Paolo Curtaz"CRISTO RE DELL`UNIVERSO"

domenica 24 novembre 2013

anno C
CRISTO RE DELL`UNIVERSO
Prima lettura: 2 Sam 5, 1-3
Dal secondo libro di Samuele.In quei giorni, tutte le tribų d'Israele da Davide in Ebron e gli dissero: ĢEcco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. Gia prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele.
Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israeleģ.
Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele.Salmo Responsoriale Dal Salmo 121
Regna la pace dove regna il Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
ĢAndremo alla casa del Signoreģ .
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme č costruita
come cittā salda e compatta.
Lā salgono insieme le tribų,
le tribų del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.

Lā sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano.Seconda lettura: Col 1, 12-20
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
E` lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.
Egli č immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestā. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli č prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.
Egli č anche il capo del corpo, cioč della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose.
Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioč per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.Vangelo: Lc 23, 35-43
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesų dicendo: ĢHa salvato gli altri, salvi se stesso, se č il Cristo di Dio, il suo elettoģ. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: ĢSe tu sei il re dei Giudei, salva te stessoģ. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi č il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: ĢNon sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!ģ. Ma l'altro lo rimproverava: ĢNeanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di maleģ. E aggiunse: ĢGesų, ricordati di me quando entrerai nel tuo regnoģ. Gli rispose: ĢIn veritā ti dico, oggi sarai con me nel paradisoģ.
24 novembre 2013 - Sul trono
Sorrido ogni volta. Ogni anno.
E mi piace sempre di pių questo cristianesimo zoppicante ma felice, pacioccone ma fedele.
Un popolo errante, spesso incoerente, spesso entusiasta, che da duemila anni annuncia e attende. E ogni anno, alla fine del tempo liturgico, prima di iniziare il percorso di avvento, celebra questa non-festa, la Solennitā di Gesų Cristo re dell’Universo, come pomposamente recita il Messale.
Era l’ora, finalmente, ci mancava. Le istituzioni degli uomini vacillano, le ansie di cui domenica scorsa stringono il cuore di tutti, credenti o meno, non ci dispiacerebbe un bel finale della storia con l’arrivo dei nostri, come nei film western degli anni Sessanta.
Cristo re.
Ma dove?
Capiamoci bene allora, nessuna nostalgia monarchica, non scherziamo. Ma una riflessione finale sulla fine, sul fine. Stiamo per leggere un brano da vertigini con cui Luca si congeda.
Guardare oltre
Le ragioni per scoraggiarsi non mancano, e la fragile storia fatta di soprusi e di violenza, continua a dettare legge. Non č cambiato molto in questi duemila anni di cristianesimo, il Regno sembra essere un bel progetto rimasto sulla carta, un afflato spirituale di qualche sognatore.
Proclamare che Cristo č re significa dire che Lui avrā l’ultima parola sulla storia, su ogni storia, sulla mia storia personale. Dire che Cristo č re, significa non arrendersi all’evidenza della sconfitta di Dio e dell’uomo, credere che il mondo non sta precipitando nel caos, ma nell’abbraccio tenerissimo e gravido del Padre. Dire che Cristo č re, significa creare spazi di rappresentanza del Regno lā dove stiamo vivendo la nostra vocazione alla vita, piccoli spazi pubblicitari per dire agli smarriti di cuore: ecco, Dio vi ama.
Oggi č la festa in cui le comunitā guardano avanti, al di lā e al di dentro dei nostri limiti e dei nostri sforzi perché, sempre, il metro di giudizio del nostro essere Chiesa č la realizzazione del Regno.
Un re bislacco
Peggio: la regalitā di Gesų č una regalitā che contraddice la nostra visione di Dio.
