Cardinale Angelo Scola"Presentazione del Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo

Intervento di Sua Eminenza
il Sig. Cardinale Angelo Scola
Arcivescovo di Milano
2 febbraio 2014
«Tu che con la tua nascita hai santificato il grembo verginale, e hai benedetto le mani di Simeone, come conveniva, ci hai prevenuto anche ora con la tua salvezza, o Cristo Dio. Dà pace alla città fra le guerre, rafforza i re che hai amato, o solo amico degli uomini» (Kondákion aftómelon, p. 1430).
Lo splendore della nascita nella carne del Figlio di Dio, splendore del divin Bambino tra le braccia di Sua e
nostra Madre e così offerto all’adorazione di tutte le genti, illumina l’odierna festa della Presentazione del Signore Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo.
Il Figlio di Dio, venuto per la nostra salvezza, si è sottomesso alle prescrizioni della legge mosaica. Egli è stato portato da Giuseppe e Maria fino al Tempio, per essere consacrato al Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Al solo vederlo i grandi anziani Simeone e Anna, che aspettavano la salvezza di Israele, sono stati benedetti e hanno proclamato a tutti che in questo Bambino si trova il compimento del disegno salvifico della Trinità Santa.
Il Verbo di Dio fattosi carne è stato presentato al Padre come conveniva, recita la liturgia. Il suo essere offerto testimonia la benevolenza del Padre, il suo beneplacito o eudokia, come insegna sant’Ireneo: «Attraverso tutto ciò (la storia della salvezza attestata dalla Scrittura) è Dio Padre che si fa conoscere: lo Spirito offre la sua assistenza, il Figlio fornisce il suo ministero, il Padre notifica il suo beneplacito (eudokìa, compiacenza) e l’uomo è reso perfetto in vista della salvezza» (Adversus Haereses IV,20,6). Nella celebrazione liturgica si compie la nostra partecipazione a tale benevolenza: una partecipazione che ha inizio durante il pellegrinaggio della vita terrena e che arriverà a pienezza quando Dio sarà tutto in tutti.
«Ci hai prevenuto anche ora con la tua salvezza, o Cristo Dio»: queste parole identificano la divinità del nostro Salvatore. La precedenza, infatti, è segno distintivo del fatto che è la gratuità divina ad agire. Cristo ci previene sempre con la Sua salvezza. Nel cammino che, come battezzati, siamo chiamati a percorrere verso la piena unificazione ci precede sempre. Tutti siamo invitati a seguirLo e a diventare «discepoli missionari» (cfr. Papa Francesco) sulla strada della Sua sequela.
Il nostro mondo è attraversato oggi da tanta violenza. Essa è provocata dalle guerre e dal terrorismo, che continuano a suscitare in tutti noi orrore e sgomento, ma è anche esito della limitazione della libertà di coscienza, che trova nella libertà religiosa la sua espressione emblematica.
Chiediamo insieme, da veri fratelli in Cristo, al Principe della Pace di riempire i nostri cuori di giudizio e di fortezza. Di giudizio, per riconoscere la verità della libertà e accompagnare ciascun uomo a comprenderne il valore e l’importanza. Di fortezza, per essere testimoni coraggiosi della assoluta necessità di promuovere la libertà religiosa. La pace è ciò cui soprattutto le nostre città anelano e al cui servizio devono concepirsi i governanti. Ai cristiani poi, che confessano Gesù, il solo amico degli uomini, viene richiesta una particolare testimonianza: l’amicizia per tutti gli uomini che il Salvatore praticò in prima persona. Disse Gesù: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). E suggellò queste parole sul trono della Croce. Il Figlio, che oggi celebriamo nella Sua Presentazione al Tempio da parte di Maria e Giuseppe, consegnò se stesso in obbedienza al Padre per la salvezza dei Suoi fratelli. Questa universale amicizia si è compiutamente mostrata nel Suo sacrificio pasquale che ha aperto in modo definitivo le porte del cielo, affinché lo Spirito potesse essere effuso su tutti gli uomini e su tutto il creato.
Alla Santa Trinità, per la potente intercessione della Tutta Santa, rivolgiamo la nostre lode e la nostra supplica per ogni cristiano e per ogni uomo di buona volontà.
Fai risplendere su di noi, o Padre Santo, lo splendore della carne del Figlio. Alla Sua immagine ci renda sempre più

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