padre Gian Franco Scarpitta"Gaudete, cioè gioite e rallegratevi del Regno "

   Gaudete, cioè gioite e rallegratevi del Regno
padre Gian Franco Scarpitta[III Domenica di Avvento (Anno A) -  (15/12/2013)
Vangelo: Mt 11,2-11
"Fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo nel regno dei Cieli è più grande di lui". Con questa frase Gesù riconosce e preconizza la figura e il messaggio del suo precursore; esalta la grandezza di un uomo che ha voluto spendere la sua vita nella continua mortificazione corporale e
nell'indigenza per farsi "voce di uno che grida nel deserto affinché tutti preparassero le vie del Signore raddrizzando i suoi sentieri; sottolinea che la sua presenza non è di secondaria importanza nell'ordine della salvezza, perché si devono a lui i presupposti dell'accoglienza del Messia. Ciò nonostante non è stato lui ad apportare la novità tanto attesa del Regno di Dio. Questa si configura infatti non nella predicazione o nella ristrettezza dei cibi ma nelle opere concrete: "i morti risorgono, gli storpi camminano, i ciechi vedono e ai poveri viene annunciata la Buona Novella". L'effettiva concretezza dei prodigi dimostra che il Regno di Dio è la presenza di Dio stesso nelle parole e nelle opere di Gesù Cristo. Dio è amore, misericordia infinita, giustizia e tale si manifesta in tutto quello che Gesù fa soprattutto a vantaggio dei poveri e degli esclusi. La realtà del Regno non si impone ma si propone all'attenzione dell'uomo come novità di cui convincersi e della quale affascinarci e dalla quale farsi avvincere. E cosa c'è di più convincente e accattivante dell'amore che viene riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito (come dice Paolo) nella concretezza degli atti singoli d'amore? Dio è amore e Cristo Figlio di Dio dimostra questo amore chinandosi sui poveri e sui sofferenti, questo è il Regno di Dio.
Un regno che può avere quindi unica origine dall'amore di Dio e che vuole prendere piede nella nostra dimensione attraverso la nostra sensibilità di accoglienza e di adesione e che ha la sua massima espressione nell'evento Gesù Cristo, ossia nello stesso Dio Amore che si incarna assumendo la nostra carne e non disdegnando di rendersi peccato in quanto uomo. Quindi Gesù può ben rispondere fra le righe "Sì, sono io, Gesù Cristo, il Messia atteso che rivela il suo Regno messianico nelle opere di salvezza. Non occorre che attendiate un altro."
La prospettiva di novità comporta un rinnovamento radicale a partire dal cuore dell'uomo, una trasformazione interiore che è la conversione, per la quale l'uomo protende a rinnovare se stesso in virtù dell'accoglienza della rivelazione del Dio amore. Dice la Dei Verbum: "A Dio che si rivela si deve l'obbedienza della fede"; ma la fede vuole una radicale trasformazione di se stessi che solo l'amore di Dio palesato in Cristo può incoraggiare. La verità del Regno in Cristo è l'amore certo e indubbio, di fronte al quale non resta che optare per la conversione e per la fede e questo contribuisce al radicale rinnovamento dell'uomo singolo e della società.
Se si concepisse in fatti il Regno dei Cieli non come un concetto avulso e distaccato relegato alla sfera della pura sacralità delle chiese e delle sacrestie, ma come un'esigenza di concretezza fattuale di amore gli uni verso gli altri, allora la nostra convivenza diventerebbe sempre più pacifica ed esaltante. Il Regno di Dio appunto perché interpella il cuore dell'uomo, imprime nella mia vita e ci conseguenza in quella degli altri.
Ecco perché la realtà dei " morti risorgono, degli storpi che camminano e dei ciechi vedono" deve necessariamente apportare gioia e consolazione come nella metafora si esprime il profeta Isaia: "Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. " I frutti del Regno di Dio maturano man mano che l'uomo prende coscienza e per questo Giacomo ci invita a guardare al contadino che attende con pazienza il fruttificare del suo terreno e delle sue piantagioni: come un agricoltore sa attendere anche l'uomo sappia aspettare senza fretta la maturazione delle opere divine dell'amore ma intanto è tenuto a bonificare, vangare, zappare il terreno così anche chi è avvinto dalla nuova dimensione del Regno è tenuto ad esercitare la medesima pazienza e la medesima costanza nell'attesa. Ma finalmente il Regno di Dio apporterà i suoi benefici di gioia, di benessere e di pace duratura, un rinnovamento radicale del mondo a partire dal singolo soggetto che si lascia sedurre e affascinare.
E' la gioia di questa Domenica del Gaudete che segna l'imminenza della Festa tanto attesa del Veniente al quale andiamo incontro.

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