GIANCARLO BRUNI"«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa»

19 dicembre 2010.  4° domenica di Avvento. Letture: Is 7,10-14; Rm 1,17; Mt 1,18-24
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa»
di GIANCARLO BRUNI
Eremo delle Stinche - Panzano in Chianti
1. All'annuncio a Maria dell'evangelista Luca corrisponde l'annuncio a Giuseppe dell'evangelista Matteo, a un uomo della stirpe di Davide, di professione carpentiere in un minuscolo villaggio di nome Nazaret e con un sogno, mettere su famiglia con una giovane di nome Maria. Dati di disarmante quotidianità nei quali interviene Dio incrociando il cammino di un definito «giusto»(Mt 1,19),appartenente cioè con molta verosomiglianza alla categoria dei «Poveri di Jhwh» al pari di Elisabetta, di Simeone, di Anna e della sua donna Maria. Poveri che, in una vita secondo la Legge, attendevano il Messia quale adempiuta vicinanza di Dio e della sua regalità come premura per i poveri dando avvio al Regno di Dio appunto. Una attesa che finisce per coinvolgerlo direttamente proiettando Giuseppe in una situazione complicata con la quale ha
dovuto fare i conti, e di cui riferisce il racconto evangelico.
2. La narrazione muove dal dato di fatto che Maria promessa sposa di Giuseppe si trova incinta prima che andassero a vivere insieme (Mt 1,18).Nel diritto matrimoniale ebraico fidanzamento (erusin) e nozze (qiddushin o santificazione) pur essendo distinguibili non sono separabili. La fidanzata è già sposa e a rendere completa la «santificazione» mancava solo l'atto di coabitazione. Ciò è vero al punto che solo un atto formale di divorzio poteva sciogliere il fidanzamento e, secondo la tradizione, una donna a cui moriva il fidanzato era considerata vedova. Giuseppe, ed è questo il secondo momento della narrazione, posto dinanzi al dato di una gravidanza a cui è estraneo, sorpreso, inizia a riflettervi sopra cercando soluzioni da uomo giusto qual è (Mt 1,19-20). Sa che stando alla Legge non può prendere con sé Maria perché il figlio concepito da lei non è suo, d'altronde l'amore profondo per lei e l'incapacità di pensarla infedele escludono che egli la esponga alla pubblica infamia (Mt 1,19). Non resta che il rimandarla di nascosto, questa la decisione a cui è pervenuto ( Mt,1,19). Ed eccoci al terzo momento del racconto che vede Giuseppe, uomo davvero nella notte e nel dolore, visitato da un angelo notturno il quale in sogno gli arreca un messaggio celeste, il dire di Dio: non temere di prendere con te Maria, il generato da lei è evento dello Spirito in sintonia con le scritture profetiche (Is 7,14) e tuo compito, adottandolo come figlio, è di dargli il nome: Gesù, « Dio salva»( Mt 1,20-23).Cosa che egli puntualmente fece (Mt 1,24-25). Il Dio biblico è sempre il Terzo che interviene per aprire sentieri di luce nel mezzo dell'oscurità.
3. Lo scarno annuncio a Giuseppe diviene così racconto ricco di messaggi che meritano di essere sottolineati. È cosa gradita a Dio l'aderenza alla realtà, ai dati di fatto e al pensarli cercandone il senso e vie d'uscita in termini umanissimi, anche in casi irregolari o ritenuti tali. È cosa gradita a Dio il convertire il proprio cercare in attesa invocata di frammenti di luce, senza negarsi pregiudizialmente all'inedito. Un modo di essere uomini pensosi, umanissimi e sognatori di cui Giuseppe è chiara icona. E infine cosa gradita a Dio è l'incunearsi nel sogno dell'uomo, nelle sue profonde aspettative, con una parola rivolta all'udito interiore nel silenzio della notte. Parola che risveglia a un fare, nel caso di Giuseppe, segretamente desiderato: assumere Maria come sua donna e il concepito da lei come suo figlio dandogli il nome (Mt 1,24). Il suo sogno provato di sposare Maria si arricchisce di un nuovo sogno, quello di un Dio che accanto al suo sì di donare la Luce attendeva il sì della Luce a prendere corpo (Eb 10,5-7), il sì di Maria a offrire un corpo (Lc 1,38) e il sì di Giuseppe a dare paternità legale e discendenza davidica alla Luce. E il tempo dell'attesa si converte in tempo di nascita dell'atteso generato dallo sposalizio di molti sì, divini e umani, compresi i nostri: la Luce nasce là ove la si lascia nascere ieri, oggi e domani. Si tratta di ravvivare in noi questo sogno e di dare ospitalità in noi al sogno di Dio pervenendo, al pari di Giuseppe, che questa nascita è esclusiva opera di Dio coniugata alla risposta della fede che per ognuno ha i suoi percorsi. Si tratta di «non temere» di intraprendere il viaggio dalla notte alla Luce affidati alla parola di un messaggero, e ciascuno ha il suo, inviato a destarti a un incontro decisamente unico.

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