Perché questo Dio č pių sconfitto di tutti gli sconfitti, fragile pių di ogni fragilitā. Un re senza trono e senza scettro, appeso nudo ad una croce, un re che necessita di un cartello per essere identificato.
Ecco: questo č il nostro Dio, un Dio sconfitto.
Non un Dio trionfante, non un Dio onnipotente, ma un Dio osteso, mostrato, sfigurato, piagato, arreso, sconfitto.
Una sconfitta che, per Lui, č un evidente gesto d’amore, un impressionante dono di sé.
Un Dio sconfitto per amore, un Dio che – inaspettatamente – manifesta la sua grandezza nell’amore e nel perdono. Dio – lui sė – si mette in gioco, si scopre, si svela, si consegna.
Dio non č nascosto, misterioso: č evidente, provocatoriamente evidente; appeso ad una croce, apparentemente sconfitto, gioca il tutto per tutto per piegare la durezza de ll’uomo.
Gesų č venuto a dire Dio, a raccontarlo. Lui, figlio del Padre ci dona e ci dice veramente chi č Dio. E l’uomo replica. “No, grazie”. Forse preferiamo un Dio un po’ severo e scostante, sommo egoista bastante a se stesso, potente da convincere e da tenere buono.
Forse l’idea pagana di dio che ci facciamo ci soddisfa maggiormente perché ci assomiglia di pių, non ci costringe a conversione, ci chiede superstizione; non piega i nostri affetti, solo li solletica.
Salva te stesso
La chiave di lettura del vangelo di oggi č tutta in quell’inquietante affermazione della folla a Gesų: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Frase che Luca fa dire anche ai sacerdoti e ai soldati pagani: tutti concordano nel ritenere un segno di debolezza il dover dipendere dagli altri.
Il potente, cosė come ce lo immaginiamo, č colui che salva se stesso, puō permettersi di pensare solo a sé, ha i mezzi per essere soddisfatto, senza avere bisogno degli altri.
Dio č ciō che non possiamo permetterci di essere, il pių potente dei potenti, che puō tutto, che non ha bisogno di niente e di nessuno, beato lui! Per dimostrare di essere veramente Dio, Gesų deve mostrarsi egoista perché, nel nostro mondo piccino, Dio č il Sommo egoista bastante a se stesso, beato nella sua perfetta solitudine. Dio diventa la proiezione dei nostri pių nascosti e inconfessati desideri, č ciō che ammiriamo nell’uomo politico ri uscito, ricco e sicuro, allora cerchiamo di sedurlo, di blandirlo, di corromperlo.
No, il nostro Dio non salva se stesso, salva noi, salva me.
Dio si auto-realizza donandosi, relazionandosi, aprendosi a me, a noi.
Ladri e ladroni
I due ladroni sono la sintesi del diventare discepoli. Il primo sfida Dio, lo mette alla prova: se esisti fa che accada questo, liberami da questa sofferenza, salva te stesso (di nuovo!) e noi, e me. Concepisce Dio come un re di cui essere suddito.
Ma a certe condizioni, ottenendo in cambio ciō che desidera: una redenzione in extremis. Non ammette le sue responsabilitā, non č adulto nel rileggere la sua vita, tenta il colpo. Non č amorevole la sua richiesta: trasuda piccineria ed egoismo. Come - spesso – la nostra fede. Cosa ci guadagno se credo?
L’altro ladro, invece, č solo stupito. Non sa capacitarsi di ciō che accade: Dio č lė che condivide con lui la sofferenza. Una sofferenza conseguenza delle sue scelte, la sua. Innocente e pura quella di Dio. Ecco l’icona del discepolo: colui che si accorge che il vero volto di Dio č la compassione e che il vero volto dell’uomo č la tenerezza e il perdono. Nella sof ferenza possiamo cadere nella disperazione o ai piedi della croce e confessare: davvero quest’uomo č il Figlio di Dio.
Per i cardiopatici: conclusione da non leggere
Che re, sbilenco, amici. Un re che indica un altro modo di vivere, che contraddice il nostro “salvare noi stessi” per salvare gli altri o – meglio – per lasciarci salvare da Lui.
Siamo onesti, amici: lo vogliamo davvero un Dio cosė? Un Dio debole che sta dalla parte dei deboli? Č questo, davvero, il Dio che vorremmo? Di quale Dio vogliamo essere discepoli? Di quale re vogliamo essere sudditi?
Non date risposte affrettate, per favore, altrimenti ci tocca convertirci.

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