Lettura Patristica San Gregorio Nazianzeno (330-390), Vescovo, Dottore della Chiesa

Pilato,presenta Gesù:Ecco L'uomo
Lettura Patristica

San Gregorio Nazianzeno (330-390),

Vescovo, Dottore della Chiesa

Discorso teologico 4

Seguire l'Agnello di Dio

        “Gesù è Figlio dell'uomo, a motivo di Adamo e a motivo della Vergine da cui discende... Egli è Cristo, l'Unto, il Messia, a motivo della sua divinità; questa divinità è l'unzione della sua umanità..., presenza totale di Colui che così lo consacra... Egli è la Via, perché lui in persona ci conduce. È la Porta, perché ci introduce nel Regno. È il Pastore, perché guida il suo gregge ai pascoli erbosi e lo fa bere ad un'acqua dissetante; gli
indica la via da percorrere e lo difende dalle bestie selvatiche; riporta la pecora smarrita, ritrova la pecora perduta, fascia la pecora ferita, custodisce le pecore in buona salute e grazie alle parole che gli ispira la sua scienza di Pastore, le raduna nell'ovile di lassù.

      

            Egli è anche la pecora, perché è la vittima. È l'Agnello, perché è senza difetto. È il Sommo sacerdote, perché offre il Sacrificio. È Sacerdote alla maniera di Melchisedek, perché è senza madre nel cielo, senza padre sulla terra, senza genealogia lassù. Infatti, dice la Scrittura: «Chi dirà la sua generazione». È anche Melchisedek perché è Re di Salem, Re della Pace, Re della giustizia... Questi sono i nomi del Figlio, Gesù Cristo, lo stesso «ieri, oggi e sempre», corporalmente e spiritualmente, e lo sarà per sempre. Amen.

riferimenti biblici : Mt 24,27 ; Mt 1,16 ; Gv 14,6 ; Gv 10,9 ; Gv 11 ; Sal 22 ; Is 53,7 ; Gv 1,29 ; Eb 6,20 ; Eb 6,20 ; Eb 7,3; Is 53,8 ; Eb 7,2 ; Eb 13,8)

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NOTE

[1] Il tempo ordinario è costituito da 33 o 34 settimane, distribuite tra la festa del Battesimo del Signore e l’inizio della Quaresima (primo periodo), e tra la settimana dopo Pentecoste e la Solennità di Cristo Re (secondo periodo).

Due elementi sono fondamentali per cogliere il significato e l’importanza del tempo ordinario: il lezionario, che con la lettura semicontinua dei vangeli sinottici ritma il cammino delle domeniche e dei giorni feriali, e la domenica, come giorno del Signore e primo giorno della settimana. Di domenica, in ogni ciclo annuale, si legge un diverso evangelista. Nell’anno A Matteo, nell’anno B Marco, nell’anno C Luca. Le prime letture tratte dall’Antico Testamento sono scelte in base al brano evangelico, in modo che ci sia un rapporto di promessa-compimento, profezia-realizzazione. Le seconde letture invece seguono la lettura semicontinua dell’epistolario paolino, della lettera di Giacomo e della lettera agli Ebrei. Anche nei giorni feriali si segue il criterio della lettura semicontinua dei testi biblici. Si leggono ogni anno i tre vangeli sinottici: Marco (settimane 1-9); Matteo (settimane 10-22); Luca (settimane 23-34).

[2] E’ sorprendente la caratterizzazione di Gesù come “l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, frase che si può tradurre anche così: ‘che porta su di sè il peccato del mondo’. La parola greca significa ‘allontanare, levar via', e per fare ciò naturalmente ciò che dev'essere portato via dev'essere caricato sulle spalle.

Per togliere il peccato del mondo l'Agnello prende su di sé le conseguenze del peccato espiando al nostro posto, e così toglie ogni effetto al peccato, o meglio alla colpa del peccato, lo mette da parte. Perciò l'espressione riunisce in sè le due cose, l'assunzione del peso e la sua eliminazione. Questa esegesi illustra bene l’ambivalenza dell'espressione greca ho airon ten hamartian tou kosmou (lat. qui tollit peccatum mundi), il cui verbo greco airo, al pari del latino tollere significa sia portar via, sia prendere su di sé, caricarsi sulle spalle (mentre purtroppo questa ambivalenza di significato non si riscontra nella traduzione italiana togliere). Non è erudizione filologica fine a se stessa. Con questa espressione, infatti, il Vangelo si riferisce sia al quarto carme del Servo del Signore (Is 53,1-12), sia all'agnello espiatorio di Levitico 14, 12-13, sia infine all'agnello pasquale (Es 12, 1-14; Gv 19,36) che diventa il simbolo della redenzione.

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