Paolo Curtaz " Famiglie con Dio"
Famiglie con Dio
Paolo Curtaz
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (29/12/2013)
Vangelo: Mt 2,13-15.19-23
Paolo Curtaz
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (29/12/2013)
Vangelo: Mt 2,13-15.19-23
È difficile parlare di famiglia, oggi.
Ciò che per tutti, fino a poco tempo fa, era scontato, la famiglia come un uomo e una donna che si si amano, che generano ed educano figli conducendo una vita comune, oggi è messo radicalmente in discussione.
Siamo passati da una visione della famiglia idilliaca, patriarcale, che ruota intorno al focolare domestico alla negazione stessa della famiglia che viene proposta come un fenomeno culturale e, perciò, ampiamente superata da altre forme.
Abbiamo raggiunto il paradosso dei paradossi: chi ha una famiglia non la vuole, chi non può averla la pretende.
Spesso, troppo spesso, si banalizza e si presente la famiglia secondo il modello cattolico come una specie di macchietta ottocentesca in cui il padre lavora duramente e la moglie si occupa della casa e dei figli. Modello certamente legato ad un periodo storico inevitabilmente superato da molti cambiamenti sociali, dal ruolo della donna, alle pari responsabilità educative. Ma non è questa la proposta cristiana sull'amore di coppia!
Eppure, nel bene e nel male, la famiglia da cui proveniamo, la famiglia che vorremmo formare, la famiglia che avremmo voluto avere e che non siamo riuscito a realizzare influenzano enormemente la nostra cultura, le nostre aspirazioni, i nostri desideri.
La Chiesa, durante questi giorni, sente l'esigenza di riflettere brevemente proprio sul tema della famiglia. Forse non è il momento più indicato, presi come siamo a smaltire il Natale e a prepararci al Capodanno, ma tant'è...
E la riflessione che esce dalla Parola di oggi ci indica un percorso nuovo per considerare la famiglia.
La famiglia di Dio
Fa sorridere che Dio abbia voluto sperimentare l'esperienza famigliare.
Fa riflettere che, per farlo, abbia scelto una famiglia così anomala e complicata.
Stupisce che la Chiesa si ostini a proporre questa famiglia come modello, dove la coppia vive nell'astinenza, il figlio è la presenza del Verbo di Dio, e i coniugi si ritrovano a scappare a causa della improvvida notorietà del neonato...
Ma non è nella diversità che vogliamo seguire Maria e Giuseppe, ma nella loro concretezza di coppia che vede la propria vita ribaltata dall'azione di Dio e dal delirio degli uomini, nella loro capacità di mettersi da parte, sul serio, senza ricatti, senza patemi, per inserirsi in un progetto più grande, quello che Dio ha sul mondo di oggi. Che tenerezza trovare due genitori in difficoltà col figlio in piena crisi adolescenziale!
Dura realtà
Matteo, con un racconto dai forti tratti teologici in cui Gesù viene equiparato a Mosè, ci racconta dei primi anni di vita di Gesù costretto a scappare in Egitto, il territorio nemico, per un ebreo. Possiamo solo immaginare la durezza di una vita condotta da clandestini, in un paese straniero. La fatica a farsi accettare, di trovare un qualche lavoro in mezzo a gente dalla cultura diversa. Così come vediamo fare dai tanti, sempre troppi, fratelli che fuggono dalle guerre nel disperato tentativo di trovare condizioni di vita migliori.
Oggi molte famiglie sono in difficoltà.
Economiche, organizzative, motivazionali: la prima vittima della crisi è la speranza. Le energie che dedichiamo alla sopravvivenza tolgono tempo allo stare insieme, al progettare, al sognare.
Quest'anno, in maniera particolare, troviamo una santa famiglia alle prese con le nostre stesse dinamiche, con le nostre stesse difficoltà. Ma con Dio in mezzo.
E così sarà per trent'anni.
Quotidianità
Siamo abituati a considerare il tempo diviso in feriale e festivo. Altro è lo scorrere ripetitivo e noioso dei giorni, altro è l'evento cui ci prepariamo con gioia intensa; altra la fatica del lavoro altra l'ebbrezza delle ferie estive. Così nella fede: la domenica, se riusciamo, ritagliamo cinquanta minuti di Messa e poi, in settimana, siamo travolti dagli impegni.
Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un'esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio.
Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei compiti dei figli, una spiritualità del mutuo da pagare.
La straordinaria novità del cristianesimo è - appunto! - la sua assoluta ordinarietà.
Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni.
Il Mistero per casa
Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona e bordeggia, che passa le notti piangiucchiando per la nascita di un dentino...
Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio. Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa, imbarazzato per l'immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta meravigliosa tenacia.
Maria, quando portava il caffè a metà mattinata a Giuseppe con i capelli ricci pieni di trucioli, benediceva in cuor suo il Signore per avergli dato un compagno così semplice e vero.
La Santa Famiglia ci invita a guardare gli altri membri della famiglia con uno sguardo di fede e di luce, scovando il Mistero nascosto nelle persone che pensiamo statiche e immutabili.
