Comunità Marango"’LEvangelo della gioia"

 
LEvangelo della gioia
 
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Sono dei pastori i destinatari del più grande annuncio della storia, per voce angelica: «Vi evangelizzo una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Perché il pastori? Essi passavano la notte all'aperto e stavano svegli per sorvegliare il gregge: all'aperto e svegli sono le coordinate umane per poter cogliere l'angelo e la «moltitudine dell'esercito celeste» venuta a lodare Dio.
Nei luoghi chiusi e fumosi delle celebrazioni tradizionali (dove Zaccaria non ha creduto all'angelo) non può risuonare il Vangelo della gioia. Nemmeno è possibile ascoltarlo nei sonni narcotizzanti di un ottuso benessere egoista delle case dei ricchi (dove le veglie sono solo per la dissipazione). È invece nella vita a contatto con la sua semplicità e durezza, come quella dei pastori, che Dio preferisce fare della sua Parola (dialogante e amicale con l'uomo) lo strumento della più grande rivelazione: il Signore e Salvatore in un bambino povero.
Dio continua a stravolgere le categorie umane di valore: vale ciò che non vale, vince ciò che non vince, dona tutto colui che è nulla.
 
L'angelo aveva proposto ai pastori un «segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Il pastori vanno a vedere quello che tra loro chiamano «avvenimento»: letteralmente è una «parola che si realizzata». E’ la Parola che si è fatta reale, si è fatta carne, è diventata salvezza in atto, perché in questo modo ha talmente toccato l'uomo, che ognuno se ne sente toccato. A partire dal Natale, sulla terra, non può più esistere un uomo che non abbia Dio accanto a sé e che si prende cura di lui.
Uomini semplici e concreti i pastori. Non rimangono a guardarsi intorno per vedere se, per caso, torna l'angelo e l'esercito celeste: non preferiscono una possibile eccezionalità di angeli rispetto a una sicura normalità di un bambino su una mangiatoia come culla. Allora fanno della loro veglia un cammino a cogliere l'evento.
Vi vanno come portatori della Parola, per cogliere la Parola stessa di Dio. Se fossero andati come semplici spettatori avrebbero detto: «Tutto qui!?». Invece portano al presepio di «Maria, Giuseppe e il bambino» il dono più grande e appropriato: la Parola detta loro dall'angelo: «Riferirono ciò che del bambino era stato detto loro».
Le parole dei semplici pastori sono l'unico elemento che sconvolge la semplicità e la normalità della scena: «Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori». Lì c'è il Salvatore, lì c'è il Cristo! Venuti a vedere l'evento che sconvolge il mondo, sono i pastori che lo rendono tale: con la fede che la Parola divina ascoltata si applica a quell'evento umanissimo e povero di un bambino appena nato e deposto in una mangiatoia.
Così diventano un'immagine bellissima della Chiesa. Essa ha ricevuto l’Evangelo della gioia, e lo deve portare ovunque ci sia esperienza di umanità e povertà, per dire che la Parola di Dio rende quell'esperienza il luogo dove sempre il Figlio di Dio si fa uomo.
 
Maria si fa custode di «tutte queste cose». Deve essere stato un regalo grande per lei ascoltare le parole dei semplici pastori, che le devono avere richiamato le parole dell'angelo rivolte a lei nove mesi prima. E’ Madre di un Re, anche se l’ha deposto in una mangiatoia.
Ma custodire non significa solo tenere stretto. Maria si lascia allargare il cuore: «Le meditava nel suo cuore». E’ il verbo del «simbolo»: «mettere insieme delle parti diverse». Mette insieme la semplicità del bambino che ha dato alla luce, la povertà che lei gli ha donato, con la grandezza che gli dona la Parola di Dio. Come è possibile non dire «è impossibile»!? Lasciando che tale Parola sia portata e detta dei pastori. Vero percorso dell'Incarnazione: Maria ascolta la Parola di Dio prima dall'angelo, poi dai pastori, poi dalla carne crocifissa del suo Figlio.
Parola vissuta nel vero del cuore, quello di carne, per cogliere la carne della Parola: quella che è nata a Betlemme, è morta ed è risorta, e vive proprio nei cuori di carne degli uomini semplici, come i pastori, per essere portata a tutti.
 
Alberto Vianello

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