Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola Messa nel giorno del Natale del Signore
Messa nel giorno del Natale del Signore
Is 8,23b - 9,6a; Salmo 95; Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14
Duomo di Milano, 25 dicembre 2013
Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola ,
Arcivescovo di Milano
1. Dio
ha parlato a noi per mezzo del Figlio
«Dio… ultimamente [cioè: in modo
definitivo], in questi giorni, ha parlato
a noi per mezzo del Figlio» (Epistola,
Eb 1,2). L’autore della Lettera agli Ebrei, così sensibile all’Antico Patto,
marca questa radicale, e definitiva, novità. Il Verbo si fa carne. Si fa
bambino e nasce dal grembo di una donna, come ciascuno di noi. È «germinato» così per noi questo «fiore»
mirabile, afferma sant’Ambrogio nel suo celebre Inno di Natale.
È questo annuncio che muove i
semplici (pastori) come i dotti (magi), e continua a muovere donne ed uomini di
ogni cultura e censo.
«I pastori andarono senza indugio a vederlo soltanto quando fu
annunciata la sua incarnazione. […] Prima, finché il Verbo, era soltanto presso
Dio, non si muovevano: quando invece il Verbo, che era eternamente, fu fatto
nel tempo, quando Dio lo fece rendendolo visibile, allora
accorsero»
(Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico
dei Cantici, 22,5).
Con l’incarnazione del Figlio
di Dio l’impossibile diventa possibile.
2. Nella nostra vita c’è un bambino da mettere
al mondo
«Maria diede
alla luce il suo figlio primogenito» (Vangelo,
Lc 2,7). Noi tutti percepiamo che ogni nascita è in sé una irripetibile
novità, ma questa singolare Nascita illumina
in senso pieno il nascere, e quindi il vivere e il morire. Perché? Perché il
Dio-Bambino viene per rispondere all’insopprimibile anelito del nostro cuore di
durare per sempre, anche oltre la morte. Nell ’abbassamento
di Dio che si fa uomo per redimerci con la sua croce/risurrezione siamo
salvati, cioè liberati dai limiti, per noi invalicabili, del peccato e della
morte. Il Santo Natale è la benedizione che l’umiltà amorosa di Dio riversa su
ogni uomo che viene in questo mondo: la vita ti è donata e mai più tolta. La
morte stessa non la annulla ma la trasforma. La nascita di Gesù mostra che la vita,
ogni vita, è sempre un bene ed è degna di essere vissuta dal concepimento fino
al suo termine naturale.
In quest’ottica il Natale intensifica la relazione con i nostri cari
già passati all’altra riva.
Alla scuola di Maria impariamo quella disponibilità
amorosa di cui Dio, che ha voluto aver bisogno degli uomini, ha deciso di
servirsi per operare nel mondo.
3. Un nuovo stile di vita
«Nella nostra
vita c’è sempre un bambino da mettere al mondo: il figlio di Dio che noi siamo.
“Bisogna rinascere”, ha detto a Nicodemo. Questa nascita ci è proposta nella
Chiesa. La Chiesa è il proseguimento dell’incarnazione. Essa non ha che noi,
qui, per continuare l’incarnazione. Nel bene e nel male» (Frère Christian
De Chergé del Monastero di Thibirine).
La nascita di Gesù diviene
quindi per noi una ri-nascita. In che
modo? Il modo è magistralmente sintetizzato da un’affermazione di San Paolo nella Lettera a Tito. Gesù venendo tra noi ci
insegna a «vivere in questo mondo con
sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt
2,12). Sobrietà significa equilibrio,
rispettoso del bene di tutti, nei rapporti e una distaccata magnanimità nell’uso
dei beni; giustizia domanda valorizzazione
della dignità, equità, eguaglianza autentica, solidarietà a livello personale,
sociale e, in modo particolare, politico; pietà
vuol dire non dimenticarsi del rapporto con Dio dentro il nostro quotidiano,
rapporto che da secoli nelle nostre terre ha creato un costume che non deve andare perduto. Il costume del prendersi cura,
tra l’altro, della vita e della morte, dei piccoli, degli anziani e dei più
bisognosi a tutti i livelli.
Dalla sobrietà, dalla giustizia e dalla pietà sorgono
quegli stili di vita che partendo dalla persona, attraverso i corpi intermedi, potranno
consentire di affrontare l’ormai improcrastinabile urgenza di un nuovo ordine
mondiale.
Il travaglio che accompagna l’ingresso nel terzo
millennio si manifesta dolorosamente nella crisi economico-finanziaria che
continua a pesare su molte donne e molti uomini, soprattutto bambini, giovani e
famiglie.
L’umiltà del Dio che si fa uomo in questo santo Natale
ci indica la modalità con cui affrontare questa assai delicata fase di
passaggio. Non con paura e rabbia, comprensibili quando non hai più un terreno
solido su cui poggiare i piedi, ma, alla fine, impotenti a generare futuro. Serve
condivisione, ospitalità, amicizia civica che generano la solidarietà
necessaria per uscire insieme dalla
prova.
4. Evangelii gaudium
Tutta la liturgia di oggi trabocca di gioia. Non è facile irenismo, non è
oppio per dimenticare i problemi. È espressione grata della granitica certezza
che Dio è con noi: «Hai moltiplicato la
gioia, hai aumentato la
letizia. Gioiscono
davanti a te come si gioisce quando
si miete…» (Lettura, Is 9,2); «Ecco, vi annuncio una grande gioia» (Vangelo, Lc 2,10); «Gioiscano i cieli, esulti la terra» (Salmo resp); «Gioisca oggi
tutto l’universo» (Prefazio). Chiediamo
di lasciarcene inondare, ben consapevoli che «la Chiesa non è un rifugio per gente triste. La Chiesa è la casa della
gioia. E coloro che sono tristi trovano in essa la vera gioia!» (Francesco,
Angelus 15 dicembre 2013).
Coming among us,
Jesus teaches us “to live temperately, justly, and devoutly in this age”. Merry Christmas!
Indem Jesus unter uns kommt,
erzieht er uns dazu, „besonnen, gerecht und fromm in dieser Welt zu leben“.
Frohes Weihnachtsfest!
En venant parmi nous, Jésus nous
enseigne « à vivre dans le siècle présent selon la sagesse, la justice et la
piété ». Joyeux Noël!
Jesús viniendo entre nosotros
nos enseña a «llevar en este mundo una
vida sobria, honrada y religiosa». Feliz Navidad!
Karol
Wojtyla, in un celebre poema, ci ha insegnato: «Ecco, tuo Figlio prende su di Sé tutto il rischio dell’amore».
Quindi prende sulle sue spalle ognuno di noi. Affidiamoci a Lui, come fece la
Sua madre amata.
Buon Natale!
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