Affidiamo a Dio le nostre famiglie concrete, quelle che abbiamo o che avremmo voluto avere, con tutta la fatica e la gioia, le contraddizioni e le povertà, le emozioni e il bene che ci sappiamo dare.
Dio ci abita.
Ciò che per tutti, fino a poco tempo fa, era scontato, la famiglia come un uomo e una donna che si si amano, che generano ed educano figli conducendo una vita comune, oggi è messo radicalmente in discussione.
Siamo passati da una visione della famiglia idilliaca, patriarcale, che ruota intorno al focolare domestico alla negazione stessa della famiglia che viene proposta come un fenomeno culturale e, perciò, ampiamente superata da altre forme.
Abbiamo raggiunto il paradosso dei paradossi: chi ha una famiglia non la vuole, chi non può averla la pretende.
Spesso, troppo spesso, si banalizza e si presente la famiglia secondo il modello cattolico come una specie di macchietta ottocentesca in cui il padre lavora duramente e la moglie si occupa della casa e dei figli. Modello certamente legato ad un periodo storico inevitabilmente superato da molti cambiamenti sociali, dal ruolo della donna, alle pari responsabilità educative. Ma non è questa la proposta cristiana sull'amore di coppia!
Eppure, nel bene e nel male, la famiglia da cui proveniamo, la famiglia che vorremmo formare, la famiglia che avremmo voluto avere e che non siamo riuscito a realizzare influenzano enormemente la nostra cultura, le nostre aspirazioni, i nostri desideri.
La Chiesa, durante questi giorni, sente l'esigenza di riflettere brevemente proprio sul tema della famiglia. Forse non è il momento più indicato, presi come siamo a smaltire il Natale e a prepararci al Capodanno, ma tant'è...
E la riflessione che esce dalla Parola di oggi ci indica un percorso nuovo per considerare la famiglia.
La famiglia di Dio
Fa sorridere che Dio abbia voluto sperimentare l'esperienza famigliare.
Fa riflettere che, per farlo, abbia scelto una famiglia così anomala e complicata.
Stupisce che la Chiesa si ostini a proporre questa famiglia come modello, dove la coppia vive nell'astinenza, il figlio è la presenza del Verbo di Dio, e i coniugi si ritrovano a scappare a causa della improvvida notorietà del neonato...
Ma non è nella diversità che vogliamo seguire Maria e Giuseppe, ma nella loro concretezza di coppia che vede la propria vita ribaltata dall'azione di Dio e dal delirio degli uomini, nella loro capacità di mettersi da parte, sul serio, senza ricatti, senza patemi, per inserirsi in un progetto più grande, quello che Dio ha sul mondo di oggi. Che tenerezza trovare due genitori in difficoltà col figlio in piena crisi adolescenziale!
Dura realtà
Matteo, con un racconto dai forti tratti teologici in cui Gesù viene equiparato a Mosè, ci racconta dei primi anni di vita di Gesù costretto a scappare in Egitto, il territorio nemico, per un ebreo. Possiamo solo immaginare la durezza di una vita condotta da clandestini, in un paese straniero. La fatica a farsi accettare, di trovare un qualche lavoro in mezzo a gente dalla cultura diversa. Così come vediamo fare dai tanti, sempre troppi, fratelli che fuggono dalle guerre nel disperato tentativo di trovare condizioni di vita migliori.
Oggi molte famiglie sono in difficoltà.
Economiche, organizzative, motivazionali: la prima vittima della crisi è la speranza. Le energie che dedichiamo alla sopravvivenza tolgono tempo allo stare insieme, al progettare, al sognare.
Quest'anno, in maniera particolare, troviamo una santa famiglia alle prese con le nostre stesse dinamiche, con le nostre stesse difficoltà. Ma con Dio in mezzo.
E così sarà per trent'anni.
Quotidianità
Siamo abituati a considerare il tempo diviso in feriale e festivo. Altro è lo scorrere ripetitivo e noioso dei giorni, altro è l'evento cui ci prepariamo con gioia intensa; altra la fatica del lavoro altra l'ebbrezza delle ferie estive. Così nella fede: la domenica, se riusciamo, ritagliamo cinquanta minuti di Messa e poi, in settimana, siamo travolti dagli impegni.
Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un'esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio.
Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei compiti dei figli, una spiritualità del mutuo da pagare.
La straordinaria novità del cristianesimo è - appunto! - la sua assoluta ordinarietà.
Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni.
Il Mistero per casa
Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona e bordeggia, che passa le notti piangiucchiando per la nascita di un dentino...
Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio. Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa, imbarazzato per l'immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta meravigliosa tenacia.
Maria, quando portava il caffè a metà mattinata a Giuseppe con i capelli ricci pieni di trucioli, benediceva in cuor suo il Signore per avergli dato un compagno così semplice e vero.
La Santa Famiglia ci invita a guardare gli altri membri della famiglia con uno sguardo di fede e di luce, scovando il Mistero nascosto nelle persone che pensiamo statiche e immutabili.
Affidiamo a Dio le nostre famiglie concrete, quelle che abbiamo o che avremmo voluto avere, con tutta la fatica e la gioia, le contraddizioni e le povertà, le emozioni e il bene che ci sappiamo dare.
Dio ci abita.
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