" I sogni ci salveranno" don Alberto Brignoli

Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Mt 1,18-24)   I sogni ci salveranno
don Alberto Brignoli
IV Domenica di Avvento (Anno A) (22/12/2013)
Vangelo: Mt 1,18-24   
La vita - ogni vita - inizia con un sogno e termina con un sogno. Inizia con un sogno d'amore tra due persone, che sognano qualcosa che di certo ci sarà, anche se non si sa come e quando; e termina con un individuo che, da solo, sogna qualcosa che ancora non c'è e che anche quando ci sarà, non si può certo sapere come sarà. Sognare è un'incertezza, perché significa pensare l'incerto immaginandoci che sia certo; ed è pure un rischio, perché comporta investire idee e pensieri su qualcosa che è l'esatto contrario del pensiero, in quanto frutto dell'immaginario. Sognare vuol dire permettersi di tutto, anche e soprattutto ciò che sappiamo realisticamente di
non poterci permettere. Tant'è, sognare non costa nulla, e spesso non fa nemmeno perdere tempo, perché - dicono - dura pochi istanti e in genere avviene mentre siamo inattivi, nel sonno.
La vita inizia e termina con un sogno. Ma in realtà, tutta la vita è un sogno, a dispetto di quanto solitamente pensiamo e diciamo, ossia che nella vita occorre essere molto realisti e poco sognatori, perché sognando e fantasticando non si costruisce nulla, si perde solo tempo, e si rimane con un pugno di mosche in mano: a un certo punto, bisogna smettere di sognare, bisogna rimboccarsi le maniche e costruire qualcosa di serio, richiudendo con tanto sano realismo i sogni irrealizzabili nel loro proverbiale cassetto.
No, non è possibile: non si può smettere di sognare! Ci hanno tolto tutto, la crisi ci ha lasciato "in braghe di tela", in alcuni casi ci è rimasto il minimo indispensabile... Ci hanno tassato tutto, hanno fiscalizzato tutto, forse ci hanno davvero tolto tutto, ma non ci hanno tolto la capacità di sognare. Sognare non è fantasticare; sognare non è perdere tempo dietro a false chimere o intraprendere voli pindarici che non hanno capo né coda; sognare non è segno di accidia o di passività. Sognare è andare oltre. Sognare è conservare dentro di sé la capacità di stupirsi, di meravigliarsi, di lasciarsi sconvolgere (positivamente e no) dalla vita, di capire che la vita non è solo un sogno, ma sono mille sogni, mille percorsi che ci spostano da una parte all'altra di quel tempo e di quello spazio che la nostra storia occupa immeritatamente, per grazia, in risposta - appunto - a un sogno che le ha dato il via.
La vita inizia e termina con un sogno. Anche la vita di Dio inizia e termina con un sogno. La vita di Dio, quella che per noi è storia di salvezza, termina con il sogno di quel Paradiso che all'inizio ci era stato dato e che poi, sognando di andare oltre, abbiamo perso.
E la storia della salvezza, che ci fa ritrovare la strada verso il Paradiso, inizia - pensate un po' - con un sogno; il sogno di un uomo "giusto", di nome Giuseppe, retto, onesto, laborioso, che sogna di potersi costruire una vita, una professione, una casa, una vita di coppia, una famiglia, un lavoro per i propri figli. E a forza di sognare, ce la fa.
Poi arriva qualcun altro a sognare per lui, e a sognare - ahimè! - in modo un po' diverso dal suo. Sogna per lui una paternità strana, una paternità che non viene da lui, alla quale però deve dare un nome e una discendenza; sogna per lui una moglie chiacchierata da tutti perché rimasta incinta senza sapere bene come e che per questo meriterebbe la lapidazione; sogna per lui un figlio "generato dallo Spirito Santo", a cui dovrà dare un nome che non esiste nella sua parentela (immaginiamoci le critiche dei suoi...), e che in virtù di quel nome salverà il suo popolo addirittura dai suoi peccati. E la vita di Dio sognerà per lui che questo figlio dovrà nascere a 150 chilometri da casa, e non certo in una clinica privata. Sognerà per lui che alla sua nascita giungeranno a complimentarsi con lui non i suoi parenti, ma un gruppo di semplici pastori avvisati da schiere di angeli (un sogno anche questo?), e anche alcuni sapienti venuti da lontano avvisati (in sogno?) da una stella nel cielo. Dio sogna per lui che quella terra così familiare di colpo diviene ostile, perché i potenti della terra si sono sognati (letteralmente sognati) che suo figlio, a soli due anni, è pericoloso e va eliminato, per cui va portato via di là; e poi sognerà che tutto è terminato, perché i potenti sono morti (anche questo è un sogno...), e che si può tornare a vivere in pace, con la propria sposa, a casa, a Nazareth, nella sua bottega di falegname. In pace...per modo di dire, perché poi la prima volta che porta suo figlio in viaggio a Gerusalemme per la Pasqua, Dio sogna per lui qualcosa di diverso dal semplice operaio artigiano, e guai a chi fiata...
Poi il sogno di Dio continua, forse - stando al silenzio dei Vangeli - senza più lui presente. Ma, chissà, a quel punto non ce n'era più bisogno: la vita di Dio lo aveva fatto talmente sognare da aver portato a compimento, per lui, il sogno più grande della vita del giusto, quello di fare la volontà di Dio.
La vita inizia, prosegue e termina con un sogno, è proprio il caso di dirlo: perché Dio ci ha salvati così, con il sogno di un uomo.
Forse, allora, saranno proprio i nostri sogni a salvarci...

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