irlandese, che il cristianesimo aveva “battezzato”, ha invaso le nostre fantasie ormai deforme e irridente: i defunti lasciano lo spazio alla paura dei mostri e la corretta mestizia è sostituita dalla burla irriverente.
Esagero, forse, ma è incredibile come continuiamo a regalare pezzi della nostra cultura per sostituirli con pezze costruite ad arte dal mercato.
Pazienza.
Riprendiamo la Parola, allora, cerchiamo di oltrepassare il muro di persone, opinioni, grida che ci impedisce di vedere Gesù che passa.
Piccolezze e piccinerie
Zaccheo è un manager riuscito: ha fatto soldi a palate, grazie all’appalto delle tasse dall’invasore romano. Un usuraio, diremmo oggi, un furbo senza scrupoli come i caimani che squartano la finanza italiana, al centro il profitto, il resto è relativo.
È rispettato, temuto dai suoi concittadini: basta un suo gesto e i soldati romani intervengono.
Ma è rimasto solo.
La ricchezza e il potere sono avari di amici e di gratuità.
Zaccheo ha sentito parlare del Galileo, quel tale Nazareno che la gente crede un guaritore, un profeta e, curioso, lo vuole vedere senza farsi vedere.
Luca, grande scrittore, introduce il suo personaggio in maniera negativa: è il capo dei pubblicani ed è ricco. E, allora come oggi, chi è ricco è sempre ammirato. E odiato.
Ma, ironia della sorte, il suo nome fa sorridere: si chiama Zaccheo che significa “il giusto”.
No, non è giusto come i farisei, non s cherziamo: non mette piede in chiesa.
Ma, ed è questo che conta, è un curioso.
La folla, però, non lo lascia passare. Come a volte accade (tristemente) anche a noi Chiesa: diventiamo muro e non trasparenza.
La soluzione, allora, è correre avanti e salire sull’albero.
Come vorrei che la Chiesa diventasse un albero su cui arrampicarsi per veder passare Gesù!
Coup de Thèatre
E accade l’inatteso: Rabbì Gesù lo stana, lo vede, gli sorride: scendi, Zaccheo, scendi subito, vengo da te. Zaccheo è interdetto: come fa a conoscere il suo nome? Cosa vuole da lui? Forse lo ha confuso con qualcun altro? Non importa: Zaccheo scende, di corsa.
Gesù non giudica, né teme il giudizio dei benpensanti di ieri e di oggi: va a casa sua, si ferma, porta salvezza. Zaccheo è confuso, turbato,vinto: in dieci minuti la sua vita è cambiata, il famoso Jeshua bar Joseph, il nazoreo, è venuto a casa sua.
Si sente ribaltato come un calzino, Zaccheo. Proprio lui cercava Gesù, non si è sbagliato di persona.
Proprio lui voleva, non c’è dubbio.
Gesù non ha posto condizioni, è venuto a casa di un peccatore incallito.
Una pagina così imbarazzante che anche la prima comunità cristiana si sentiva a disagio. Leggete, leggete bene: Gesù non pone alcuna condizione alla sua visita, non gli chiede la conversion e.
Zaccheo fa un proclama che lo porterà alla rovina (leggete! Restituisce quattro volte ciò che ha rubato!), ma che importa? È salvo ora. Non più solo sazio, solo temuto, solo potente.
No, salvo, discepolo, finalmente. Lui, temuto ed odiato, ora è discepolo.
Il più improbabile fra i discepoli.

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